Cum sim Codro Codrior
La gloria del donare
“Fas et nefas ambulant”, dai Carmina Burana, 19
Nell'immagine qui a lato è riprodotta una famosa pagina del codex Buranus: si noti la miniatura che rappresenta la “ruota della fortuna”, raffigurante la Fortuna in trono, sovrastata da un re che afferma "regno"; a destra un re che cade esclamando "regnaui"; in basso un uomo prostrato che dice "sum sine regno", e a sinistra uno in arrampicata che grida "regnabo". L'icona fa riferimento alla seconda lirica trascritta incalce alla pagina: "O Fortuna velut luna" (celebre perché apre e chiude i Carmina Burana di Orff).
Ma la prima poesia riportata nella pagina è "Fas et nefas", i cui versi sono scritti con un'interlinea più ampia, per ospitare i neumi della melodia sulla quale il canto veniva intonato.
Nota metrica: secondo l’interpretazione latina, i versi sarebbero composti da dimetri trocaici catalettici (= privo della sillaba breve finale) + tre piedi trocaici; il v. 4 di ogni strofa è di tre piedi trocaici catalettici. Nell’ottica della metrica romanza, sono invece versi composti di senari sdruccioli + senari piani, mentre il 4° v. andrebbe considerato come un senario tronco (pur essendo in realtà un quaternario sdrucciolo). Gli emistichi finali dei versi lunghi rimano fra loro; si noti “dum das” del v. 22, che è rima imperfetta (-m- in luogo di -n-), spezzata fra due parole. Il v. 4 invece è in omoteleuto col primo emistichio del v. successivo.
1. Fas et nefas ambulant prodigus non redimit virtus temperantia debet medium ad utrumque vitium |
passu fere pari; vitium avari; quadam singulari caute contemplari. |
Il bene e il male camminano quasi di pari passo; |
2. Si legisse memoras in qua scriptum legitur: cum ad dandi gloriam inter cetera hoc primum considera, |
ethicam Catonis, ‘ambula cum bonis’, animum disponis, quis sit dignus donis. |
Se ricordi di aver letto l'Etica di Catone, in cui si legge scritto: “cammina con i buoni", mentre disponi l’animo alla fama del donare, tra le altre cose, considera anzitutto questo: chi sia degno dei doni. |
3. Dare non ut convenit bonum est secundum quid, digne dare poteris famam muneris, si me prius noveris |
non est a virtute et non absolute; et mereri tute intus et in cute. |
Dare non come conviene, non è dalla virtù, il bene è relativo, e non in assoluto; potrai donare degnamente e ottenere con certezza la fama del dono, se prima mi conoscerai interiormente e in superficie. |
4. Vultu licet hylari, sis equalis omnibus; si vis recte gloriam primum videas granum inter paleas, |
verbo licet blando unum tamen mando: promereri dando, cui des et quando. |
Sia pur col volto allegro, o colla parola dolce, sii uguale con tutti; tuttavia solo ti raccomando: se vuoi davvero meritarti la gloria con il donare, anzitutto riconosci il grano nella paglia, a chi dai e quando. |
5. Si prudenter triticum famam emis munere; largitatis oleum In te glorior: cum sim Codro Codrior, |
paleis emundas, sed caveto, dum das, male non effundas. omnibus habundas. |
Se con prudenza mondi il grano dalla paglia, acquisti la fama del dono; ma bada, mentre dai, a non versare male l’olio della larghezza. Mi congratulo con te: mentre io son più Codro di Codro, tu abbondi di tutto. |