Banchieri, “Festino nella sera del giovedì grasso...”

Categoria: Seicento
Ultima modifica il Sabato, 30 Ottobre 2021 09:46
Pubblicato Sabato, 02 Marzo 2013 16:03
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Adriano BANCHIERI (1568-1634)

Festino nella sera del giovedì grasso avanti cena op. XVIII (Venezia, 1608)

 

I. Il Diletto Moderno per introduzione 1.09
II. Justiniana di vecchietti chiozzotti 1.36
III. Mascherata di villanelle 2.31
IV. Seguita la detta mascherata 1.45
V. Madrigale a un dolce usignolo 2.41
VI. Mascherata d’amanti 0.41
VII. Gli amanti morescano 1.08
VIII. Gli amanti cantano un madrigale 2.08
IX. Gli amanti cantano una canzonetta 1.48
X. La zia Bernardina racconta una novella 1.59
XI. Capricciata a tre voci 1.20
XII. Contrappunto bestiale alla mente 1.33
XIII. I cervellini cantano un madrigale 2.07
XIV. Intermedio di venditori di fusi 1.12
XV. Li fusari cantano un madrigale 2.07
XVI. Gioco del conte 2.00
XVII. (solo di scacciapensieri) 0.54
  Li festinanti 1.05
XVIII. Vinata di brindesi e ragioni 3.00
XIX. Sproposito di goffi (però di gusto) 1.30
XX. Il Diletto Moderno licenza e di nuovo invita    1.13

 

 

Diletto Moderno ragiona gratiosamente a gli Convitati del Festino

Essend’io in obligo (gentilissimi convitati) ritrovarmi con voi al godimento di questo festino, in entrando all’antiporta per saglire le scale (udite stravaganza) mi s’è affacciato un vecchio vestito in cotal guisa: beretta da bollire i verzi, barba ospizia, giornea pedantesca, legato a traverso sotto la groppiera et sotto l’ala sinistra gran catasta di scartafazzi affumicati così favellandomi.

Fermati ò Diletto né saglire atteso ad atto alcuno che l’Autore non havendo voluto me per suo osservante Maestro, che vengo da gli periti theorici nominato rigore, a fronte scoperta posti in oblio quei generi cromatici et narmonici, che armonica et ragionevole redono la fondata musica, si serve invece di proporzioni dure, rozze, et irragionevoli diatonicamente conteste; per hoc (se tu sei il vero Diletto) ritorna a dietro, che in quello luoco, non avrai luoco.

Allo di costui impertinente cicalamento, con occhio biego gl’ho risposto (come usasi dire) a coppe.

Io, in vero, sono DILETTO, ma MODERNO, per hoc sappi ò RIGORE che se l’Autore (al quale per dirtelo sono io) non havendo voluto osservare ad unguem cotesti tuoi scartafazzi pretende tuttavia havere esequito ottimamente, vorresti pur con le tue soffestichezze et cavillazioni insinuar gli compositori moderni sì che praticassero le tue anticaglie; Mira il Pittore, leggi il Poeta, senti il Musico, non si scorge nelle di loro modeme invenzioni un gusto troppo grande? Dimmi un poco, chi veste, ò conversa più alla Filosofica come tu? Deh ti confonda in scorgendo che gi’intelletti al giorno d’oggi di cento gli novanta si compiacciono di quella gran massima che Omnia nova placent, & in particolare nel Compositore di Musiche havend’egli per scopo il Dilettare, si come l’Oratore il persuadere altrui; Però ti conseglio, ò RIGORE ANTICO, contratta cotesti tuoi scartafazzi con il pizzicaruolo, che questa futura settimana saranno eccellentissima Triaca per le Sardelle, Tonina, Arringhe et Caviale.

S’accingeva egli di nuovo con le sue importune repliche, ond’io assalito da un leggiadro tiro di bastina gl’ho lasciata questa beneficiata di note nere, elette da speziali: O che Nanana na nas O che Nason. Et frettolosamente correndo le scale eccomi a voi, signori, per mantenere quanto fu promesso nella Barca di Venetia per Padova Secondo Libro degli Madregali a cinque voci antecessori a questo stando quella trita sentenza, Omne promissum est debitum ... Signori tenetevi ch’io vi lascio con questa cadenza finale, si canti allegramente leggendo gli titoli posti sopra gli canti... il quale sarà (senz’altro) appetitoso trattenimento per tutti.

 

I. Il Diletto Moderno per introduzione

[part.]

Il Moderno Diletto tutti invita
a un’opera di gusto e favorita.

Chi brama havere
spasso e piacere
per un tantino
entri al festino.

Giovani amanti,
tra suoni e canti:
innamorate,
con essi entrate!

Di belli umori
s’udran furori,
in buona vena
avanti cena.

