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Folgore, “La pioggia sul cappello”

Folgore: piove, governo ladro!

Parodie dannunziane

 

Luciano FOLGORE [Omero Vecchi] (1888-1966)

da Il libro delle parodie (Milano, 1965)

 

  LA PIOGGIA SUL CAPPELLO
  1. Silenzio. Il cielo
è diventato una nube,
vedo oscurarsi le tube
non vedo l’ombrello,
ma odo sul mio cappello
di paglia,
da venti dracme e cinquanta
la gocciola che si schianta,
come una bolla,
tra il nastro e la colla.
Per Giove, piove
sicuramente,
piove sulle matrone
vestite di niente,
piove sui bambini
recalcitranti,
piove sui mezzi guanti
turchini,
piove sulle giunoni,
sulle veneri a passeggio,
piove sopra i catoni,
e, quello ch’è peggio,
piove sul tuo cappello
leggiadro,
che ieri ho pagato,
che oggi è sciupato;
piove, governo ladro!...
 

2. L’odi tu? Non è di passaggio
come l’acqua
di maggio,
che sciacqua la terra e la monda.
Sgronda terribilmente,
si sente il blasfemo
di un polifemo ambulante,
si veggono ninfe e atalante,
fuggire in un angiporto;
Plutone più vivo che morto
si pone una nivea pezzuola
sul feltro che cola;
Dïana s’accorcia la tunica
fin quasi all’altezza del femore,
e Dedalo immemore e Marte,
con toga a due petti e speroni,
s’impalano ai muri con arte
per evitare i doccioni.
Cibele fa segno all’auriga
che incurva il soffietto alla biga,
e monta sul cocchio
mentre la furia di Eolo
le palpa il malleolo
le morde il ginocchio,
si sfibia
d’intorno allo stinco e alla tibia.

 

3. Bagnati dal coccige al collo,
dal naso al tallone d’Achille,
fradici fino al midollo,
cugini alle anguille,
nubili d’ombrello,
col solo cappello
sentiamo che l’essere anfibi
sarebbe un superbo destino,
te biscia,
io girino,
e liscia la piova del giorno
ci colerebbe d’attorno,
non come a Issïone
che fece la ruota a Giunone,
ma pari al Tritone
cui Teti concesse
– regalo di nume –
di potersi fare
un ampio palamidone
di schiume di mare.

 

4. E piove sempre,
sul càmice mio,
sul peplo tuo
colore oramai dell’oblio,
piove sul croceo e l’eburno
del tuo moccichino di seta,
piove sul cromo del mio coturno
che s’impatacca di creta,
piove sopra il cinabro
che t’impomidaura il labro,
piove sui tremoli tocchi
che t’anneriscono gli occhi,
e andiamo d’androne
in androne,
con facce da mascherone,
squadrandoci obliquamente
se qualche pozza lucente
ci specchia e ci invecchia
per farci morir di furore,
Narcisi
dai visi colore
di colla di paglia,
di succo di nastro,
d’impiastro di minio,
di guazzo assassino
di cipria e di carboncino.

 

5. E piove a dirotto
da tutte le nubi,
piove dai tubi
sfasciati
dell’acquedotto
del cielo,
piove sui cani spelati,
piove sul melo e sul tiglio,
piove sul padre e sul figlio,
piove sui putti lattanti
sui sandali rutilanti,
su Pegaso bolso,
sull’orïolo da polso,
piove sul tuo vestitino
che m’è costato un tesauro,
piove sulla salvia e sul lauro
sull’erbetta e sul rosmarino,
piove sulle vergini schive,
piove su Pasife e Bacco,
piove persin sulle pive
nel sacco.
E piove sopra tutto
sul tuo cappello distrutto
mutato in setaccio,
che ieri ho pagato
che adesso è uno straccio
o Ermïone
che scordi a casa l’ombrello
nei giorni di mezza stagione.

 

 Per approfondire

Luciano Folgore, “La pioggia sul cappello” = da TellusFolio (23 ott. 2006)
Folgorati dalla Parodia di una Poesia = da Zip (mag. 2013)

• Carmelo Bene interpreta "La pioggia sul cappello"