Lentini, “A l’aire claro ò vista ploggia dare”

Categoria: Programma di 3ª
Ultima modifica il Lunedì, 03 Dicembre 2018 11:23
Pubblicato Sabato, 28 Giugno 2008 11:19
Scritto da Luigi Tonoli
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Lentini: l’ossimoro dell’amore

Un abile dilettante inventore del sonetto

 

Jacopo da LENTINI (1ª metà sec. XIII)

dalle Poesie, 27

L’amore è una sorta di forza ossimorica che insieme ferisce e risana, dà vita togliendola e spegne il fuoco col fuoco. Amore è malattia curata dall’amore: sembra portare alla morte intensificando la vita. Fenomeno più grandioso non si dà in natura.

Nota metrica. Sonetto: rime ABAB ABAB CDE CDE.

 

    A l’aire claro (1) ò vista ploggia dare, [a]
ed a lo scuro rendere clarore (2);
e foco arzente (3) ghiaccia diventare (4),
e freda neve rendere calore (5);

    e dolze cose molto amareare (6),
e de l’amare rendere dolzore;
e dui guerreri (7) in fina (8) pace stare,
e ‘ntra dui amici nascereci errore (9).

    Ed ò vista d’Amor cosa più forte (10),
ch’era feruto e sanòmi ferendo (11); [b]
lo foco donde ardea stutò (12) con foco (13).

    La vita che mi dè fue la mia morte (14);
lo foco che mi stinse (15), ora ne ‘ncendo (16),
d’amor mi trasse e misemi in su’ loco (17).

1 “all’aria chiara”, dal cielo sereno.  
2 “emet­te­re bagliore” di lampi.  
3 “fuoco ardente”, la fol­gore.  
4 “diventare ghiaccio”, farsi grandine.  
5 Era antica convinzione che la grandine nascesse dai fulmini e che dal ghiaccio derivasse il vetro (e il vetro usato come lente può produrre la fiamma).
6 “amareggiare”, trasformarsi in amare.  
7 “nemici” (gallicismo).  
8 “perfet­ta”.  
9 “nascerci litigio”. Nelle quartine si elencano, in rapido polisindeto, fenomeni straordinari, in cui gli effetti sembrano contraddire le cause, rasentando l’impossibile (adynaton).  
10 “grandiosa”.  
11 “io ero ferito, e mi sanò ferendomi”. L’amore ha ferito l’amante, ma l’ha anche risanato colpendo la donna, che quindi ricambia il sentimento. L’idea di amore che ferisce e risana può essere essere un rimaneggiamento della leggenda della lancia di Peleo, che guariva a un secondo tocco le ferite inferte col primo. L’immagine è frequente nella poesia provenzale.
12 “spen­se”.  
13 È il fuoco amoroso di cui ora brucia la donna.  
14 L’amore che prima faceva morire, ora è corrisposto e intensifica la vita.  
15 “spense”.  
16 “ora ne brucio”.
17 “Mi ha tolto dall’innamoramento e mi ha posto di nuovo in esso”. Il fuoco spegne e incendia, dà morte e vita, priva dell’amore e lo ridona. Nelle terzine il discorso è ricondotto ad amore, in cui la compresenza degli opposti sorprende più che in ogni altro evento.

 

 Sintesi del contenuto

• Nelle quartine si elencano in rapido polisindeto fenomeni straordinari, in cui gli effetti sembrano contraddire le premesse, rasentando l’impossibile (adỳnaton). [1-8]
• Nelle terzine il discorso è ricondotto ad amore, in cui la compresenza degli opposti sorprende più che in ogni altro evento. [9-14]

 Guida alla lettura

[a] Il sonetto si apre e si chiude con immagini di luce, che esemplificano i fenomeni dell’anima. L’estetica medievale riteneva che la claritas (chiarezza, luminosità) fosse necessaria alla bellezza e dunque al contesto in cui l’amore si manifesta. Secondo la fantasiosa interpretazione etimologica di Isidoro di Siviglia, il termine latino aerem, che designa l’aria, deriverebbe da aurum (oro), e infatti l’aria è bella proprio perché, come l’oro, risplende se colpita dalla luce (cfr. Eco, 2004, p. 113).

[b] L’idea di amore che ferisce e risana può essere messa in relazione con la leggenda della lancia di Peleo che guariva a un secondo tocco le ferite inferte col primo. L’immagine è frequente nella poesia provenzale. La si trova anche nella canzone Pir meu cori di Stefano Protonotaro (vv. 46-47).

(a cura di Luigi Tonoli, 2008)