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Leopardi, “A se stesso”

Leopardi: l’infinita vanità del tutto

La sua sintesi della propria vita

 

Giacomo Leopardi (1798-1837)

dai Canti, xxviii (1833-35)

 

Nota metrica: idillio, libera alternanza di endecasillabi e settenari, con rime sparse.

 

                       A SE STESSO

 



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    Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.

 

 Strutture e connotazioni

Significante.

Significato. 

 

 Per approfondire

Leopardi, "A se stesso" = testo con note