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Foscolo, “Il proprio ritratto”

Foscolo: morte tu mi darai fama e riposo

Lo stereotipo del romantico

 

Ugo Foscolo (1778-1827),
dai Sonetti, vii - viibis (1803; 1822)

 

Vicenda tormentatissima quella di questo sonetto, riportato più volte in vari luoghi dall’autore, che non cessò mai per tutta la vita di intervenire apportando modifiche, o ripristinando le versioni precedenti. La fonte è certamente l’analogo sonetto di Alfieri “Sublime specchio di veraci detti”, la cui struttura è da Foscolo seguita quasi passo passo, e al quale lo accomunano precisi echi lessicali.

Nota metrica: sonetti, rime ABAB BABA CDE CED; ABAB BABA CDE DEC.

 

Ch’altri che me non ho
di cui mi lagne
. (Petrarca)  
 

           IL PROPRIO RITRATTO
                                   (1803)

   Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,
crin fulvo (1), emunte (2) guance, ardito aspetto,
labbro tumido acceso, e tersi (3) denti,
capo chino, bel collo, e largo petto;

   giuste membra; vestir semplice eletto (4);
ratti (5) i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
avverso al mondo, avversi a me gli eventi:

   talor di lingua, e spesso di man prode;
mesto i più giorni (6) e solo, ognor pensoso,
pronto, iracondo, inquïeto, tenace:

   di vizi ricco e di virtù, do lode
alla ragion, ma corro ove al cor piace:
morte sol mi darà fama e riposo.

         IL PROPRIO RITRATTO
                                (1822)

   Solcata ho fronte, occhi incavati intenti;
crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
labbri tumidi arguti, al riso lenti (1);
capo chino, bel collo, irsuto petto:

   membra esatte (2); vestir semplice eletto;
ratti i passi, il pensier, gli atti, gli accenti:
prodigo, sobrio; umano, ispido (3), schietto (4);
avverso al mondo, avversi a me gli eventi:

   mesto i più giorni e solo; ognor pensoso;
alle speranze incredulo (5) e al timore;
il pudor mi fa vile; e prode l’ira:

   cauta mi parla la ragion; ma il core,
ricco di vizi e di virtù, delira (6):
morte, tu mi darai (7) fama e riposo.

1 “capelli rossi”.
2 “smunte”, pallide.
3 “puliti”, bianchi.
4 “scelto”, ricercato. Variante: «vestir mondo e negletto».
5 “veloci”.
6 Variante: «sovente».

1 Variante: «tumidi labbri ed al sorriso lenti».
2 “perfette”.
3 “ruvido”, scostante.
4 Variante: «sobrio, ostinato, uman, prodigo, schietto».
5 Il riferimento è manifestamente oraziano (Carmina I, 11: «quam minimum credula postero»)
6 “esce dal solco”, va fuori strada (latinismo).
7 Variante: «forse da morte avrò».

 

 Proposte di lavoro

Questo sonetto è una buona palestra per verificare sul campo il metodo di lavoro di Foscolo, e per esercitare la tecnica di lettura analitica strutturale:

• osservare e confrontare le varianti, cercando di intuire le motivazioni formali e contenutistiche che le determinano;

• confrontare il sonetto con gli esempi analoghi di Alfieri “Sublime specchio di veraci detti” e del giovanissimo Manzoni “Capel bruno: alta fronte: occhio loquace”;

• analogamente confrontarlo con altre liriche di Foscolo o di altri autori, in cui al ritratto prevalentemente fisico si sostituisce una attenzione più marcata per gli aspetti interiori (emotivi-affettivi e riflessivi).