Scherzi, ballate
con mascherate;
trattenimenti,
sospiri ardenti,

feste, allegrezze
e contentezze
s’hanno a sentire.
Torniamo a dire:

chi brama havere
spasso e piacere
per un tantino
entri al festino.

 

 

 

II. Justiniana di vecchietti chiozzotti

[part.]

Gondolier, so Compare, e Pantaton
Fanno il balletto del barba Jandon.

– Da spuò che semo zonti in sto Festin
   ballemo, saltemo un balletin!               
– Scomenzè, mio compar!
– Me se mola ‘l cattar!
– Scomenzè, gondolier!
– Me se slarga ‘l braghier!
– Scomenzè Pantalon!
– El me diol un gallon!
– Moia! moia! moia! moia!
   Che cattar, che braghier, che gallon?
   Barba Simon e barba Giandon,
   barba Simon coi barba Giandon!

 

 

III. Mascherata di villanelle

[part.]

Canta una ottava rima, molto bella
Col Biobò e la Lira una Zitella.

Biobò o Scacciapensieri:
Bio biri beu ba beu bi bio bi bio
biri bio ba beu bi bio.

Lira:
Li liron liron liron li li liron li
liron liron liron li,

Zitella cantatrice:
   Ciascun mi dice che son tanto bella,
   che sembro la figliuola d’un signore.

Biobò: Bio biri beu ba etc.
Lira: Li liron liron liron etc.

Zitella cantatrice:
   Chi mi somiglia a la Diana stella,
   chi mi somiglia al pargoletto Amore,

Biobò: Bio biri beu ba etc.
Lira: Li liron liron liron etc.

Zitella cantatrice:
   Tutto il contado ornor di me favella,
   che di bellezza porto in fronte il fiore.

Biobò: Bio biri beu ba etc.
Lira: Li liron liron liron etc.

Zitella cantatrice:
   Mi disse ier mattina un giovinetto:
   perchè non ho tal pulce nel mio letto?

Biobò: Bio biri beu ba etc.
Lira: Li liron liron liron etc.

 

 

IV. Seguita la detta Mascherata

[part.]

Le villanelle unite in bell’ Soggetto
Esortano Cupido aver nel petto.

Chi cerca posseder sommo diletto,
segui Amor giovinetto
e d’Amor servo sia,
c
hi di gioir desia.
Amar non è dove si trova Amore,
né prova il mel, se non è amante il core!

 

 

V. Madrigale a un dolce Usignolo

[part.]

Cantano al lor partir le Villanelle
Un Madrigal, tutte vezzose e belle.

Dolcissimo usignolo,
tu sovra i verdi rami
tutta la notte la tua amica chiami,
e con soavi accenti
fai dolci i tuoi lamenti.
Io, tra i più folti orrori
di miei pensier, sospiro la mia Clori
da cui lungi mi vivo,
d’ogni piacer, d’ogni dolcezza privo!

 

 

VI. Mascherata d’Amanti

[part.]

Entrano sul Festin tutti d’acordo
Con un Liuto in tuon dell’Arpicordo.

Tronc tronc tronc tronc
di rin din din din
tronc tronc to no tron
di ri den den den.

 

 

VII. Gli Amanti moreschano

[part.]

Cessano gli stromenti e con diletto
morescano cantando il Spagnoletto.

Quivi siamo per dar diletto,
morescando lo Spagnoletto.
Tutti giovani innamorati,
su la gamba, lesti e garbati!
Fatti in su,
fatti in giù;
ben trovati, cu cu ru cù!

Viva Amore con l’arco e strali,
il turcasso la corda e l’ali!
Viva Venere in compagnia,
e chi segue sua monarchia!
Fatti in là,
fatti in qua,
bona sera fa la la la!

 

 

VIII. Gl’Amanti cantano un Madrigale  (Battista Guarini)

[part.]

Finita la moresca per riposo
Cantano un Madrigale artificioso.

Ardo sì, ma non t’amo,
perfida e dispietata,
indegnamente amata
da sì fedele amante,
che dei mio amor ti vante.
Più non sarà che del mio amor ti vante,
poiché libero ho il core;
e s’ardo, ardo di sdegno e non d’amore.

 

 

IX. Li Amanti cantano una Canzonetta

[part.]

O quanto piaque il Madrigale! In fine
Cantano alquante note peregrine.

– Bella Olimpia, mi parto,
e il core costantissimo ti resta:
a rivederci, vita di mia vita,
troppo mi sa crudel la mia partita!

– Pur ti parti e mi lasci,
ingrato e crudelissimo Bireno;
ed io qui resto in questo lido sola:
chi mi dà aiuto, ohimè, chi mi consola?

 

 

X. La zia Bernardina racconta una Novella

[part.]

