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cantata

La cantata in senso stretto (o cantata profana) è una forma musicale di genere vocale e strumentale, che deve il suo nome alla contrapposizione con la sonata, indicando un brano eseguito in canto accompagnato, rispetto a un brano puramente strumentale.

Consiste anzitutto di un testo poetico relativamente breve, di argomento di solito profano, strutturato nella forma di una micro-rappresentazione teatrale con uno o due personaggi (raramente di più). Sul piano musicale essa si articola in una successione abbastanza rigida di recitativi e arie (o ariosi), dall’andamento contrastante per costituire adeguata varietà di ►affetti; le voci sono sostenute di solito dal solo ►basso continuo, talora arricchito da qualche altro strumento obbligato, ma in un organico sempre contenuto nell’ambito della musica da camera (ossia destinata alla sala di un palazzo, piuttosto che a un palcoscenico teatrale).

Nacque in Italia sul principio del ‘600, raccogliendo l’eredità arcadico-amorosa del ►madrigale ormai esaurito, ma si diffuse ben presto in tutta Europa, sia nella forma originaria con testi e musica italiani, sia nelle versioni nazionali da essa derivate (Francia, Germania, Inghilterra in primo luogo). Il culmine del successo lo toccò nel primo ‘700, quando se ne producevano a migliaia, specie dai più rinomati maestri italiani o formati in Italia. In seguito soprattutto al periodo rivoluzionario, perdendo progressivamente il carattere cameristico e il primitivo tono idilliaco e sentimentale, la cantata divenne una composizione di carattere celebrativo.

Cantata sacra

Un tipo particolare di cantata, certamente connessa sul piano formale con la cantata profana da camera, ma per molti versi assai distante da essa, è la cosiddetta cantata sacra della tradizione luterana (in tedesco Kirchenmusik, musica da chiesa). È vero che si presenta molto spesso nella forma di una successione regolata di recitativi e arie, ma - senza contare l’argomento sacro e la destinazione liturgica - la cantata luterana non è di carattere rappresentativo; introduce, oltre a testi poetici di nuova composizione, anche vecchi inni della tradizione rituale (corali), sia nella forma di armonizzazione semplice per esecuzione dell’assemblea, sia in elaborazioni a vario grado di complessità (Choralbearbeitungen); in taluni casi fa spazio persino a passi scritturistici (oratori, passioni); e infine adotta molto spesso 4 solisti, un coro a 4 parti e un organico orchestrale talora di notevole consistenza. In tal senso il termine ormai vulgato di cantata sacra va usato con consapevolezza, evitando di confondere tra loro forme musicali per certi versi tanto differenti.