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Seneca, La comunicazione (ad Luc. 38)

Seneca: plus reddet quam acceperit

Il valore dei diversi modi di comunicare

 

L. Annaeus SENECA (4 a.C. - 65 d.C.)

Ad Lucilium, XXXVIII

 

Seneca Lucilio suo salutem. Seneca (dice) salute al suo Lucilio.
[1] Merito exigis ut hoc inter nos epistularum commercium frequentemus. Plurimum proficit sermo, quia minutatim irrepit animo: disputationes praeparatae et effusae audiente populo plus habent strepitus, minus familiaritatis. A ragione esigi che rendiamo frequente questo scambio di lettere tra noi. Molto giova il sermo (discorso privato), perché minutamente si inserisce nell’ animo: le disputationes (discussioni) preparate e presentate mentre il popolo ascolta hanno più di rumore, mendo di familiarità..
Philosophia bonum consilium est: consilium nemo clare dat. Aliquando utendum est et illis – ut ita dicam – contionibus, ubi qui dubitat impellendus est; ubi vero non hoc agendum est, ut velit discere, sed ut discat, ad haec submissiora verba veniendum est. Facilius intrant et haerent; nec enim multis opus est sed efficacibus. La filosofia è un buon consiglio: nessuno dà apertamente un consiglio. Qualche volta si deve far uso anche – per dire così – di quelle contiones (discorsi pubblici), laddove chi esita deve essere spinto; dove invece non si deve fare questo: che voglia imparare, ma che impari, si deve venire a queste parole più sommesse. Più facilmente entrano e aderiscono; e infatti non occorrono molte, ma efficaci
[2] Seminis modo spargenda sunt, quod, quamvis sit exiguum, cum occupavit idoneum locum, vires suas explicat et ex minimo in maximos auctus diffunditur. Idem facit ratio: non late patet, si aspicias; in opere crescit. Pauca sunt quae dicuntur, sed si illa animus bene excepit, convalescunt et exsurgunt. Devono essere sparse al modo del seme, che, sebbene sia esiguo, quando ha occupato un luogo idoneo, esplica le sue forze e da piccolissimo si diffonde in grandissimi accrescimenti. Stessa cosa fa la ragione: non si spalanca largamente, se guardi; cresce nell’opera. Poche sono (le cose) che si dicono, ma se l’animo le ha apprese bene, si rafforzano e sorgono.
Eadem est – inquam – praeceptorum condicio quae seminum: multum efficiunt, et angusta sunt. Tantum – ut dixi – idonea mens rapiat illa et in se trahat; multa invicem et ipsa generabit et plus reddet quam acceperit. Stessa è – dico – la condizione dei precetti che dei semi: fanno molto e sono angusti. Soltanto – come ho detto – una mente idonea li rapisca e li tragga in sé; molte cose a sua volta anch’essa genererà e renderà più (di quello) che ha appreso.
Vale. Sta’ bene.

 

 Problemi grammaticali

 

 Traduzione interpretativa (qm)

Caro Lucilio.

Fai bene a pretendere che intensifichiamo questo nostro scambio epistolare. È una bella cosa scambiarsi idee a tu per tu, perché senza accorgersi si radica nel profondo della coscienza: i dibattiti ufficiali tenuti davanti al pubblico hanno più risonanza, ma mettono meno a proprio agio.

La cultura è come una riflessione intima: nessuno si mette a riflettere in mezzo alla piazza. In qualche caso si devono usare anche – diciamo così – le parole grosse, laddove chi non sa decidersi vada spronato; ma dove non occorre motivarlo ad apprendere, ma fare che apprenda, bisogna ricorrere alle parole sussurrate nell’orecchio. È più facile farle entrare e attecchire; e non ne occorrono molte, ma azzeccate..

Vanno sparse come il seme che, per quanto insignificante, appena ha trovato il suo terreno adeguato, fa esplodere le sue energie e da microscopico si espande in straordinari sviluppi. Lo stesso fa lo spirito razionale: non è gran che vistoso, se ci fai caso; però cresce lavorandoci. Si dicono poche parole, ma se la mente le ha ben assimilate, si irrobustiscono e diventano grandi

Analogo – se vuoi – è il comportamento delle idee e quello dei semi: hanno un gran potere, eppure sono minuscoli. Purché – come dicevo – una intelligenza consapevole li afferri e li faccia suoi; anch’essa a sua volta produrrà un sacco di idee, e restituirà ben più di quanto ha ricevuto.

Ciao.