Manzoni, "S’ode a destra"
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- Ultima modifica il Venerdì, 13 Dicembre 2013 00:47
- Pubblicato Giovedì, 12 Dicembre 2013 17:25
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Manzoni: i fratelli hanno ucciso i fratelli
Coro per la battaglia di Maclodio
Alessandro Manzoni (1785-1873)
da Il Conte di Carmagnola, atto ii scena vi (1821)
Nota metrica. Ottave di decasillabi anapestici; rime ABAC BDDC, con C tronca.
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CORO |
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1. S’ode a destra uno squillo di tromba; a sinistra risponde uno squillo: d’ambo i lati calpesto rimbomba da cavalli e da fanti il terren. Quinci spunta per l’aria un vessillo; quindi un altro s’avanza spiegato: ecco appare un drappello schierato; ecco un altro che incontro gli vien. |
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2. Già di mezzo sparito è il terreno; già le spade rispingon le spade; l’un dell’altro le immerge nel seno; gronda il sangue; raddoppia il ferir. – Chi son essi? Alle belle contrade qual ne venne straniero a far guerra? Qual è quei che ha giurato la terra dove nacque far salva, o morir? |
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3. – D’una terra son tutti: un linguaggio parlan tutti: fratelli li dice lo straniero: il comune lignaggio a ognun d’essi dal volto traspar. Questa terra fu a tutti nudrice, questa terra di sangue ora intrisa, che natura dall’altre ha divisa, e ricinta con l’alpe e col mar. |
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4. – Ahi! Qual d’essi il sacrilego brando trasse il primo il fratello a ferire? Oh terror! Del conflitto esecrando la cagione esecranda qual è? – Non la sanno: a dar morte, a morire qui senz’ira ognun d’essi è venuto; e venduto ad un duce venduto, con lui pugna, e non chiede il perché. |
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5. – Ahi sventura! Ma spose non hanno, non han madri gli stolti guerrieri? Perché tutte i lor cari non vanno dall’ignobile campo a strappar? E i vegliardi che ai casti pensieri della tomba già schiudon la mente, ché non tentan la turba furente con prudenti parole placar? |
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6. – Come assiso talvolta il villano sulla porta del cheto abituro, segna il nembo che scende lontano sopra i campi che arati ei non ha; così udresti ciascun che sicuro vede lungi le armate coorti, raccontar le migliaia de’ morti, e la pieta dell’arse città. |
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7. Là, pendenti dal labbro materno vedi i figli che imparano intenti a distinguer con nomi di scherno quei che andranno ad uccidere un dì; qui le donne alle veglie lucenti de’ monili far pompa e de’ cinti, che alle donne diserte de’ vinti il marito o l’amante rapì. |
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8. – Ahi sventura! sventura! sventura! Già la terra è coperta d’uccisi; tutta è sangue la vasta pianura; cresce il grido, raddoppia il furor. Ma negli ordini manchi e divisi mal si regge, già cede una schiera; già nel volgo che vincer dispera, della vita rinasce l’amor. |
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9. Come il grano lanciato dal pieno ventilabro nell’aria si spande; tale intorno per l’ampio terreno si sparpagliano i vinti guerrier. Ma improvvise terribili bande ai fuggenti s’affaccian sul calle; ma si senton più presso alle spalle anelare il temuto destrier. |
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10. Cadon trepidi a pié de’ nemici, gettan l’arme, si danno prigioni: il clamor delle turbe vittrici copre i lai del tapino che mor. Un corriero è salito in arcioni; prende un foglio, il ripone, s’avvia, sferza, sprona, divora la via; ogni villa si desta al rumor. |
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11. Perché tutti sul pesto cammino dalle case, dai campi accorrete? Ognun chiede con ansia al vicino, che gioconda novella recò? Donde ei venga, infelici, il sapete, e sperate che gioia favelli? I fratelli hanno ucciso i fratelli: questa orrenda novella vi do. |
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12. Odo intorno festevoli gridi; s’orna il tempio, e risona del canto; già s’innalzan dai cori omicidi grazie ed inni che abbomina il ciel. Giù dal cerchio dell’alpi frattanto lo straniero gli sguardi rivolve; vede i forti che mordon la polve, e li conta con gioia crudel. |
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13. Affrettatevi, empite le schiere, sospendete i trionfi ed i giochi, ritornate alle vostre bandiere: lo straniero discende; egli è qui. Vincitor! Siete deboli e pochi? Ma per questo a sfidarvi ei discende; e voglioso a quei campi v’attende dove il vostro fratello perì. |
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14. Tu che angusta a’ tuoi figli parevi, tu che in pace nutrirli non sai, fatal terra, gli estrani ricevi: tal giudizio comincia per te. Un nemico che offeso non hai, a tue mense insultando s’asside; degli stolti le spoglie divide; toglie il brando di mano a’ tuoi re. |
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15. Stolto anch’esso! Beata fu mai gente alcuna per sangue ed oltraggio? Solo al vinto non toccano i guai; torna in pianto dell’empio il gioir. Ben talor nel superbo viaggio non l’abbatte l’eterna vendetta; ma lo segna; ma veglia ed aspetta; ma lo coglie all’estremo sospir. |
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16. Tutti fatti a sembianza d’un Solo, figli tutti d’un solo Riscatto, in qual ora, in qual parte del suolo, trascorriamo quest’aura vital, siam fratelli; siam stretti ad un patto: maledetto colui che l’infrange, che s’innalza sul fiacco che piange, che contrista uno spirto immortal! |
Per approfondire |
• Introduzione alla tragedia, videolezione da Oilproject.org
• Introduzione alla tragedia, scheda da Wikipedia
• Parafrasi del coro, scheda da Parafrasando.it
• Interpretazione del coro, dal film Il Conte di Carmagnola di U. Gregoretti (1980)