• alcuni verbi di sentimento in latino sono definiti imrpopriamente impersonal:
miseret, miseruit (o miseritum est), miserere = aver compassione
paenitet, paenituit, paenitere = pentirsi
piget, piguit, pigere = rincrescersi
pudet, puduit (o puditum est), pudere = vergognarsi
taedet, pertaesum est, taedere = annoiarsi
• in realtà NON sono impersonali veri (nel senso di privi di soggetto), giacché un soggetto verosimilmente ce l’hanno, ed è il sostantivo corradicale (= della stessa radice) del verbo (si dice anche “soggetto interno”): misericordia, paenitentia, pudor, taedium: ciò spiega, del resto, perché hanno solo la 3ª persona singolare:
(misericordia) miseret = la compassione fa compassionare
(paenitentia) paenitet = il pentimento fa pentire
(pudor) pudet = la vergogna fa vergognare
(taedium) taedet = la noia fa annoiare
• il valore causativo (= far fare + oggetto), evidente in questi esempi, giustifica il fatto che la persona che prova il sentimento si esprime in accusativo, essendo appunto il complemento oggetto del verbo causativo:
(misericordia) miseret me = la compassione fa compassionare me → ho compassione
(paenitentia) paenitet me = il pentimento fa pentire me → mi pento
(pudor) pudet me = la vergogna fa vergognare me → mi vergogno
(taedium) taedet me = la noia fa annoiare me → mi annoio
• ciò che provoca il sentimento
- se è un sostantivo, va in genitivo:
(paenitentia) paenitet me meorum errorum = il pentimento fa pentire me dei miei errori → mi pento dei miei errori
- se è un pronome neutro o un verbo, va in nominativo o in funzione soggettiva:
hoc me paenitet = ciò mi fa pentire → mi pento di ciò
dissentire me pudet = dissentire mi fa vergognare → mi vergogno di dissentire
- NB: a rigore, questo nominativo neutro potrebbe anche essere inteso come un accusativo di relazione:
hoc me (paenitentia) paenitet = il pentimento mi fa pentire riguardo a ciò = mi pento di ciò
dissentire me (pudor) pudet = la vergogna mi fa vergognare quanto al dissentire = mi vergogno di dissentire