accenti grafici
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- Ultima modifica il Lunedì, 20 Settembre 2021 17:37
- Pubblicato Domenica, 03 Febbraio 2013 17:32
- Scritto da quomodo
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Guarda la tastiera del computer: • tutte le vocali finali diverse da -e hanno l’accento grave -`- (à ì ò ù); • la -e finale ha l’accento acuto -´- (é) ... • ... tranne è, cioè, e alcune parole strane o di orgine straniera (es. ahimè, diè, piè, tè, caffè, coccodè, Salomè, ...). |
Gli accenti grafici in italiano
In italiano l’accento grafico indica la sillaba tonica della parola (accento tonico); è anche un mezzo per indicare la pronuncia aperta o chiusa delle vocali -e- e -o-. In italiano esistono due tipi di accento: grave -`-, e acuto -´- (l’accento circonflesso -^- in italiano ormai non si usa più: si impiegava soprattutto nell’800 per indicare la contrazione di due vocali uguali non toniche: ad es. principî = princípii < princípio – da non confondere con príncipi < príncipe).
Le vocali accentabili in italiano sono sette: -à- -é- -è- -ì- -ó- -ò- -ù-. Con l’accento acuto si indica la -é- chiusa /e/ di perché, con quello grave si indica la -è- aperta /ε/ di caffè. Talvolta è opportuno segnare l’accento differenziato della -e- all’interno di parola, in caso di omografia (es.pèsca e pésca; vènti e vénti). Del resto, nella lingua italiana esiste anche la -ó- chiusa (cfr. scópa), che però non è mai in fine di parola, ma può essere segnata all’interno di parola in caso di omografia (es. bòtte e bótte; còppa e cóppa; vòlto e vólto). Sempre meno usate in italiano sono la -í e la -ú con accento acuto, benché sarebbero più coerenti con la fonetica delle vocali chiuse /i/ e /u/: il fatto che le tastiere italiane abbiano solo -ì e -ù con l’accento grave ha contribuito alla loro sparizione, nonostante alcuni editori le mantengano nelle loro pubblicazioni
Si usa, dunque, sempre l’accento grave -`- per i tre grafemi vocalici (segni grafici di vocali) che rappresentano in italiano ognuno un suono solo: -à, -ì, -ù; mentre la distinzione tra grave e acuto è riservata alle lettere -e- e -o-, che corrispondono ognuna a due suoni diversi, dando luogo al sistema: à, è/é, ì, ò/ó, ù.
Parole che vogliono l’accento grafico
È obbligatorio utilizzare l’accento grafico in questi casi:
• nelle parole tronche (vedi oltre) polisillabiche (es. bensì, Corfù, ecc.);
• nei monosillabi contenenti due grafemi vocalici (es. ciò, già, giù, più, può, ecc.);
• tra ‘800 e ‘900 si usava talora al posto dell’-h- nelle forme del verbo avere: ò = ho; ài = hai; à = ha; ànno = hanno (oggi non si usa più);
• nei monosillabi tonici che hanno degli omografi atoni (non contano le note musicali):
è | ≠ | e | = | verbo essere | / congiunzione copulativa |
dà | ≠ | da | = | verbo dare | / preposizione semplice |
dì | ≠ | di | = | sostantivo | / preposizione semplice |
là | ≠ | la | = | avverbio di luogo | / articolo o pronome personale |
lì | ≠ | li | = | avverbio di luogo | / pronome personale |
né | ≠ | ne | = | congiunzione negativa | / pronome personale |
sé | ≠ | se | = | pronome riflessivo | / congiunzione condizionale |
sì | ≠ | si | = | avverbio affermativo | / pronome riflessivo |
NB: sé può avere o non avere l’accento quando è seguito da stesso o medesimo (comunque è consigliabile accentarlo).
È sempre utile segnare l’accento, anche se è non in fine di parola, nei casi in cui due parole omografe si distinguono solo per la sua posizione (es. viòla e víola; ancóra e àncora; capitàno e càpitano), o per la sua qualità (vènti e vénti; bòtte e bótte), oppure se esistono forme omonime (es.: dài verbo e dai preposizione; dèi sostantivo e dei preposizione; dànno verbo e danno sostantivo).
Parole che non vogliono l’accento grafico
• attenzione ai monosillabi atoni confondibili (vedi sopra);
• attenzione specialmente a sì ≠ si (“sì si scrive con l’accento”);
• attenzione: do; so, sa; sto, sta; su; fa: non si confondono con niente, quindi niente accento;
• attenzione: da’ = da(i)!; fa’ = fa(i)!; sta’ = sta(i)!; di’ = di(ci)!; e anche po’ = po(co), con l’apostrofo e non coll’accento, perché non sono parole intere ma apocopi (troncamenti dell’ultima sillaba).
NB.: il fa che indica il tempo passato (es. tre mesi fa) o i risultati delle operazioni (due e due fa quattro), non è nient’altro che il verbo fare, non un omografo (cfr.: fanno tre mesi, due e due fanno quattro).
L’accento della -e- finale
Richiedono l’accento acuto -´-:
• tutte le parole tronche in -é (es.: affinché, benché, cosicché, finché, e tutti i composti di che, come ché nel significato di perché o affinché);
• sé, né;
• tutti i composti di tre;
• tutte le terze persone singolari del passato remoto in -é (rifletté, dové, poté, ecc.);
• altre parole particolari (es. scimpanzé, nontiscordardimé, mercé, testé, fé per fede e per fece, affé, autodafé, viceré, ecc.).
Vogliono invece l’accento grave -`-:
• è, voce del verbo essere, e il suo composto cioè;
• quasi tutte le parole di origine straniera o arcaiche: ahimè (ohimè), diè (= diede), piè (= piede), tè e caffè, coccodè, bebè, cabarè, bignè, canapè, gilè, lacchè, narghilè, purè, Noè, Mosè, Giosuè, Averroè, Salomè, ecc.