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inversione

L’inversione è un fenomeno linguistico che consiste in qualunque disposizione sintattica differente dal normale ordine soggetto-verbo-oggetto (SVO) vigente nella lingua italiana. Di solito l’elemento che viene anteposto nell’inversione acquista una evidente marcatura enfatica o connotativa.

Poiché l’italiano non dispone di declinazione dei casi (tranne che nei pronomi personali e relativi), l’identificazione di soggetto e oggetto diretto avviene in base alla posizione rispettivamente prima e dopo il verbo (il torero ammazza il toro; il toro ammazza il torero); l’eventuale anticipazione (►prolessi) dell’oggetto rispetto al verbo (OVS), talora ricorrente specie nel parlato, richiede perciò di necessità la ripresa epanalettica (►epanalessi) dell’oggetto mediante un pronome personale complemento atono, che ne evidenzia la funzione di oggetto (il toro lo ammazza il torero; la mela la mangiò Eva).

Un caso caratteristico è quello che mira a riprodurre in italiano l’ordine tipico della frase latina (SOV), col verbo posto alla fine del costrutto (frequente ad es. nella prosa del sec. XIV). Naturalmente in latino è di fatto un’inversione ogni ordine diverso da SOV (il che implica di solito anche uno scambio reciproco delle posizioni attributiva e predicativa).

Due forme di inversione abbastanza consuete in poesia sono l’anastrofe (che coinvolge due elementi) e l’iperbato (che coinvolge più di due elementi, o una frase intera).

 


Esempi

• Sempre caro mi fu quest’ermo colle (Leopardi), dove la costruzione normale sarebbe ‘quest’ermo colle mi fu sempre caro’ - Dolce e chiara è la notte e senza vento (Leopardi).