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Bodei, Il bello e il brutto

Bodei:

Il Bello e il Brutto nell’arte occidentale

 

Remo Bodei (1938)
dalla recensione a una conferenza, Giornale di Brescia, 28.03.2007, p. 32

 

Il Bello e il Brutto, due concetti che lungo 2500 anni di storia della cultura occidentale si sono contrapposti, ma si sono anche avvicinati fino a intrecciarsi e a rovesciare la gerarchia tradizionale, per poi magari tornare ad allontanarsi e a distinguersi. [...]

Il modello culturale che sarà dominante nasce nel VI secolo a.C. con la scuola pitagorica, I canoni secondo i quali viene interpretata la Bellezza sono l’armonia, la simmetria, la misura: dunque il Bello è qualcosa di "calcolabile", un concetto che può apparire un poco strano a noi moderni influenzati dal pensiero romantico che esalta la libera creatività. Per i Greci, dunque, il Brutto è l’uscire dalle proporzioni, l’errore di calcolo, soprattutto l’informe, l’indeterminato. Secondo questa concezione estetica classica. [...]

Il concetto del Bello come misura domina la cultura occidentale fin verso la fine del Rinascimento. Accanto a questa concezione si affermano altre idee che durano per secoli: la Bellezza come luce, come ciò che brilla; e dunque il Brutto come oscurità e opacità. Oppure il Bello come ciò che attrae e il Brutto come ciò che respinge. Ancora, il Bello come forma di folgorazione che dà gioia e insieme inquietudine e il Brutto come qualcosa che degrada l’esistenza. Per gli antichi, il Brutto è sempre ciò che è mostruoso, inguardabile: il suo modello è la Gorgone, la testa femminile che ha per capelli serpenti aggrovigliati e il collo decapitato.

Le novità cominciano ad arrivare con il Cristianesimo. I primi cristiani [...] si conformano alle indicazioni di Isaia, secondo il quale il Messia sarebbe stato brutto. I padri della Chiesa teorizzano la bruttezza di Cristo come nostra salvezza. È un Gesù brutto, teorizzato nell’alto Medioevo, che continuerà nella tradizione figurativa fiamminga che rappresenta un Cristo emaciato. Nel XIII secolo - con il presepe di San Francesco e con i pittori giotteschi - cade però l’idea del Cristo e dei martiri come figure brutte: si veda il bel San Sebastiano del Bellini. Il Brutto non scompare certo nell’arte europea: continua, specialmente nel Nord, con le danze macabre, l’Inferno e i diavoli.

È con l’età moderna [...] che comincia a rompersi la classica trinità Bello-Vero-Buono: tendono a sfumare i confini tra Bello e Brutto, Vero e Falso, Buono e Cattivo. Emergono nuovi strumenti estetici per capire il Bello. Uno di questi è il concetto di Sublime (gli spettacoli naturali che sollevano l’anima: i vulcani in eruzione, le grandi foreste...). Ora si apprezzano luoghi prima trascurati: i deserti, gli abissi. Anche il Brutto viene concepito come strumento per capire meglio il Bello, una sorta di vaccino da iniettare perché la Bellezza riacquisti la sua forza. Il Brutto ritrova dunque diritto di cittadinanza almeno nella poesia e nella musica. La musica moderna in particolare va verso l’accettazione di ciò che prima era ritenuto stridente. Insomma il Brutto diventa compatibile con la Bellezza. Victor Hugo teorizza che in natura tutto è buono, dunque anche il Brutto: dal gobbo di Notre-Dame a Rigoletto. L’arte ottocentesca fa scendere la Bellezza dal piedestallo, mescola Bello e Brutto, con Sue fruga nel fango dei _Misteri di Parigi_, con Baudelaire fa poesia attorno a _Una carogna_. Nel Novecento, Adorno sottolinea la natura politica della Bellezza armonica, un anestetico che serve al controllo sociale: è il Brutto che contiene la vera Bellezza.

Oggi [...] il ciclo del Brutto sembra concluso. Si assiste a una rivincita della Bellezza, al ritorno di un’arte che deve dare godimento. Ma per noi in realtà il contrario del Bello non è più il Brutto tradizionale, ma il Banale, l’Insignificante. Il Brutto resta come una riserva per fare risplendere il Bello: contiene una bellezza nascosta, come quella del diamante.