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La scintilla che manca nei giovani

dal Giornale di Brescia, 12.09.2012, p. 55 (lettera al direttore)

La scintilla che manca nei giovani

Nel 1963 Bob Dylan confidava a un amico che la risposta soffiava nel vento; trent'anni dopo gli Scorpions cantavano il vento di cambiamento che stava spazzando il dramma comunista dopo il crollo del Muro di Berlino. Negli anni Sessanta i giovani avevano una domanda che li tormentava, che li sfidava, che toglieva loro il sonno come al giovane Leopardi - le risposte erano sbagliate ma non importa, è nella domanda la scintilla che, in sé, contiene tutto. Nella mia mente di dodicenne (di allora) si incise, per rimanervi indelebile, l'immagine dei ragazzi che con tutta l'ironia della loro età sgretolavano, prima con i picconi e poi con le note, l'incarnazione del muro dell'ideologia, dipinto nella stupenda «Another Brick in The Wall» dei Pink Floyd.

Oggi nemmeno una brezza nei capelli! Cosa ha fiaccato i cuori, atrofizzato gli arti, spento la luce negli occhi di chi ha dentro di sé tutta l'energia dei vent'anni? Il caro Giacomo, da Recanati, rese quest'apatia in versi al Conte Pepoli e ai suoi giovani cortigiani:

«Questo affannoso e travagliato sonno
Che noi vita nomiam, come sopporti,
Pepoli mio? di che speranze il core
Vai sostentando? in che pensieri, in quanto
O gioconde o moleste opre dispensi
L'ozio che ti lasciàr gli avi remoti,
Grave retaggio e faticoso? È tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell'oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all'intento
Giunger mai non potria, ben si conviene
Ozioso nomar».

Quella malattia che nei secoli scorsi regalava noia mortale ai rampolli della classe agiata oggi colpisce i più: quando tutto è dovuto, prima per diritto dinascita e poi per diritto costituzionale, quella molla che in natura ci sospinge alla ricerca inevitabilmente s'inaridisce e si frantuma.

E allora non si stupisca la politica se i giovani non lottano per l'ideale europeo che arse e consumò De Gasperi; non si scandalizzi chi commenta statistiche che vedono crescere il numero di chi «non cerca lavoro e non studia»; non si affanni chi crede di stimolare l'impresa con inutili gingilli clientelari come i contributi a fondo perso. Sì, «a fondo perso», come la causa che perseguono: cioè accendere la scintilla per decreto. A chi s'affaccenda a imbastire una nuova politica industriale, nuovi piani quinquennali per dirla tutta, consiglio di leggere «La città di Dio» di Louis de Wohl: la storia di un giovane che giorno dopo giorno, con la pazienza della Regola da lui fondata, bonificò paludi, innovò la scienza, trasmise la cultura millenaria e gettò le basi per la rinascita dell'Europa. Senza budget o business plan. Si chiamava Benedetto e veniva da Norcia.

Manolo Salvi
Borgosatollo