“Victimae paschali laudes” (sequenza)
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- Categoria: Medioevo
- Ultima modifica il Giovedì, 21 Marzo 2013 18:56
- Pubblicato Domenica, 21 Settembre 2008 18:40
- Scritto da quomodo
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WIPO (†1048) [attrib.]
Sequentia “Victimae paschali laudes” (t. 1)
Dominica Resurrectionis, ad missam
La sequenza di Pasqua è la più antica delle sole quattro che il messale di Pio V (1570) salvò dalla soppressione generale. È attribuita a Wipo (o Vipone), cappellano dell’imperatore Corrado II nella prima metà del sec. XI, da un manoscritto di Einsiedeln del sec. XI; meno credibile l’attribuzione a Notker Balbulus di San Gallo, il primo a usare in modo sistematico il genere della sequenza nel sec. IX. La composizione presenta tutte le caratteristiche della sequenza nella fase intermedia della sua storia, tra il tipo notkeriano della prosa e il tipo vittorino della sequenza nella sua forma matura.
In particolare, a partire dalla copula 3, si delinea un vero e proprio nucleo di scena drammatica: i discepoli interrogano la Maddalena su cosa abbia visto lungo la strada, e la donna emozionata risponde, delineando la sua esperienza mistica e riferendo il messaggio di cui Cristo risorto l’ha incaricata; quindi il gruppo dei discepoli, o forse piuttosto i chierici stessi che celebranoil rito, intervengono asseverando la testimonianza di Maria e invocano il Risorto re vittorioso. Sembra quasi di vedere un gruppo di chierici che intona la domanda, un solista che canta la risposta, e infine il coro intero che interviene a conclusione: non è certo un caso che questa sequenza entrò a pieno titolo nel contesto di svariati drammi liturgici pasquali successivi (e può forse esserne stata lo spunto).
Va detto che il messale di Pio V soppresse del tutto la strofa 4a (peraltro all’apparenza di forte impronta antisemita) e sostituì «suos» con «vos» nella 3b, creando così forti incongruenze metriche (che si riscontrano in parte nella versione del LU riprodotta qui sotto).
Nota metrica: conforme al tipo ‘notkeriano’ di sequenza, la prima strofa è isolata sia testualmente che melodicamente; seguono tre coppie (copulae) di strofe uguali tra loro e diverse dalla altre per struttura e melodia (qui sono indicate con a e b affiancati allo stesso numero progressivo). Sul piano strutturale, nessuna strofa presenta caratteri di regolarità metrica; in compenso è evidente la duplice intenzione di costruire strofe uguali a due a due, e di aumentare progressivamente l’estensione di strofe/copulae dalla 1 alla 3, per poi ridurrne la misura a conslusione. Limitandosi a contare le sillabe, si ha la progresione seguente, secondo il tipo A, BB, CC, DD: A= 8,7; B= 7,7,6,4; C= 6,7,8,10; D= 8,6,5,5. Quanto a figure morfologiche, a parte la prima strofa che fa a sé, la copula 2 presenta sparse assonanze/omoteleuti, mentre la 3 e la 4 hanno vere e proprie rime in posizioni regolari: 3= aabb, ccdd' (d' è assonanza); 4= abcb, defe.
1. Victimae paschali laudes |
Alla vittima pasquale, |
2a. Agnus redemit oves: 2b. Mors et vita duello |
L’agnello ha redento Morte e vita si sono affrontate |
3a. Dic nobis Maria, 3b. Angelicos testes, |
«Raccontaci, Maria: e gli angeli suoi testimoni, |
<4a. Credendum est magis soli 4b. Scimus Christum surrexisse Amen. Alleluia. |
<Bisogna credere più Sì, ne siamo certi: Amen. Alleluia. |
Guida all’ascolto
Per quanto riguarda la struttura musicale del brano, essa coincide perfettamente con la struttura testuale descritta sopra, nella sintesi A, BB, CC, DD, composti ciascuno di tanti incisi musicali quanti sono i versi delle copulae (la suddivisione degli stichi nella partitura gregoriana qui sotto è affatto incongrua). Una osservazione che emerge evidente è lo stile rigorosamente sillabico della melodia.
[LU 780]