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Saba, "A mia moglie"

Saba: tu sei come... uno zoo di famiglia

 

Umberto SABA (1883-1957)

da Canzoniere, “Casa e campagna” (1909-10)

 

A mia moglie fa parte della raccolta Casa e Campagna e rappresenta un omaggio alla moglie Lina. La poesia ruota intorno alla figura della moglie, alla quale sono associati un gruppo di animali che pure solitamente sono usati come offesa: gallina = scarsa intelligenza; giovenca = scarsa bellezza; cagna = scarsa pudicizia; coniglia = scarso coraggio. In questo caso, però, Saba capovolge il significato negativo in un messaggio enigmatico, attribuendo alle femmine degli animali una serie di virtù che “avvicinano a Dio” (cfr. ANSELMI-FENOCCHIO, 2007, p. 328). Saba paragona la femminilità della propria moglie a una serie di animali comuni e sceglie questi termini di paragone in quanto gli animali, per la loro semplicità, avvicinano a Dio più degli uomini.

Nota metrica: canzone libera, composta di sei strofe di lunghezza variabile; vi sono molte rime prive di una struttura simmetrica. I versi prevalenti sono settenari, a cui si aggiungono quinari e altre forme libere, che uniti danno un endecasillabo.

 

  A MIA MOGLIE




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1.  Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Cosí se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.

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35

2.  Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la sua carne.
Se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t’offro quando sei triste.


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50
3.  Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.


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65

4.  Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?

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75
5.  Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un’altra primavera.



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85
6.  Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.
E cosí nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna.

 

 Guida alla lettura

Dal punto di vista psicoanalitico la moglie, che non è uguale a nessun’altra donna, è identificata con la figura materna. Gli aspetti unificanti fra la moglie e la madre sono il lamentarsi e il soffrire, temi ricorrenti nella poesia di Saba, alla cui base sta l’atteggiamento severo e triste della madre nei confronti del figlio dopo l’abbandono da parte del padre (cfr. LUPERINI, 2001, pp. 163, 164).

Ogni strofa inizia con lo stesso modulo “Tu sei come…”, seguito dall’animale e dal determinato aggettivo, e termina con il tema del lamento, del soffrire e della tristezza.

L’intera poesia è costruita sulla base semantica della metafora in presenza. Essa introduce un rispecchiamento separato fra i due termini di paragone, poiché l’accostamento della donna all’animale non deve apparire come una fusione, altrimenti comprometterebbe l’annullamento delle differenze. Saba, infatti, tende a precisare che la donna è come una gallina, ma non è una gallina (cfr. LUPERINI, 2001, p. 164).

La poesia è ricca di enjambements (es. vv. 3-4-5, 6-7, 11-12-13-14, 18-19) e le rime sono sostituite da figure foniche meno forti, come l’assonanza (es. vv. 2-5, 26-27, 50-51, 55-57-58) e la consonanza (es. vv.57-59) con lo scopo di dare una musicalità che risulti infantile ed elementare, a metà tra una poesia infantile e la salmodia si un testo religioso (cfr. ANSELMI-FENOCCHIO, 2007, p. 329).

 

 Per approfondire

• "A mia moglie" di Umberto Saba = da Studenti.it (scheda) [buon esempio di tautologia, ma con impegno!]
• "A mia moglie" di Umberto Saba = da Finestre sull'arte
Saba innamorato della moglie Lina ma..., di Gillo Dorfles = dal Corriere della Sera, 9 ago. 2001