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Motetus, “Plus bele que flor”

Un gioco intellettuale dall’università di Parigi

Il motetus politestuale e i 4 sensi delle scritture

 

Anonimo (2ª metà sec. XIII)
dal Codex Montpellier, n. 21

 

Nell’ambito dell’università di Parigi, verso la metà del sec. XIII, nasce un genere particolare di poesia per musica, il motetus, (dal francese mot: ‘parola, motto’) che sfrutta tecniche di memorizzazione melodica ampiamente usate nel medioevo, con esiti di elevato intellettualismo. A una voce di base, che canta una linea melodica tendenzialmente statica e iterativa (tenor, da tenere la nota), viene assegnato un breve testo spesso enigmatico; al di sopra si sviluppa poi una seconda melodia in contrappunto (il motetus vero e proprio, o duplum: ‘doppio’), quindi una terza (triplum), e talora una quarta (quadruplum), ciascuna dotata di autonomia musicale e di un proprio testo differente dalle altre, i cui rapporti reciproci e con il tenor riproducono talora le stratificazioni metaforiche, morali e figurali di quelli che Dante chiama i “quattro sensi delle scritture”.

Questo esempio è ripreso da una canzonetta a ritornello (rondellus) in voga a quel tempo, rimodulata sul tema del fiore (il tenor vocalizza per tutto il brano il termine latino flos, mentre il francese flor ricorre sempre in rima una volta nel motetus e nel triplum, due nel quadruplum). L'articolazione è su quattro livelli:
a) al tenor l’espressione ermetica "Flos Filius eius" (ripresa dal responsorio "Stirps Jesse" per la festa della Natività di Maria, versetto "Virgo Dei genitrix virga est, flos Filius eius" [la Vergine madre di Dio è il germoglio, il fiore è suo Figlio]);
b) al motetus il quadretto idillico di una donna innamorata in un giardino;
c) al triplum la celebrazione ideologica dell’amore cortese;
d) al quadruplum l’immagine celeste della Vergine Maria e del suo Figlio divino Gesù Cristo.
Viene spontaneo un collegamento con i sensi letterale, allegorico, morale e anagogico-spirituale delineati da Dante nel Convivio.

 

Rondellus di Guilliaume d’Amiens (sec. XIII)

Rondellus
Rondello
C’est la fins,
koi que nus die,
j’amerai!
    C’est la jus enmi les prés,
    c’est la fin je veul amer!
    Just et baus i a levés,
    Bele amie ai,
C’est la fins &c...
È la fine:
checché ne dicano,
io amerò!
    È laggiù, in mezzo ai prati,
    è la fine io voglio amare!
    Mi sono alzato di buon’ora
    ed ho una bella amica.
È la fine...

 

 


 

Motetus a 4 voci e 4 testi
 
Quadruplum
Quadruplo
Plus bele que flor - est, ce m’est avis,
cele a qui m’ator. - Tant com soie vis,
n’aura de m’amor - joie ne delis
autre més la flor - qu’est de Paradis:
mère est au Signour - qui si voz a mis
et nos a retor - veut avoir tot dis.
Più bella d’un fiore è, - così io credo,
colei cui mi consacro. - Finché son vivo,
non avrà dal mio amore - gioia e diletto,
se non il fiore - che è del Paradiso:
è madre del Signore, - che qui vi ha messo 
e vuole che sempre - ritorniamo a lui.
Triplum
Triplo
Quant revient et foelle et flor
contre la seison d’esté,
Deus! adonc me sovient d’amors
qui tozjors
m’a cortois et doz esté.

Molt aim ses secors,
q’a sa volenté
m’alege de mes dolors.

Molt me vient bien et henors
d’estre a son gré.
Quando tornano foglia e fiore
verso la stagione d’estate,
dio! allora mi sovviene dell’amore
che sempre
mi è stato cortese e
dolce .

Amo assai i suoi soccorsi,
perché a sua voglia
mi allevia i miei dolori.
Molto bene e onore mi viene
dall’essere a suo servizio.
Motetus Mottetto
L’autrier joer m’en alai par un destor,
en un vergier m’en entrai por queillir flor.
Dame plesant i trovai cointe d’ator;
cuer ot gai,
si chantoit en grant esmai:

“Amors ai,
qu’en ferai?

C’est la fin, que que nus die, j’ameri!”
L’altro giorno me ne andavo torno torno,
me n’entrai in un giardino a coglier fiori.
Vi incontrai graziosa dama, ben vestita;
era bella,
ma cantava in gran pena:

“Ho l’amore,
che farò?

Alla fine, dican pure, io amerò”.
Tenor
Tenore
Flos filius eius.
Suo figlio è un fiore.

 

 Guida all’ascolto

Il testo è stato posto qui in ordine inverso alle entrate delle voci, come nella partitura qui sotto, per dare l'idea del sovrapporsi di livelli sempre più elevati sul piano concettuale, anche se su quello melodico le due voci intermedie hanno la medesima estensione, e la superiore è più alta solo di una terza.

L'esecuzione, con una cantante per ogni voce come d'uso al tempo, propone per primo il solo motetus; poi ad esso si aggiungono il tenor di sostegno e il duplum; infine alla terza ripetizione entra il quadruplum. Si noti che il tenor non canta tutte e tre le parole del suo testo, ma si limita a vocalizzare sulla -o- di Flos per tutto il brano.

La partitura è presa dal sito del British Postgraduate Musicology, da un articolo di Rachel Brawn.

 

 Per approfondire

• F. A. Gallo, "Il motetus in francese", in La polifonia nel medioevo, Torino, EDT, pp. 25-28