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Plinio, Uno sposo bresciano

Plinio:

*

 

C. PLINIUS Secundus (61/62-113/114)

Epistularum liber I, 14

 

C. Plinius Iunio Maurico suo S.
C. Plinio (dice) salute al suo Giunio Maurico.

[1] Petis ut fratris tui filiae prospiciam maritum; quod merito mihi potissimum iniungis. Scis enim quanto opere summum illum virum suspexerim dilexerimque, quibus ille adulescentiam meam exhortationibus foverit, quibus etiam laudibus ut laudandus viderer effecerit.

 

[2] Nihil est quod a te mandari mihi aut maius aut gratius, nihil quod honestius a me suscipi possit, quam ut eligam iuvenem, ex quo nasci nepotes Aruleno Rustico deceat.

Niente c'è che da te possa essere affidato a me di più grande o più gradito, niente che di più onorevole da me possa essere assunto, (del fatto) che io scelga il giovane, da cui si addica che nascano nipoti ad Aruleno Rustico.

[3] Qui quidem diu quaerendus fuisset, nisi paratus et quasi provisus esset Minicius Acilianus, qui me ut iuvenis iuvenem - est enim minor pauculis annis - familiarissime diligit, reveretur ut senem.

Il quale appunto avrebbe dovuto essere cercato a lungo, se non fosse pronto e quasi provvisto Minicio Aciliano, che mi ama molto amichevolmente come un giovane (ama) un giovane - è infatti più piccolo (di me) di pochi anni - e mi rispetta come un anziano.

[4] Nam ita formari a me et institui cupit, ut ego a vobis solebam.

Infatti vuole essere educato e istruito da me, come io solevo (esserlo) da voi.

Patria est ei Brixia, ex illa nostra Italia quae multum adhuc verecundiae frugalitatis, atque etiam rusticitatis antiquae, retinet ac servat.

La sua patria è Brescia, da quella nostra Italia che ancora trattiene e conserva molto della verecondia, della frugalità, e anche della rusticità antica.

[5] Pater Minicius Macrinus, equestris ordinis princeps, quia nihil altius volvit; allectus enim a Divo Vespasiano inter praetorios honestam quietem huic nostrae - ambitioni dicam an dignitati? - constantissime praetulit.

Suo padre (è) Minicio Macrino, capo dell’ordine equestre, perché non ha voluto nulla di più elevato; scelto dal Divo Vespasiano tra gli ex pretori, ha preferito molto coerentemente una onorevole tranquillità a questa nostra ambizione - o dovrei dire dignità?

[6] Habet aviam maternam Serranam Proculam e municipio Patavio. 

Ha per nonna materna Serrana Procula, dal municipio di Padova.

Nosti loci mores: Serrana tamen Patavinis quoque severitatis exemplum est. Hai conosciuto i costumi del luogo: Serrana, tuttavia, è esempio di severità anche ai padovani.
Contigit et avunculus ei P. Acilius gravitate prudentia fide prope singulari. Gli è toccato anche per zio materno Publio Acilio, di serietà, prudenza, lealtà quasi singolari.
In summa nihil erit in domo tota, quod non tibi tamquam in tua placeat. Insomma, non ci sarà in tutta la (sua) casa niente che non ti piaccia quanto nella tua.
[7] Aciliano vero ipsi plurimum vigoris industriae, quamquam in maxima verecundia. Quaesturam tribunatum praeturam honestissime percucurrit, ac iam pro se tibi necessitatem ambiendi remisit.  
 
[8] Est illi facies liberalis, multo sanguine multo rubore suffusa, est ingenua totius corporis pulchritudo et quidam senatorius decor. Quae ego nequaquam arbitror neglegenda; debet enim hoc castitati puellarum quasi praemium dari.  
[9] Nescio an adiciam esse patri eius amplas facultates. Nam cum imaginor vos quibus quaerimus generum, silendum de facultatibus puto; cum publicos mores atque etiam leges civitatis intueor, quae vel in primis census hominum spectandos arbitrantur, ne id quidem praetereundum videtur. Et sane de posteris et his pluribus cogitanti, hic quoque in condicionibus deligendis ponendus est calculus.  
[10] Tu fortasse me putes indulsisse amori meo, supraque ista quam res patitur sustulisse. At ego fide mea spondeo futurum ut omnia longe ampliora quam a me praedicantur invenias. Diligo quidem adulescentem ardentissime sicut meretur; sed hoc ipsum amantis est, non onerare eum laudibus.  
Vale. Sta’ bene.

 

 Traduzione interpretativa (qm)

Caro Giunio Maurico.

Non potresti affidarmi un incarico più importante o più piacevole, né io potrei assumerne uno più onorevole, che di scegliere un giovane da cui sia bello che nascano ad Aruleno Rustico dei nipotini. Si sarebbe davvero dovuto cercarlo per un pezzo, se non ci fosse già qui bell’e pronto Minicio Aciliano, uno che ha della cara amicizia per me come un ragazzo per un ragazzo - in realtà ha solo qualche annetto meno di me - e insieme mi stima come un anziano: vuole infatti essere educato e istruito da me, come in passato io da voi. La sua terra d’origine è Brescia, una città di quella nostra Italia che fino a oggi ha conservato con tenacia molto dell’antico spirito riservato, parsimonioso, e anche - perché no? - campagnolo. Suo padre Minucio Macrino è stato capo dell’ordine equestre, solo perché non ha voluto volare più alto: in realtà, pur essendo stato nominato dall’imperatore Vespasiano, di buona memoria, tra i senatori ex-pretori, ha preferito con grande coerenza una ritiro dignitoso a questa nostra vita - come devo chiamarla? - da personaggi pubblici.

Ha per nonna materna Serrana Procula, che viene dalla città di Padova. Conosci bene la moralità di quella gente: Serrana, però, è un esemplare di rigore anche per i padovani. Gli è toccato pure per zio materno Publio Acilio, un uomo di serietà, ponderatezza, lealtà pressoché eccezionali. Insomma, non ci sarà nulla in tutta la sua famiglia che non ti piacerà almeno tanto quanto nella tua. [...]

Ciao.


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