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centone

Il centóne è un componimento in poesia o in prosa, ricavato dalla mescolanza di versi o brani di autori famosi, o anche tolti tutti dal medesimo autore, realizzato con intenti talora scherzosi, talora assolutamente seri.

Si dice centone anche un’opera creativa poco originale, piena di citazioni, rimandi o calchi di altri testi.

 


Per approfondire

Nella tarda antichità e nell’alto medioevo era un genere molto frequentato (cfr.: centoni di emistichi o versi interi virgiliani, con scopi caricaturali, ma anche realizzati da autori cristiani per imbastirne poemi sulla vita di Cristo e dei santi), poiché rispondeva bene alle esigenze ideologiche e culturali dell’imitazione strettissima, pedissequa dei modelli antichi consacrati (auctores, auctoritates). Lo spazio più favorevole allo sviluppo della tecnica centonaria è comunque la liturgia cristiana: nelle letture dell’Antico e Nuovo Testamento, che riducono in pericopi (brevi sequenze) i testi originali in funzione della proclamazione e della celebrazione comunitaria; nelle omelie dei santi Padri, che intessono i loro sermoni come illustrazioni di versetti biblici mediante altri versetti biblici; sia soprattutto nelle espressioni corali (antifone, responsori, preci, versetti, inni non metrici), che appaiono quasi sempre come virtuosistici montaggi di due o più passi scritturistici e/o patristici.

In età contemporanea eccellenti esempi di produzioni almeno in parte centonarie sono i romanzi di U. Eco (cfr. in particolare Il nome della rosa), il quale afferma acutamente che ogni libro, in fondo, non è che un libro di libri.