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anfibologia

L’anfibologìa (doppio senso) è un enunciato ambiguo, interpretabile in due o più modi diversi. Si può avere anfibologia morfologica, sintattica (che di solito è un errore grave), o più frequentemente semantica.

In poesia l’anfibologia ha un ruolo importante per valorizzare la polisemìa (pluralità di significati) del testo; ma in prosa, specie nei testi referenziali, è bene aver cura di evitarla sempre, per non mettere in confusione il destinatario.

 


Esempi

anfibologia morfologica: dum loquimur fugerit inuida aetas (Orazio): futuro anteriore o perfetto congiuntivo?

anfibologia sintattica: il cane del vicino che corre: anfibologia del referente: chi corre, il cane o il vicino?
lo passo | che non lasciò già mai personaviva (Dante): anfibologica qui è anzitutto la funzione sintattica di viva, che può essere attributivo o predicativo di persona; di conseguenza risulta anfibologica anche la funzione di che, accusativo nel primo caso (= “nessuna persona viva lasciò mai il quale”), nominativo nel secondo (= “il quale non lasciò mai viva persona”)
ibis redibis non morieris in bello: anfibologia della negazione.

anfibologia semantica: saluto/salute, che in Dante significa saluto, ma anche benessere psicofisico, ma anche salvezza spirituale
mezzo minuto di raccoglimento, nel senso di ‘cucchiaino’ (dove le anfibologie sono ben tre)
i, Vitelli, dei Romani sono belli: anfibologia interlinguistica, tra latino e italiano
age primum et septimum de quatuor (Eco): anfibologia tra livello referenziale e livello metalinguistico (= non quattro cose, ma la parola ‘quatuor’).