Monti, “Sopra se stesso”
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- Categoria: Programma di 5ª
- Ultima modifica il Giovedì, 16 Ottobre 2014 18:13
- Pubblicato Lunedì, 06 Dicembre 2010 12:25
- Scritto da quomodo
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Monti: ecco il bel frutto del tuo cercar le dotte carte
Residui di illuminismo in età romantica
Vincenzo Monti (1754-1828)
da Odi e canzoni (1822)
Una constatazione quasi banale, come l’abbassamento della vista attribuito al troppo tempo passato nello studio («frutto del tuo cercar le dotte carte»), suggerisce nella prima quartina un pensiero vile di pentimento. Ma subito la risposta nella seconda quartina pone l’antitesi tra la vista fisica che cala e la vista intellettiva che invece, proprio grazie allo studio, si è fatta più viva e brillante, consentendo di dominare ben più di ciò che abbraccerebbe la pura vista fisica, anche se fosse perfetta. Da qui deriva una considerazione amara sulla umana follia, da cui il colto poeta può prendere le giuste distanze, osservando con un sorriso (di compatimento?) l’arrabattarsi degli altri nella vita dall’orlo dell’abisso della morte.
Nota metrica. Sonetto, rime ABBA ABBA CDC EDE.
SOPRA SE STESSO |
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Vile (1) un pensier mi dice: Ecco il bel frutto Se l’acume, io rispondo, è già distrutto Cosí mi spazio dal furor sicuro (7) Poi sull’abisso dell’oblio m’assido (9): |
1 Predicativo del soggetto. |
Strutture e connotazioni |
Significante. La struttura del sonetto è abbastanza chiara, articolando la sintassi secondo le sezioni della forma metrica. Da rilevare la presenza di frequenti inversioni d’ordine sintattico (anastrofi).
Significato. Il dato più evidente è l’elaborata cura per i contrasti (antitesi): la banalità della considerazione iniziale, espressa però in linguaggio aulico, si oppone all’illuministico orgoglio per la superiorità intellettuale; l’insensata pazzia del mondo, al dominio equilibrato del proprio io; la considerazione della morte, al disprezzo per l’effimera gloria. Notevoli sono, nella seconda terzina, le espressioni “abisso dell’oblio” e “nulla eterno”, in un linguaggio più tipico della poesia romantica che di quella neoclassica, che è nelle corde dell’autore.