Quivi udrassi contar della Gazzuola
Una ridiculosa e industre fola.

– Non avendo per or trattenimento,
   per fare onore a compagnia sì bella,
   zia Bernardina, dite una novella.

– Dirolla senza farmi strapegare:
   però silenzio e stàtemi ascoltare!

– Sì! Sì! Silenzio!
– Tacete! Tacete!
– Olà tacete!

– Dice che fa una volta una fornara
   che aveva una gazzuola ...

– E si? Seguitate!
– Oh che gusto!

– E si questa gazzuola
   aveva così ben rotto il filello ...

– Bon!
– Toh!
– E sì?
– Ben!

Che ragionava come fa un puttello.

– E sì?
– E ben?
– Che diceva?
– Che parlava?

– Diceva: brutta porca! brutta putta!
   fa la torta, fa la zuppa,
   fa la torta, fa la zuppa,
            qua,qua,qua

– Ih! Ih! Ih!
– Oh! Oh! Oh!
– Ah! Ah! Ah!
– Mo chi non rideria?
– E ben?
– E sì?
– Che successe?
– Seguitate!

– Successe che mangiando un dì le zuppe,
   cadde in terra la gabbia e si ruppe

– Che fu della gazzuola?
– Uno stronzo vi sia in gola!
– Un buono in vero: ve l’ha cuccata!
– Mo stiamo attenti a questa capricciata.

 

 

XI. Capricciata a tre voci

[part.]

Qui sode una spassevol Barzelletta
Di certi Cervellini usciti in fretta.

Nobili spettatori, udrete or ora
quattro belli umori:
un cane un gatto un cucco un chiù, per spasso,
far contrappunto a mente sopra un basso.

 

 

XII. Contraponto bestiale alla mente

[part.]

Un Cane, un Cucco, un Gatto, e un Chiù per spasso
Fan Contraponto a mente sopra un Basso.

Chiù: Fa la la la
Cucco: Fa la la la
Gatto: Fa la la la
Cane: Fa la la la

Cucco: Cucù cucù
Chiù: Chiù chiù
Gatto: Miau miau
Cane: Babau babau

Base al contrappunto:
Nulla fides gobbis;
similiter est zoppis.
Si squerzus bonus est,
super annalia scribe.

 

 

XIII. Gli Cervellini cantano un Madrigale

[part.]

O che Bestial Capriccio naturale
Mò stiamo attenti a un serio Madrigale.

Furon sin qui l’aurate e belle chiome,
duri lacci e catene a questo core,
che sotto bianco velo,
in mille nodi avvolte,
stavano in se raccolte.
Or son quadrella d’oro,
che in quel grande arco erette,
vengon quasi saette
per saettarmi il core;
con tal dolcezza ch’io
godo, nel loro ferir, dei languir mio.

 

 

XIV. Intermedio di venditori di fusi

[part.]

Al partir delle bestie gionse al pari
Un Intermedio lesto di fusari.

– Chi vuoi filare?
   Belle donne, comprate fusi,
   che le rocche son bon mercato!
– Chi vuoi filare, o donne eccovi il fuso
   di querza bianca, d’acero e castagno;
   girate sopra il palmo, com’è uso:
   lo troverete sodo, fisso e stagno.
– N’avrete quattro al soldo: o grande abuso!
– Donne, comprate fusi,
   ché le rocche son bon mercato!
– Belle donne, comprate fusi!
– Fusi sodi, bianchi, né son storti!
– Sappiate, certo, non si fa guadagno;
   girate dritto, acciò vostri consorti
   non dichino facciate fusi storti!

 

 

XV. Gli Fusari cantano un Madrigale

[part.]

Partono gli Fusari, e al lor partire
Cantano un Madrigal grato al sentire.

Felice chi vi mira,
ma più felice è chi per voi sospira.
Felicissimo poi chi, sospirando,
chi sospirando, fa sospirar voi.
O bene amica stella,
chi, per donna sì bella,
può far contento in un l’occhio e ‘l desio,
e sicuro può dir: quel cor è mio!

 

 

XVI. Gioco del Conte

[part.]

Propone un bell’ Bisticcio il dolce humore,
Poi lascia star sonando le tre hore.

– Per seguitar lo spasso in questo loco,
   belle signore, su, facciamo un loco.

– Tutte concordemente unite siamo:
   voi principiate e noi vi seguitiamo.

– Su su faccia’ne un bello,
   per chi starà in cervello.

– Che gioco sarà questo?
   Spediteci su, presto!

– Quattro versi dirò speditamente:
   voi replicate senza intoppar niente.

– Dite su, che siam leste
   per rispondervi, e preste.

