Agostino, Amare amabam
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- Ultima modifica il Giovedì, 05 Giugno 2014 18:21
- Pubblicato Giovedì, 29 Maggio 2014 10:34
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Agostino: nondum amabam et amare amabam
Una acuta rilettura teologica di Catullo
Aurelius AUGUSTINUS (354-430)
Confessiones III, 1
Veni Karthaginem, et circumstrepebat me undique sartago flagitiosorum amorum. |
Andai a Cartagine e mi strepitava intorno da ogni parte un sacco di amori dannosi. |
nondum amabam, et amare amabam, et secretiore indigentia oderam me minus indigentem. |
Non amavo ancora, e amavo di amare, e da una più segreta mancanza mi odiavo (di essere fuori) meno mancante. |
quaerebam quid amarem, amans amare et oderam securitatem et viam sine muscipulis, quoniam fames mihi erat intus ab interiore cibo, te ipso, deus meus, et ea fame non esuriebam, sed eram sine desiderio alimentorum incorruptibilium, non quia plenus eis eram, sed quo insanior, fastidiosior. |
Cercavo che cosa amare, amando di amare e odiavo la sicurezza e la via senza tranelli, poiché mi era dentro fame di cibo dal profondo, di te stesso, mio Dio, e per quella fame non ero affamato, ma ero senza desiderio di alimenti incorruttibili, non perché fossi pieno di essi, ma perché più insani e più infastidito. |
et ideo non bene valebat anima mea, et ulcerosa proiciebat se foras, miserabiliter scalpi avida contactu sensibilium. sed si non haberent animam, non utique amarentur. | E perciò non stava bene la mia anima, e piagata si gettava fuori, miserabilmente avida di essere sfregata dal contatto delle cose sensibili; ma se non avessero l'anima, comunque non sarebbero amate. |
amare et amari dulce mihi erat, magis si et amantis corpore fruerer. | Amare ed essere amato mi era dolce, di più se anche del corpo dell'amante godessi. |
Venam igitur amicitiae coinquinabam sordibus concupiscentiae, candoremque eius obnubilabam de tartaro libidinis, et tamen foedus atque inhonestus, elegans et urbanus esse gestiebam abundanti vanitate. |
Dunque inquinavo la vena dell'amicizia con le sporcizie della concupiscenza, e obnubilavo il candore dal tartaro della libidine; e tuttavia, schifoso e disonesto, (mi) gestivo di essere elegante e urbano nella (mia) abbondante vanità. |
rui etiam in amorem, quo cupiebam capi. |
Precipitai anche nell'amore, dove bramavo di essere preso. |
deus meus, misericordia mea, quanto felle mihi suavitatem illam et quam bonus aspersisti, quia et amatus sum, et perveni ad vinculum fruendi et conligabar laetus aerumnosis nexibus, ut caederer virgis ferreis ardentibus zeli et suspicionum et timorum et irarum atque rixarum. | Dio mio, misericordia mia, di quanto fiele non mi aspergesti quella dolcezza, e (tu) quanto buono! poiché fui amato, e pervenni al vincolo di fruire e venivo legato, lieto dei legami dolorosi, perché venissi tagliato dalle verghe di ferro ardenti della gelosia e dei sospetti e dei timori e delle ire e delle risse. |
Problemi grammaticali |
Traduzione interpretativa |