D’Annunzio, “La pioggia nel pineto”
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- Categoria: Programma di 5ª
- Ultima modifica il Lunedì, 21 Febbraio 2022 10:00
- Pubblicato Lunedì, 20 Maggio 2013 12:39
- Scritto da Franzoni-Lanzani
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D’Annunzio: non odo parole che dici umane
Poesia e sentimento panico
Gabriele D’ANNUNZIO (1863-1938)
da Alcyone (1902)
Due amanti si inoltrano in una pineta in prossimità del mare e vengono sorpresi dalla pioggia, che colpisce allo stesso modo i loro corpi e la vegetazione. Intrisi di pioggia assistono alla propria metamorfosi in esseri del bosco, alla loro vegetalizzazione. Non è più la natura, come nella Sera fiesolana, che si umanizza, ma l’uomo che diviene parte del bosco.
La donna che è in compagnia del poeta si chiama Ermione, e cela l’identità di Eleonora Duse, un’amante del poeta. Il nome Ermione rimanda sia alla mitologia greca (figlia di Elena) che al personaggio shakespeariano di Racconto d’inverno.
Tuttavia, la figura femminile non ha consistenza né visiva né sentimentale; è un puro “tu” che serve al poeta per creare un’atmosfera di raccoglimento nell’ascolto dei suoni della natura (cfr. ANSELMI-FENOCCHIO, 2004, pp. 402-403).
Il poeta dedica molta attenzione agli effetti sonori attraverso l’uso di rime interne (varia nell’aria, v. 37), assonanze, allitterazioni (il verde vigor rude, v. 112). L’intenzione del poeta, però, non è quella di creare imitazioni onomatopee, utilizzando gli oggetti botanici come strumenti musicali, ma dar voce ad una musica verbale nel tentativo di cogliere le voci delle natura, le parole non umane che provengono da gocce e foglie.
Da ciò l’importanza dei verbi Taci, che apre il componimento, e Ascolta con cui il poeta invita la compagna a tendere i sensi per cogliere il misterioso linguaggio della natura.
Questo segna la circolarità della poesia: dall’invito al silenzio per ascoltare la musica della pioggia si arriva alla contemplazione del prodigio operatosi per la pioggia stessa.
Agli elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri) corrispondono in perfetta simmetria, anche numerica, gli elementi umani (volti, mani, vestimenti, pensieri, favola) con climax ascendente in un percorso che procede dall’esterno verso l’interno. Alla fine il corpo nella sua totalità si trasfigura: i due amanti avanzano nella natura assorbendone la vitalità.
Il fulcro del componimento sta nel tono favoloso e illusorio; lo testimonia anche la favola bella che in un gioco di reciproche illusioni unisce e separa il poeta e Ermione (cfr. ARMELLINI-COLOMBO, 2007, pp. 442-443).
Nota metrica: Gruppi di versi in numero uguale (32), mentre varia liberamente la misura, fra il minimo del ternario e il massimo del novenario, con predilezione per il senario. Le rime sono fitte, ma non legate a uno schema. Talvolta ritornano versi simili.
LA PIOGGIA NEL PINETO | |
5 |
1. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. |
10 15 20 25 30 |
2. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. |
35 40 45 50 55 60 |
3. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. |
65 70 75 80 85 90 95 |
4. Ascolta, ascolta. L’accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota. Più sordo e più fioco s’allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s’ode voce del mare. Or s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. |
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5. Piove su le tue ciglia nere |
Per approfondire |
• La pioggia nel pineto = da Wikipedia (scheda)
• "La pioggia nel pineto" di D'Annunzio: parafrasi del testo = da Oilproject (scheda)
• "La pioggia nel pineto" di Gabriele D'Annunzio: testo e commento = da Oilproject (videolezione)
• L. Folgore, "La pioggia sul cappello" (parodia)
• lettura di Emma Gramatica
• lettura di Giorgio Albertazzi