Jacopone, “Stabat Mater”
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- Categoria: Medioevo
- Ultima modifica il Venerdì, 22 Marzo 2013 19:11
- Pubblicato Lunedì, 22 Settembre 2008 18:54
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JACOPONE da Todi (1233-1306)
Sequentia “Stabat Mater” (t. 2)
Festo septem Dolorum B. Mariae Virginis, ad missam
Composta a metà del sec. XIII, probabilmente dal francescano Jacopone da Todi (innumerevoli sono i punti di contatto con certe sue laude in volgare sul tema della Madonna addolorata, prima fra tutte la celeberrima “Donna de paradiso”), fu soppressa insieme a centinaia di altre sequenze dalla riforma post-tridentina del messale romano (1570), e recuperata soltanto nel 1727 da papa Benedetto XIII, per la festa cosiddetta dei “Sette dolori della beata Vergine Maria” il 15 settembre. Ampiamente utilizzata nel medioevo e nell’età moderna per le celebrazioni para-liturgiche delle confraternite, ebbe modo di essere musicata in forme polifoniche e concertanti da molti musicisti, ma la sua veste in canto piano la ebbe soltanto a metà dell’800 a cura di dom Fonteine, benedettino di Solesmes, il monastero da cui è partita la riscoperta storica del canto gregoriano nel sec. XIX.
Nota metrica: terzine di dimetri trocaici, chiuse da un verso catalettico. Per la consueta ragione dell’alternanza tra versi piani e sdruccioli, i primi distici delle terzine sono in rima baciata, e il terzo è in omoteleuto con il terzo della strofa successiva (aax, bbx: dove però x non è rima ma semplice omoteleuto). La prossimità con le forme della coeva lauda in lingua volgare è evidentissima.
1a. Stabat Mater dolorosa 1b. Cujus animam gementem, |
Stava la Madre addolorata La sua anima gemente |
2a. O quantum tristis et afflicta 2b. Quae moerebat, et dolebat, |
Quanto triste e angosciata Piangeva e soffriva, |
3a. Quis est homo qui non fleret, 3b. Quis non posset contristari, |
Quale uomo non piangerebbe Chi potrebbe non angosciarsi, |
4a. Pro peccatis suae gentis, 4b. Vidit suum dulcem natum |
Per i peccati del suo popolo Vide il suo dolce figlio |
5a. Eia Mater, fans amoris, 5b. Fac ut ardeat cor meum |
Ahimè, Madre, fonte di amore, Fa’ che arda il mio cuore |
6a. Sancta Mater, istud agas, 6b. Tui nati vulnerati, |
Madre Santa, fa’ in modo Dividi con me le pene |
7a. Fac me vere tecum flere, 7b. Juxta crucem tecum stare, |
Fammi piangere davvero con te, Desidero restare con te |
8a. Virgo virginum praeclara, 8b. Fac ut portem Christi mortem, |
O Vergine santa tra le vergini, Fammi portare la morte di Cristo, |
9a. Fac me plagis vulneari, 9b. Inflammatus et accensus, |
Fammi trafiggere dalle sue ferite, Bruciato dalle fiamme, |
10a. Fac me cruce custodiri, 10b. Quando corpus morietur |
Fammi custodire dalla croce, Quando il mio corpo morirà, |
Guida all’ascolto
La melodia, risalente - come si è detto - alla metà del sec. XIX, mostra la vitalità della produzione liturgica in canto piano non solo in età medievale. La struttura musicale si rifà comunque alla tradizione della sequenza, imbastendo una semplicissima linea sillabica, divisa in frasi di tre incisi (uno per ogni verso della terzina), ripetute ciascuna due volte (copulae), secondo il tipo AA,BB,CC,...
[LU 1634-7]