Top menu

2008_acquitrino_w.jpg2011_paes-invernale-2_w.jpg2012_campo-papaveri_w.jpg2011_marina_w.jpg2011_schiumadonda_w.jpg2009_tramonto2_w.jpg2009_toscanasera_w.jpg2008_controlucemn_w.jpg2010_steppa_w.jpg2009_tramonto_w.jpg2007_grandepino_w.jpg2009_incendio_w.jpg2012_tre-alberi_w.jpg2009_sorgere_w.jpg2009_stagno_w.jpg2011_paes-invernale-1_w.jpg2011_forza-del-vento_w.jpg2012_nebbia-su-mantova_w.jpg2012_squarcio-di-luce_w.jpg2008_oltreorizzonte_w.jpg2009_mantovainrosso_w.jpg2009_sottobosco_w.jpg2011_cespuglio_w.jpg2011_settembre_w.jpg2010_temporale_w.jpg

Monteverdi, “Zefiro torna e 'l bel tempo rimena”

Monteverdi: Zefiro torna e... ritorna

Limpidi esempi della prima e della seconda practica

 

Claudio MONTEVERDI (1567-1643)

dal Sesto libro dei madrigali a 5 voci, 6 [SV 108], (Venezia, 1614)
[partitura]

 

Nel metodo dell’analisi contrastiva (quello dell’ “uguale-diverso”, per intenderci) è sempre utilissimo poter disporre di due testi confrontabili, costruiti in modo da essere in parte simili e in parte differenti. In questo caso abbiamo due sonetti sullo stesso soggetto, addirittura col medesimo incipit, il primo è tratto dal Canzoniere di Petrarca (1304-1374), modello dei modelli della poesia successiva, e il secondo è una sua parodia (= riscrittura) del petrarchista Ottavio Rinuccini (1562-1621), con qualche interessante modifica. Ma ciò che rende ancor più intrigante il confronto è che entrambi sono stati musicati da Claudio Monteverdi (1567-1643) a distanza di qualche anno e con una evidente differenza di stile e di struttura compositiva.

(testo di F. Petrarca, Canzoniere 310)

 

Zephiro torna, e ‘l bel tempo rimena,
e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia,

et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida et vermiglia.

(I)

Ridono i prati, e ‘l ciel si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.

 

Ma per me, lasso, tornano i piú gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;

(II)
et cantar augelletti, et fiorir piagge,
e ‘n belle donne honeste atti soavi
sono un deserto, et fere aspre et selvagge.
(I)

(II)

 

Nel primo caso (1614) si tratta di un madrigale a 5 voci (senza accompagnamento strumentale obbligato):
- vi si alternano momenti di imitazione (le voci si inseguono riprendendo gli stessi incisi) e altri di omoritmia (le voci procedono contemporaneamente, quasi sempre a ritmo di danza), con momenti melismatici (note veloci sulla medesima sillaba). Le due quartine presentano ciascuna la stessa tessitura musicale dellìaltra, come se fossero due strofe.
- all’inizio della prima terzina, come muta il clima del testo che dalla estrinseca felicità primaverile del mondo si rivolge improvvisamente alla tristezza intrinseca del poeta, così la musica cambia di colore, divenendo lenta, bassa, mesta e intessuta di dissonanze (antitesi).
- lo stesso contrasto ritorna in forma compendiata negli ultimi due versi: ritmo serenamente danzante ai vv. 12-13,
- e doloroso cromatismo fino all’esasperazione nell’ultimo verso, che chiude negativamente la lirica.

• Claudio Monteverdi, "Zefiro torna e di soavi accenti"

 

  Per approfondire

• Francesco Petrarca, "Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena"
• Bartolomeo Tromboncino, "Zefiro spira e ‘l bel tempo rimena"