– Sopra il ponte a fronte del fonte
   vi stava un conte;
   cadde il ponte nel fonte e il conte
   si ruppe il fronte.

– Sete troppo vivace.
   più adagio se vi piace.

– Sopra il ponte a fronte del fonte
   vi stava un conte;
   cadde il ponte nel fonte e il conte
   si ruppe il fronte.

– Sopra il ponte a fronte del conte
   vi stava un ponte...

– Non sete in segno:
    ponete un pegno.

– Sopra il fonte a ponte conte...

– Ponete un pegno.

(Campana) – Don
– E una...
(Campana) – Don
– E due...
(Campana) – Don
– E tre.
– Tre ore sono a fé!

 

 

XVII. Li Festinanti

  Solo di scacciapensieri.

 

[part.]

Con voce assai brillante, et Asinina
Si sente una bell’aria alla Norcina.

O o o
to no no no!
O o o
to no no no!

Non comparendo qui più mascherate,
sarà ben fatto ritirarsi a cena.
Sendo tre ore già certo sonate,
però accostiamci tutti in buona vena.
Laviamoci le man, chè l’insalate
già son condite e di vivande piena.
Ecco la mensa; noi, per un tantino,
cantiamo: viva viva il bel festino!

 

 

XVIII. Vinata di brindesi, e ragioni

[part.]

Canto, Falsetto, Alto, Tenor, e Basso,
Coi cantinier bevendo, hanno un bell’ spasso.

Brindesi - al Basso, Canto ed Alto, col Falsetto.
– Che vino è questo, messer Covello?
– Questo da noi vien detto cin chiarello.
– Chiarello, buon chiarello,
io ti chiarisco mò: faccio ragione.
    (Quivi il Canto beve, nè canta Più fino all’applauso)
– Bon prò! bon prò! bon prò!

Brindesi - al Basso col Falsetto ed il Contralto.
– Che vino è questo, o cantiniero?
– Questo da noi vien detto vin versiero.
– Versiero, buon versiero,
io ti riservo mò: faccio ragione.
    (Quivi il Falsetto beve, nè canta più fino all’applauso)
– Bon prò! bon prò! bon prò

Brindesi - al Basso col Contralto, belli umori.
– Che vino è questo, bon compagnone?
– Questo da noi vien detto vin trincone.
– Trincone, buon trincone,
ecco, ti trinco mò: faccio ragione.
    (Quivi il Contralto beve, nè canta più fino all’applauso)
– Bon prò! bon prò! bon prò!

Brindesi - al Basso galantuom e buon compagno.
– Che vino è questo, messer cotale?
– Questo da noi vien detto codriale.
– O dolce codriale,
entrami in corpo mò.
– Brindesi! Brindesi a tutta la compagnia!
    (Quivi il Basso beve mentre pausa. Applauso.)
– Che ne dite di questo vino?
– E buono a fé,
è buono a fé, cantiniero.
Gran mercè, cantiniero, gran mercè:
è buon a fè! è buono a fé!
È buono a fé!

 

 

XIX. Sproposito di Goffi (però di gusto)

[part.]

O che pazzi babioni, o che cervelli,
Che hora è questa vender soffanelli.

– Strazz! strazz!
– Strazz e zavatt!
– Solfanei! Donn’ solfanei!
– Donn’ solfanei!
– Solfanei! solfanei! solfanei, donn’!

– Nu fem baratt
   in le zavatt,
   in vidri rott,
   in fond’ de bott,
   cevoll’e ai,
   pan e formai!
E chi voless comprar con i quatrì,
ghe ne darem tri mazz per un sesì!

– Nu fem baratt
    in le zavatt,
   in vidri rott,
   in fond’ de bott,
   cevoll ‘e ai,
   pan e formai!
E chi voless comprar con i quatrì,
ghe ne darem tri mazz per un sesì!

– Strazz! strazz!
– Strazz e zavatt!
– Solfanei! Donn’ solfanei!
– Donn’ solfanei!
– Solfanei! solfanei! solfanei, donn’!

 

 

XX. Il Diletto Moderno licenza, e di novo invita

[part.]

Il Diletto moderno in bona vena
Promette spasso mentre, et doppò cena.

Chi brama havere
novo piaceri,
di nuovo invito
al fior gradito!

Giovani amanti,
lesti e galanti;
innamorate,
con lor tornate!

Vi parlo tosco:
a cena nosco
non v’invitiamo,
che troppi siamo.

S’udran cantori
sfogar ardori
con stil novello,
gustoso e bello.

In tanto andate;
felici siate!
Voglio finire
tornando a dire:

chi brama havere
novo piacer,
di nuovo invito
al fior gradito!

 

 

 Per approfondire

Il Festino di Banchieri: analisi e interpretazione, di G.E. Gusman Rincon (in spagnolo)