Top menu

2009_tramonto_w.jpg2008_oltreorizzonte_w.jpg2009_tramonto2_w.jpg2009_incendio_w.jpg2009_stagno_w.jpg2011_settembre_w.jpg2007_grandepino_w.jpg2011_schiumadonda_w.jpg2008_controlucemn_w.jpg2010_temporale_w.jpg2011_paes-invernale-1_w.jpg2011_marina_w.jpg2012_nebbia-su-mantova_w.jpg2009_sottobosco_w.jpg2009_mantovainrosso_w.jpg2010_steppa_w.jpg2011_paes-invernale-2_w.jpg2011_cespuglio_w.jpg2012_campo-papaveri_w.jpg2009_toscanasera_w.jpg2012_tre-alberi_w.jpg2012_squarcio-di-luce_w.jpg2008_acquitrino_w.jpg2009_sorgere_w.jpg2011_forza-del-vento_w.jpg

D’Annunzio, “La sera fiesolana”

D’Annunzio: laudata sii

Poesia e liturgia pseudo-francescana

 

Gabriele D’ANNUNZIO (1863-1938)

da Alcyone (1902)

 

La poesia appartiene alla prima sezione di Alcyone ed è la prima della raccolta a essere stata composta.

Sono chiari i riferimenti al Cantico delle creature di San Francesco quando usa espressioni come: Laudata sii per rivolgersi alla sera, oppure fratelli olivi (v. 29).

Il poeta si rivolge alla sua compagna e la invita a contemplare con lui l'arrivo della notte. La scena si svolge in una sera di giugno, dopo la pioggia al crepuscolo; questo è per l'autore un momento di passaggio e metamorfosi carico di attesa suggestione (cfr. ALVINO, 1998, p. 47). Il tema centrale della poesia è appunto la metamorfosi che investe il paesaggio, il quale perde progressivamente ogni aspetto realistico e assume sembianze umane. A questo tema corrisponde in modo speculare la metamorfosi dell'uomo che proietta se stesso nel mondo esterno.

La sera è un tema ricorrente tra i poeti e viene ripreso da D'Annunzio in questa poesia: la sera è per il poeta il momento magico in cui il paesaggio con le colline di Fiesole si trasforma agli occhi di chi lo contempla, perdendo i propri caratteri e assumendo le sembianze di una donna (cfr. GAVAZZENI, 1980, p. 220).

Nella prima strofa il tema centrale è il sorgere della luna che non viene descritto in senso vero e proprio, ma viene descritto invece il momento magico e sospeso che lo precede.

Nella seconda strofa comincia a crescere l'attenzione per il suono delle parole, che sono scelte per la loro musicalità. Qui il poeta insiste sull'idea dell'acqua e sul passaggio tra la primavera e l'estate.

Nella terza strofa si giunge all'esaltazione dell'irrazionale: si crea una dimensione in cui le parole non servono a denotare ma ad evocare (cfr. ANSELMI, 2004, p. 399).

Nota metrica: tre strofe di quattordici versi: endecasillabi, novenari, settenari e quinari senza schema fisso. Tutte le strofe sono seguite da un'antifona di tre versi: un endecasillabo, un ipermetro (in questo caso un ternario+un dodecasillabo) e un quinario. Le tre antifone di lode, distinte dal vocativo in apertura del secondo verso, sono dedicate alla sera e al suo tramutarsi in donna. Tipica di D'Annunzio è la sostituzione della rima con l'assonanza, nonché la sostanziale equivalenza di versi endecasillabi e ipermetri, coerentemente con i principi della metrica greca antica cui il poeta attinge.

 

  LA SERA FIESOLANA





  5




10




15

1.  Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta
su l’alta scala che s’annera
contro il fusto che s’inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sè distenda un velo
ove il nostro sogno giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.

Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!



20




25




30

 

2.  Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!

35




40




45



 

50

3.  Io ti dirò verso quali reami
d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l’ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s’incurvino come labbra che un divieto
chiuda, e perchè la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l’anima le possa amare
d’amor più forte.

Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!

 

 Per approfondire

La sera fiesolana = da Treccani.it, Una poesia al giorno (scheda)
G. D'Annunzio da Alcyone La sera fiesolana = da Balbruno (scheda)
• D'Annunzio, "La sera fiesolana": parafrasi del testo = da Oilproject (scheda)
• "La sera fiesolana" di Gabriele D'Annunzio: riassunto e commento = da Oilproject (scheda)