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Jacopone, “Stabat Mater”

JACOPONE da Todi (1233-1306)

Sequentia “Stabat Mater” (t. 2)
Festo septem Dolorum B. Mariae Virginis, ad missam

 

Composta a metà del sec. XIII, probabilmente dal francescano Jacopone da Todi (innumerevoli sono i punti di contatto con certe sue laude in volgare sul tema della Madonna addolorata, prima fra tutte la celeberrima “Donna de paradiso”), fu soppressa insieme a centinaia di altre sequenze dalla riforma post-tridentina del messale romano (1570), e recuperata soltanto nel 1727 da papa Benedetto XIII, per la festa cosiddetta dei “Sette dolori della beata Vergine Maria” il 15 settembre. Ampiamente utilizzata nel medioevo e nell’età moderna per le celebrazioni para-liturgiche delle confraternite, ebbe modo di essere musicata in forme polifoniche e concertanti da molti musicisti, ma la sua veste in canto piano la ebbe soltanto a metà dell’800 a cura di dom Fonteine, benedettino di Solesmes, il monastero da cui è partita la riscoperta storica del canto gregoriano nel sec. XIX.

Nota metrica: terzine di dimetri trocaici, chiuse da un verso catalettico. Per la consueta ragione dell’alternanza tra versi piani e sdruccioli, i primi distici delle terzine sono in rima baciata, e il terzo è in omoteleuto con il terzo della strofa successiva (aax, bbx: dove però x non è rima ma semplice omoteleuto). La prossimità con le forme della coeva lauda in lingua volgare è evidentissima.

 

1a.  Stabat Mater dolorosa
juxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.

1b.  Cujus animam gementem,
contristatam et dolentem,
pertransivit gladius.

Stava la Madre addolorata
in pianto presso la croce
mentre il Figlio vi era appeso.

La sua anima gemente
angosciata e addolorata
una spada la trafigge.

2a.   O quantum tristis et afflicta
fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!

2b.  Quae moerebat, et dolebat,
pia Mater, dum videbat
nati poenas inclyti.

Quanto triste e angosciata
era quella benedetta
Madre dellUnigenito!

Piangeva e soffriva,
la Madre pietosa, contemplando
le pene del suo Figlio divino.

3a.  Quis est homo qui non fleret,
Matrem Christi si vederet
in tanto suplicio?

3b.  Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari
dolentem cum Filio?

Quale uomo non piangerebbe
se vedesse la Madre di Cristo
in così grande tormento?

Chi potrebbe non angosciarsi,
a vedere la madre di Cristo
che soffre col Figlio?

4a.  Pro peccatis suae gentis,
vidit Jesum in tormentis
et flagellis subditum.

4b.  Vidit suum dulcem natum
moriendo desolatum,
dum emisit spiritum.

Per i peccati del suo popolo
vide Gesù nei tormenti
e sottomesso ai flagelli.

Vide il suo dolce figlio
morire abbandonato,
quando rese lo spirito.

5a.  Eia Mater, fans amoris,
me sentire vim doloris,
fac ut tecum lugeam.

5b.  Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

Ahimè, Madre, fonte di amore,
fammi sentire la forza del tuo dolore,
per piangere con te.

Fa’ che arda il mio cuore
nell’amare il Dio Cristo,
per essergli gradito.

6a.  Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
cordi meo valide.

6b.  Tui nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
poenas mecum divide.

Madre Santa, fa’ in modo
imprimi le piaghe del Crocifisso
nel mio cuore davvero.

Dividi con me le pene
del tuo Figlio ferito
che ha voluto soffrire per me.

7a.  Fac me vere tecum flere,
Crucifixo condolere,
donec ego vixero.

7b.  Juxta crucem tecum stare,
te libenter sociare
in plactu desidero.

Fammi piangere davvero con te,
fammi soffrire con il Crocifisso,
finché io vivrò.

Desidero restare con te
sotto la croce, voglio
condividere con te il pianto.

8a.  Virgo virginum praeclara,
mihi jam non sis amara,
fac me tecum plangere.

8b.  Fac ut portem Christi mortem,
passionis fac consortem,
et plagas recolere.

O Vergine santa tra le vergini,
non essere amara con me,
fammi piangere con te.

Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare alla sua passione,
e adorare le sue piaghe.

9a.  Fac me plagis vulneari,
cruce hac inebriari,
ob amorem Filii.

9b.  Inflammatus et accensus,
per te, Virgo, sim defensus
in die judicii.

Fammi trafiggere dalle sue ferite,
fammi inebriare da questa croce.
per amore del Figlio.

Bruciato dalle fiamme,
da te, o Vergine, io sia difeso
nel giorno del giudizio.

10a.  Fac me cruce custodiri,
morte Christi premuniri,
confoveri gratia.

10b.  Quando corpus morietur
fac ut animae donetur
paradisi gloria. Amen.

Fammi custodire dalla croce,
preservare dalla morte di Cristo,
infiammare di grazia.

Quando il mio corpo morirà,
fa’ che all’anima sia donata
la gloria del paradiso. Amen.

 

 


Guida all’ascolto

 

La melodia, risalente - come si è detto - alla metà del sec. XIX, mostra la vitalità della produzione liturgica in canto piano non solo in età medievale. La struttura musicale si rifà comunque alla tradizione della sequenza, imbastendo una semplicissima linea sillabica, divisa in frasi di tre incisi (uno per ogni verso della terzina), ripetute ciascuna due volte (copulae), secondo il tipo AA,BB,CC,...

 


[LU 1634-7]