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canone

Il cànone è una struttura musicale tipica della polifonia. Può essere realizzato da due o più parti vocali o strumentali e consiste nel fare iniziare una melodia da una sola parte (antecedente) e di farla seguire, dopo un dato intervallo di tempo, da una seconda parte, che ripropone rigorosamente, anche partendo da una nota diversa, il disegno melodico proposto dalla parte che ha iniziato; se il canone ha più di due voci, le entrate delle altre parti (conseguenti) seguono a distanze di tempo che possono essere regolari o anche irregolari.

Elaborato dalla cosiddetta ars nova del ‘300, fu perfezionato dai fiamminghi del ‘400 e si conservò nell’ambito della musica di carattere alto in tutte le epoche, compreso il ‘900.

Oltre alla forma descritta, detta canone diretto, esistono forme più complesse, come
canone inverso (per motum contrarium) = la parte che risponde alla prima propone gli stessi intervalli in direzione inversa (verso l’alto invece che verso il basso, e viceversa); si dice a specchio se le voci iniziano insieme
canone per aumentazione o per diminuzione (per augmentationem - per diminutionem) = i valori ritmici della risposta sono allungati o accorciati rispetto all’antecedente
canone infinito o finito = le voci si rincorrono senza mai incontrarsi in chiusura, oppure si incontrano in una forma di cadenza
canone cancrizzante (cancricans) = il conseguente riproduce l’antecedente in maniera precisa ma procedendo dall’ultima nota alla prima
canone enigmatico = è una specie di gioco di abilità, in cui le parti conseguenti non sono indicate esplicitamente, ma devono essere dedotte dall’antecedente secondo un procedimento nascosto da un motto o da un indovinello.

 

 Esempi di canoni diretti infiniti

Michael PRAETORIUS (1571-1621), “Jubilate Deo”, canone all'ottava, a 5 voci

La prima esposizione è fatta in ottava da tutte le voci; la seconda da tenori e soprani (2ª entrata); la terza da tutte le voci (tenori, soprani, bassi, contralti); in conclusione di nuovo tutti all'ottava, con piccola cadenza polifonica conclusiva.

 

 

Michael PRAETORIUS, “Singt dem Herren”, canone all'ottava, a 5 voci

Il testo significa "Cantate al Signore, cantate a lui e rallegratevi. Tutti radunatevi in quest’ora del mattino, venite e rendetegli grazie”. L’esecuzione è da parte di quattro voci maschili all’unisono, facilmente identificabili; in conclusione ripetono insieme l’ultimo inciso.

 

Melchior FRANCK (1579-1639), “Da pacem Domine”, canone alla quinta (epidiapente), a 4 voci

L’esecuzione seguente è molto didascalica: anzitutto l'organo espone il soggetto come in partitura; poi soprani e tenori lo cantano in ottava; quindi contralti e bassi lo riprendono in ottava fra loro ma a un intervallo di quarta inferiore (= quinta superiore) dei soprani-tenori (ossia partendo da re); in sèguito il canone viene esposto dai soprani, seguiti dai tenori in ottava alla terza entrata (vedi i segni sopra la partitura); infine, dopo la seconda ripresa dei soprani, entrano i contralti alla quinta (2ª entrata), i tenori in ottava (3ª entrata) e i bassi alla quinta (4ª entrata).

 

 Per approfondire

Alcuni canoni di Mozart