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Agostino, I sei giorni della creazione

Agostino: anche noi come Dio

Un esempio di interpretazione anagogica

 

Aurelius AUGUSTINUS (354-430)

da Genesis contra Manichaeos, II, 25

 

Septem dierum altior allegoria. [Allegoria più alta dei sette giorni della creazione]
Habet etiam unusquisque nostrum in bonis operibus et recta vita tamquam distinctos istos sex dies, post quos debet quietem sperare.

Anche ciascuno di noi ha, per così dire – rispetto alle opere buone e alla vita – questi sei giorni distinti, dopo i quali deve sperare il riposo.

Primo die lucem fidei, quando prius visibilibus credit, propter quam fidem Dominus visibiliter apparere dignatus est.

Nel primo giorno la luce della fede, allorché crede prima alle realtà visibili, fede per la quale il Signore degnò di mostrarsi materialmente.

Secundo die tamquam firmamentum disciplinae, quo discernit inter carnalia et spiritalia, sicut inter aquas inferiores et superiores.

Nel secondo giorno egli ha, per così dire, il solido fondamento della dottrina, per cui distingue le realtà carnali da quelle spirituali come tra le acque inferiori e quelle superiori.

Tertio die, quo mentem suam ad ferendos bonorum operum fructus, a labe et fluctibus tentationum carnalium, tamquam aridam terram a perturbationibus maris secernit, ut iam possit dicere: Mente servio legi Dei, carne autem legi peccati.

Nel terzo, per poter produrre i frutti delle opere buone, separa il proprio spirito dai flutti funesti delle tentazioni carnali come la terraferma dal mare agitato affinché possa ormai dire: “con lo spirito mi assoggetto alla legge di Dio, ma con la carne mi assoggetto alla legge del peccato”.

Quarto die, quo iam in illo firmamento disciplinae spiritales intellegentias operatur atque distinguit, videt quae sit incommutabilis veritas, quae tamquam sol fulget in anima; et quemadmodum anima ipsius veritatis particeps fiat, et corpori ordinem et pulchritudinem praestet, tamquam luna illuminans noctem; et quemadmodum stellae omnes, scilicet intellegentiae spiritales, in huius vitae obscuritate tamquam in nocte micent et fulgeant.

Nel quarto giorno, in cui grazie al detto saldo fondamento della dottrina produce e distingue le conoscenze spirituali, vede qual è la verità immutabile che brilla nell’anima come il sole, e in qual modo l’anima diventa partecipe della medesima verità e comunica ordine e bellezza al corpo allo stesso modo della luna che illumina la notte, e con tutti gli astri, vale a dire le conoscenze spirituali, sfavillano e risplendono nelle tenebre di questa vita come nella notte.

Quarum rerum notitia fortior effectus incipiat quinto die in actionibus turbulentissimi saeculi, tamquam in aquis maris operari, propter utilitatem fraternae societatis; et de corporalibus actionibus, quae ad ipsum mare pertinent, id est ad hanc vitam, producere animarum vivarum reptilia, id est opera quae prosint animis vivis; et cetos magnos, id est fortissimas actiones, quibus fluctus saeculi dirumpuntur et contemnuntur, et volatilia coeli, id est voces coelestia praedicantes.

Al quinto giorno l’uomo, divenuto più forte grazie alla conoscenza di queste realtà deve cominciare ad operare a vantaggio della comunità fraterna mediante le attività di questo mondo oltremodo agitato, come nelle acque del mare; inoltre, con azioni pertinenti allo stesso mare, ossia alla vita terrena, deve produrre rettili di esseri viventi, vale a dire opere utili agli esseri viventi, e grandi cetacei, vale a dire azioni assai valide con cui si riesce a infrangere e a non temere i marosi del mondo, e deve produrre gli uccelli del cielo, vale a dire parole che proclamino le verità celesti.

Sexto autem die producat de terra animam vivam, id est de ipsa stabilitate mentis suae ubi spiritales habet fructus, id est bonas cogitationes, motus omnes animi sui regat, ut sit in illo anima viva, id est rationi et iustitiae serviens, non temeritati atque peccato. Ita fiat etiam homo ad imaginem et similitudinem Dei, masculus et femina, id est intellectus et actio, quorum copulatione spiritalis fetus terram impleat, id est carnem subiciat, et caetera quae iam in hominis perfectione superius dicta sunt. In istis autem tamquam diebus vespera est in ipsa perfectione singulorum operum, et mane in inchoatione consequentium. 

Nel sesto giorno poi deve produrre dalla terra animali viventi, deve cioè con la stabilità del proprio spirito, in cui possiede i frutti spirituali, ossia i buoni pensieri, dirigere tutti i moti del proprio spirito affinché l’anima sia viva, cioè soggetta alla ragione e alla giustizia e non alla temerità e al peccato. In tal modo deve diventare a immagine e a somiglianza di Dio anche l’uomo, maschio e femmina, cioè intelligenza e azione, mediante l’unione dei quali riempia la terra di frutti spirituali, assoggetti cioè la carne e tutto il resto ch’è stato già detto più sopra a proposito della perfezione morale dell’uomo.

Post istorum quasi sex dierum opera bona valde, speret homo quietem perpetuam, et intellegat quid sit: Requievit Deus septimo die ab omnibus operibus suis: quia et ipse in nobis haec bona operatur, qui ut operemur iubet; et ipse recte requiescere dicitur, quia post haec omnia opera requiem nobis ipse praestabit. Quomodo enim recte dicitur paterfamilias aedificare domum, cum hoc non opere suo faciat, sed eorum quibus servientibus imperat; sic recte dicitur et ab operibus requiescere, cum post perfectionem fabricae, illis quibus imperabat permittit ut vacent, et iucundo otio perfruantur.

A proposito poi di questi, diciamo così, “giorni” la sera consiste nello stesso compimento di ciascun’opera, e la mattina nell’inizio di quelle seguenti. Dopo le opere molto buone di questi cosiddetti sei “giorni”, l’uomo deve sperare il riposo eterno e comprendere che cosa vuol dire: “Dio si riposò da tutte le sue opere al settimo giorno”, poiché non solo a compiere in noi queste opere buone è proprio lui che ci comanda di compierle, ma anche la Scrittura dice giustamente che egli si riposò, perché sarà proprio lui a darci il riposo dopo tutte queste opere. In realtà, allo stesso modo che a ragione si dice che è il padre di famiglia a costruire la casa, benché non lo faccia con il proprio lavoro ma con quello dei servi, così a ragione si dice che si riposa dai lavori quando, dopo aver ultimata la costruzione, a coloro cui dava ordini, permette di starsene in ozio a godere d’un gradito riposo.