LA SCOPERTA DEI GLOBI AEREOSTATICI.
Al signor di Montgolfier.
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1. Quando Giason dal Pelio Spinse nel mar gli abeti, E primo corse a fendere Co’ remi il seno a Teti,
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2. Su l’alta poppa intrepido Col fior del sangue acheo Vide la Grecia ascendere Il giovinetto Orfeo.
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3. Stendea le dita eburnee Sulla materna lira; E al tracio suon chetavasi De’ venti il fischio e l’ira.
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4. Meravigliando accorsero Di Doride le figlie; Nettuno ai verdi alipedi Lasciò cader le briglie.
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5. Cantava il Vate odrisio D’Argo la gloria intanto, E dolce errar sentivasi Sull’alme greche il canto.
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6. O della Senna ascoltami Novello Tifi invitto: Vinse i portenti argolici L’aereo tuo tragitto.
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7. Tentar del mare i vortici Forse è sí gran pensiero, Come occupar de’ fulmini L’inviolato impero?
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8. Deh! perché al nostro secolo Non diè propizio il Fato D’un altro Orfeo la cetera, Se Montgolfier n’ha dato?
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9. Maggior del prode Esonide Surse di Gallia il figlio. Applaudi, Europa attonita, Al volator naviglio.
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10. Non mai Natura, all’ordine Delle sue leggi intesa, Dalla potenza chimica Sortí piú bella offesa.
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11. Mirabil arte, ond’alzasi Di Sthallio e Black la fama, Pera lo stolto Cinico Che frenesia ti chiama.
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12. De’ corpi entro le viscere Tu l’acre sguardo avventi, E invan celarsi tentano Gl’indocili elementi.
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13. Dalle tenaci tenebre La veritá traesti, E delle rauche ipotesi Tregua al furor ponesti.
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14. Brillò Sofia piú fulgida Del tuo splendor vestita, E le sorgenti apparvero, Onde il creato ha vita.
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15. L’igneo terribil aere, Che dentro il suol profondo Pasce i tremuoti, e i cardini Fa vacillar del mondo,
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16. Reso innocente or vedilo Da’ marzii corpi uscire, E giá domato ed utile Al domator servire.
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17. Per lui del pondo immemore, Mirabil cosa! in alto Va la materia, e insolito Porta alle nubi assalto.
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18. Il gran prodigio immobili I riguardanti lassa, E di terrore un palpito In ogni cor trapassa.
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19. Tace la terra, e suonano Del ciel le vie deserte: Stan mille volti pallidi, E mille bocche aperte.
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20. Sorge il diletto e l’estasi In mezzo allo spavento, E i piè mal fermi agognano Ir dietro al guardo attento.
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21. Pace e silenzio, o turbini: Deh! non vi prenda sdegno Se umane salme varcano Delle tempeste il regno.
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22. Rattien la neve, o Borea, Che giú dal crin ti cola; L’etra sereno e libero Cedi a Robert che vola.
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23. Non egli vien d’Orizia A insidiar le voglie: Costa rimorsi e lagrime Tentar d’un Dio la moglie.
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24. Mise Teséo nei talami Dell’atro Dite il piede: Punillo il Fato, e in Erebo Fra ceppi eterni or siede.
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25. Ma giá di Francia il Dedalo Nel mar dell’aure è lunge: Lieve lo porta Zeffiro, E l’occhio appena il giunge.
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26. Fosco di lá profondasi Il suol fuggente ai lumi, E come larve appaiono Cittá, foreste e fiumi.
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27. Certo la vista orribile L’alme agghiacciar dovria; Ma di Robert nell’anima Chiusa è al terror la via.
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28. E giá l’audace esempio I piú ritrosi acquista; Giá cento globi ascendono Del Cielo alla conquista.
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29. Umano ardir, pacifica Filosofia sicura, Qual forza mai, qual limite Il tuo poter misura?
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30. Rapisti al ciel le folgori, Che debellate innante Con tronche ali ti caddero, E ti lambîr le piante.
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31. Frenò guidato il calcolo Dal tuo pensiero ardito Degli astri il moto e l’orbite, L’ Olimpo e l’infinito.
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32. Svelaro il volto incognito Le piú rimote stelle, Ed appressar le timide Lor vergini fiammelle.
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33. Del Sole i rai dividere, Pesar quest’aria osasti; La terra, il foco, il pelago, Le fere e l’uom domasti.
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34. Oggi a calcar le nuvole Giunse la tua virtute, E di natura stettero Le leggi inerti e mute.
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35. Che piú ti resta? Infrangere Anche alla Morte il telo, E della vita il nettare Libar con Giove in cielo.
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