Manzoni, "Alla Musa"
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- Ultima modifica il Giovedì, 12 Dicembre 2013 17:44
- Pubblicato Lunedì, 06 Dicembre 2010 12:25
- Scritto da quomodo
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Manzoni: fra la tromba e la lira
Le alte aspirazioni di un poeta adolescente
Alessandro Manzoni (1785-1873)
dalle Liriche giovanili, viii (1802)
Brutto sonetto un po’ spocchioso, incentrato su un concetto improprio di originalità: il giovane poeta chiede alla Musa di concedergli di poter intraprendere un genere letterario che gli dia la gloria in quanto non ancora sperimentato da nessuno né dei grandi poeti italiani del passato remoto e prossimo, né dei loro numerosi emulatori. Il concetto è espresso con abbondante ricorso a perifrasi e allusioni erudite, che rendono più il senso di una esibizione retorica che di una sincera riflessione sulla propria vocazione alla poesia.
Nota metrica: sonetto, rime ABAB ABBA CDE CDE.
[ALLA MUSA] |
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Novo intatto sentier (1) segnami, o Musa, Dante ha la tromba (3), e il cigno di Valchiusa Primo signor de l’italo coturno (8), Clio, che tratti la tromba e il plettro eburno (10), |
1 “un sentiero nuovo non toccato”, un genere di poesia mai praticato da altri. |
Strutture e connotazioni |
Significante. Unico rilievo per questo sonetto, formale e ancora molto settecentesco, è l’insolito ordine irregolare delle rime nelle quartine (non raro nelle poesie giovanili di Manzoni).
Significato. La lirica parte dalla ricerca di una via nuova per una poesia originale e dalla domanda retorica se non ci siano più strade non battute da altri. Segue poi una lista di poeti italiani esemplari, di cui solo Dante è menzionato in via diretta, mentre agli altri si allude mediante metonimie toponomastiche, col valore di antonomasia: Valchiusa (Vaucluse) è la regione di Avignone, dove visse Petrarca; Flora è Firenze, Ascre (Ascra) è la terra di Esiodo; Orobbia è la regione di Bergamo, da cui la famiglia di Tasso era originaria; Smirna (Smirne) è la patria di Omero, Siracusa di Teocrito, Venosa di Orazio. Altre formule ridondanti sono le perifrasi che alludono a Alfieri («primo signor dell’italo coturno», con la metonima coturno per la poesia drammatica) e Parini («cui dieo / Venosa il plettro, e chi il flagello audace?», anche qui con la metonimia plettro per la poesia lirica, e in più la domanda retorica). Si noterà la particolare insistenza su metonimie di figure che sono a loro volta metafore (plettro per lira, dove lira sta per poesia lirica).