Orazio, "Diffugere nives" (4,7)

Categoria: Programma di 5ª
Ultima modifica il Venerdì, 01 Aprile 2022 11:19
Pubblicato Domenica, 14 Settembre 2008 13:34
Scritto da quomodo
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Orazio: non te restituet pietas

La turbinosa ruota del mondo

 

Q. HORATIUS Flaccus (65-8 a.C.)

Carmina IV, 7

 

Nota metrica. Sistema archilocheo secondo, ossia strofe distica costituita da un esametro dattilico seguito da una tripodia dattilica catalettica:

∪∪,—∪∪,—∪∪,—∪∪,—∪∪,—
    —∪∪,—∪∪,

 

Diffugere niues, redeunt iam gramina campis
     arboribus comae;
 

Sono fuggite le nevi, ritornano già le erbe ai campi
agli alberi (ritornano) le chiome;

mutat terra uices et decrescentia ripas
     flumina praetereunt;
  muta la terra le sorti e decrescenti i fiumi
vanno oltre le rive;
Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet
     ducere nuda chorus.
 5 la Grazia con le Ninfe e le sorelle gemelle osa
condurre nuda i cori.
Inmortalia ne speres, monet annus et almum
     quae rapit hora diem.
  Che tu non speri cose immortali ammonisce l'anno
e l'ora che rapisce l'almo giorno.
Frigora mitescunt Zephyris, uer proterit aestas,
     interitura simul,
 
10
I freddi diventano miti per gli Zefiri, la primavera
(la) ha/avrà consumata  l'estate, che morirà insieme,
pomifer autumnus fruges effuderit, et mox
     bruma recurrit iners.
  l'autunno portatore di pomi ha/avrà effuso i frutti, e subito
la bruma ricorre inerte.
Damna tamen celeres reparant caelestia lunae:
     nos ubi decidimus
  I danni celesti tuttavia le celeri lune riparano:
noi, quando cadiamo/siamo caduti
quo pater Aeneas, quo diues Tullus et Ancus,
     puluis et umbra sumus.
15 dove (è caduto) il padre Enea, dove il ricco Tullo ed Anco,
polvere e ombra siamo.
Quis scit an adiciant hodiernae crastina summae
     tempora di superi?
  Chi sa se aggiungano alla somma odierna
tempi di domani gli dei superi?
Cuncta manus auidas fugient heredis, amico
     quae dederis animo.
 
20
Fuggiranno le mani avide del (tuo) erede tutte le cose,
che avrai dato con animo amichevole.
Cum semel occideris et de te splendida Minos
     fecerit arbitria,
  Quando una volta sarai caduto e di te Minosse
avrà fatto splendidi arbitri,
non, Torquate, genus, non te facundia, non te
     restituet pietas;
  Torquato, non la stirpe, non l'eloquenza, non la pietà
ti restituirà;
infernis neque enim tenebris Diana pudicum
     liberat Hippolytum,
25 dalle tenebre infernali infatti Diana non libera
il pudico Ippolito,
nec Lethaea ualet Theseus abrumpere caro
     uincula Pirithoo.
  né Teseo vale a rompere i vincoli del Lete
al caro Piritoo.

 

 Traduzione interpretativa

1. (qm 2008)

Son fuggite le nevi, già l’erbe tornano ai campi,
     agli alberi le fronde;

muta i suoi turni la terra e i fiumi scemanti
     se ne vanno fra le rive;

la Grazia con le Ninfe e le sorelle osa
     guidare nuda le danze.

A non sperare cose immortali invita l’anno
     e l’ora che ruba il giorno generoso.

Il freddo si attenua agli Zefiri, l’estate ha consunto
     la primavera, e subito muore,

l’autunno fruttifero ha effuso i raccolti, ed ecco
     ripiomba l’immobile bruma.

Eppure le rapide lune rattoppano i danni del cielo:
     noi, appena caduti

dov’è il padre Enea, il ricco Tullo e Anco,
     polvere ed ombra siamo.

Chi sa se aggiungano altri domani alla somma
     degli oggi i celesti?

Alle avide mani d’erede sfuggirà quanto
     hai donato con cuore affettuoso.

Quando una volta tu cada e di te Minosse
     abbia detto la lucente sentenza,

non il sangue, Torquato, non la parola,
     non la bontà ti renderanno la vita;

dalle tenebre inferne non libera Diana
     l’incolpevole Ippolito,

né Teseo sa scindere i lacci di Lete
     al suo Piritoo, che gli è così caro.


 Problemi grammaticali