Bernardo, Jesu dulcis memoria
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- Categoria: Medioevo
- Ultima modifica il Martedì, 11 Giugno 2013 22:36
- Pubblicato Martedì, 23 Settembre 2008 21:03
- Scritto da quomodo
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BERNARDO di Clairvaux (1090-1153) [attrib.]
Hymnus “Jesu dulcis memoria”
Festo Sanctissimi Nominis Jesu, ad vesperas
Attribuito a Bernardo di Clairvaux (forse non senza ragioni, vista la propensione del testo a un eccesso di enfasi mistica), questo inno nei manoscritti, a partire dal XII sec., conta tra le 42 e le 53 strofe. Una piccola parte del testo fu adottata per i vespri della festa del Nome di Gesù che, prima della riforma liturgica di Paolo VI, si celebrava la domenica compresa tra la Circoncisione e l’Epifania (o il 2 gennaio, quando la domenica non ricorreva).
Nota metrica: inno liturgico di forma ambrosiana, in quartine di dimetri giambici. È netta, rispetto agli inni dei secoli precedenti, la tendenza a far coincidere le sillabe lunghe con gli accenti tonici, e ancor più la preoccupazione precisa di stabilire omoteleuti regolari nei versi di ogni quartina, che nella strofa 3 sono vere e proprie rime: indizi evidenti di influsso della nascente poesia romanza su quella latina.
1. Iesu dulcis memoria, dans vera cordis gaudia: sed super mel et omnia, eius dulcis praesentia. |
O dolce memoria di Gesù, |
2. Nil canitur suavius, auditur nil iucundius, nil cogitatur dulcius, quam Iesus Dei filius. |
Nulla di più soave si può cantare, |
3. Iesu spes paenitentibus, |
Gesù, speranza dei penitenti, |
4. Nec lingua valet dicere, |
La lingua non sa come dire, |
5. Sis Iesu nostrum gaudium, |
Sii tu Gesù la nostra gioia, |
Guida all’ascolto |
Anche questo inno presenta musicalmente le caratteristiche fondamentali che qualificano il genere fin dalle sue origini: una melodia rigorosamente sillabica (con un neuma di tre note solo al termine del 3° verso), distinta in 4 incisi nettamente disegnati per ciascun verso delle quartine, ripetuta senza variazioni in tutte le strofe, che venivano eseguite antifonicamente (ossia da due cori in alternanza).
L’esecuzione qui proposta è suggestiva, con tutti gli echi all’interno di una grande navata; le strofe sono eseguite appunto in forma antifonale da voci acute e gravi; l’ultima strofa è eseguita dai due cori uniti col sottofondo di una nota bassa tenuta (ison), mentre il sintetico Amen è intonato nella forma dell’organum parallelo.
[LU 452-53]