Cavalcanti, “Tu m’hai sì piena di dolor la mente”
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- Ultima modifica il Lunedì, 03 Dicembre 2018 11:16
- Pubblicato Mercoledì, 03 Settembre 2008 14:24
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Cavalcanti: come colui ch’è fuori di vita
Il motivo dell’amante automa
Guido CAVALCANTI (c.1255-1300)
dalle Rime, 8
Il poeta si rivolge con un insolito “tu” a un’amata, che dell’umiltà non ha traccia. Il tema della donna irraggiungibile perché spietata si intreccia alla rappresentazione metaforica dello sbigottimento e dell’angoscia dell’amante.
Nota metrica. Sonetto, rime ABAB ABAB CDE DCE.
Tu m’hai sì piena (1) di dolor la mente, [a] Amor, che lo tuo grande valor sente, I’ vo (6) come colui ch’è fuor di vita, che si conduca sol per maestria (7) |
1 “riempita”. |
Sintesi del contenuto |
• Il dolore è così grande che l’anima intellettiva abbandona la propria sede, nella mente. [1-4]
• Amore è commosso per l’inevitabile annientamento dell’amante. [5-8]
• L’uomo sembra muoversi come un congegno meccanico. [9-14]
Guida alla lettura |
[a] La battaglia d’amore si è conclusa. Sul campo rimane il corpo senza vera vita del poeta, ridotto a inerte automa. Nella generale desolazione c’è spazio solo per le parole pietose di Amore. Il lessico è fortemente omogeneo: dolor, dolente, soffrire, morire, fuor di vita, morto. Non si descrive drammaticamente lo scontro nel cuore, ma se ne rappresentano gli esiti psicologici e affettivi.
[b] «Convien morire»: convien è parola chiave in Cavalcanti. L’amore e la conseguente prostrazione sono fenomeni inevitabili.
Proposte di lavoro |
1) L’immagine dell’automa è confrontabile con la statüa d’ottono di Guinizzelli (Lo vostro bel saluto, v. 12) e con la rappresentazione dello stato di sospensione fra vita e morte nella canzone Ancor che l’aigua di Guido delle Colonne. Analizza parallelamente i tre testi riconoscendo uguaglianze e differenze.
2) La superiorità della donna rispetto all’uomo e all’umana capacità di conoscenza assume valore diverso nei sonetti Chi è questa che vèn ch’ogn’om la mira e Tu m’hai sì piena di dolor la mente. Spiega come il poeta percepisce, nei due testi, la lontananza della donna.
(a cura di Luigi Tonoli, 2008)