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Banchieri, “Zabaione musicale”

Adriano BANCHIERI (1568-1634)

Il Zabaione Musicale. Inventione boscareccia  (Milano, 1603)

 

I. Introduzione 1.31
  Atto I  
II. Prologo. L’Humor spensierato 0.45
III. Intermedio di felici pastori, a due cori 1.36
IV. Progne e Filomena 1.36
V. Danza di pastorelle, in aria dei spagnoletto, con le riprese nella cornamusa    1.00
VI. Madrigale. Soavissimo ardore 1.42
  Atto II  
VII. Intermedio di pignattari 1.14
VIII. Un pastorello con un augellino uccisogli da un gatto 1.34
IX. Tirsi a Clori 1.45
X. Dialogo. Aminta, Dafne e giudizio d’Amore 1.00
XI. Gioco della passerina 1.39
XII. Madrigale. Baci, sospír e voci 2.23
  Atto III  
XIII. Ergasto appassionato 2.13
XIV. Preparamento pastorale 1.07
XV. Gara amorosa di pastori 2.36
XVI. Danza di ninfe e pastori 1.55
XVII. Licenza. L’Humore spensierato 0.52

 

 

I.  Introduzione  

Già che ridotti siamo
tutti allegri cantiamo.

– Chi fa il soprano?
– Io che lo tengo in mano.

– Questo contralto?
– Ecco de fuori salto.

– Ecco il tenore
– Voi per nostr’amore.

– Chi canterà il falsetto?
– S’io canto avrò diletto.

– Ci resta il basso.
– Io il canterò per spasso.

Hor, concertati per recreazione,
gustiamo questo dolce Zabaione.

 

 

 

ATTO PRIMO

II. Prologo. L’Humor Spensierato

Ben trovati, o compagnia.
Su, scacciam maninconia,

Pastorelle - vezzoselle,
leggiadrette, vagh’e belle.

Voi pastori - pien d’ardori
fomentate i vostri amori.

Spensierato - son mandato
per silenzio in questo prato,

Tutti in ton, - attenti state,
Tutti in ton, - silenzio fate,
mentre canta <suona> il Zabaion.

 

 

III. Intermedio di felici pastori 

Apprestateci fede,
voi che rivolti il core,
pastori, avete in servitù d’Amore.
Ah, non si trova più dolce gioire
ch’amar, e amando del suo amor fruire.

 

 

 

IV. Progne e Filomena

Vago augellin, che saltellando vai
per folti rami sì vezzosamente,
misera me dolente
che ferma sto con strani e aspri guai.
Tu scherzi, voli e fuggi - ahi, che mi struggi.

 

 

 

V. Danza di pastorelle,
in aria del spagnoletto, con le riprese nella cornamusa

Siamo cinque pastorelle
tutte cinque vezzose e belle,
che cerchian coll’e pian
con la cornamusa in man.

Lirulì lirulirulì...

Hor che siamo giunte quivi,
tra quest’aceri e verdi olivi
al saltar e ballar,
cornamusa, su al sonar.

Lirulì lirulirulì...

 

 

- Fine del Primo Atto -

 

VI. Madrigale (Giovan Battista Guarini)

Soavissimo ardore,
che dalla vista mia calda e bramosa
ti parti, e fra’ ligustri
di quel bel viso avvampi e sì t’illustri,
che l’alba vinci e la vermiglia rosa.
Che fai là dentro, accolto?
Purtroppo è fiamma il volto.
Scendi nel petto, e fa ch’arda d’amore
quella fiamma gentil ch’arse il mio core.

 

 

ATTO SECONDO

VII. Intermedio di pignattari (Manlio Caputi)

Ninfe leggiadre, noi siamo pignattari
venuti a voi per vender a buon costo,
a chi compra le pignatte.
Ecco le teglie per far cibi rari:
pottaggi, zabaioni, allesso e rosto.
Questi buon vasi ancor vi sieno cari
per gl’acetumi e frutti conci in mosto.
La terra suona bianca come latte,
fornite la cucina di pignatte.

 

 

VIII. Un pastorello con un augellino uccisogli da un gatto (Agostino di Padova)

Augellin lascivetto,
loquace e garruletto,
tu in dolci amati accenti
dolce cantando e l’alb’e ‘l dì destando
e il sonno lusingando,
rapir poteste il ciel e gl’elementi?
Ahi, ch’invidiò il mio bene?
Rapace e cruda belva
me d’ogni mia spene,
te di vita spense.
Ahi, ahi teco ancora,
ahi che langu’io col mio bel sol l’aurora.

 

 

IX. Tirsi a Clori

Il cor non fu sanato
Clori, con gli tuoi sguardi,
anzi avventasti mille acuti dardi.
Dunque, ahimè, che far deggio,
se la ferita va di mal in peggio?

 

 

X. Dialogo. Aminta, Dafne e giudizio d’Amore

“Bacianci pastorella”,
diceva Aminta alla sua Dafne bella.
Rispose Dafne: “Anch’io
te, caro Aminta, sol baciar desio”.
Hor chi bacerà prima, Aminta o Dafne?
S’ognun baciar desia,
dia la sentenza Amore:

“Bacin del pari e pari sia l’ardore”.

 

 

XI. Gioco della passerina

Ecco la passerina!

Su su su su si mangi il capo,
– È poca roba,

Su su su su si mangi il collo
– È poca roba

Su su su su si magi il petto
– È poca roba

Su su su su mangiam la panza.
– È poca roba.

Su su su su mangiam la pelle.

– O quanta roba, ma in conclusione
megl’è un cappone o un Zabaione.

 

 

- Fine del Atto Secondo -

 

XII. Madrigale (Alberto Parma)

Baci, sospir e voci
alternavan due bocche insieme unite
e per un fiato avean vita due vite,
quando estremo diletto
strinse petto con petto,
a fe’ che quasi usciro
l’alm’ebre di dolcezza in un sospiro.

 

 

ATTO TERZO

XIII. Ergasto appassionato

Il misero mio core
pace non trova mai,
anzi si stempra in angoscioso guai.
O falso error, dover viver contento
e morir in tormento.

 

 

XIV. Preparamento pastorale

Alla riva d’un fonte cristallino
vidi Silvio e Carino:
amante l’un della bella Amarillide,
l’altro della vezzosa e vaga Fillide.

Appresso il fonte era un ridente prato
di vari fiori ornato,
e gl’augeletti per l’aria suonavano,
mentre quei dui pastor d’amor cantavano.

Silvio fu il primo a pronunciare il canto,
seguia Carino in tanto,
con grati accenti <con dolce stil’> e maniera gustevole,
come s’udrà con canto dilettevole.

 

 

XV. Gara amorosa di pastori

I .   Se miro il bel crin d’oro
Amarillide, moro.

II . Se miro il tuo bel sguardo,
bella Fillide, ardo.

I .   Specchiando il tuo bel viso,
resta il mio cor conquiso.

II . Specchiando il tuo bel volto,
resta il mio cor sepolto.

I .   Pien d’allegrezza tutto contremiscere
mi sento sol mirandoti, Amarillide,
e il sangue circondar tutte le viscere.

II . Tanta dolcezza sento, bella Fillide,
quando t’incontro, e ‘l tuo bel viso miroti,
che le mie forze più non son virillide.

I .   Di grazia, di beltà con leggiadria
tutta sei piena bella ninfa mia.

II . Credo ponesse Amor ogni beltade
nella mia ninfa in questa nostra etade.

I .   Più non cantiamo, ecco i pastori
per far la danza tra questi fiori.
Hor tutti allegri con suoni e canti
su su balliamo, venite amanti.

II . Più non cantiamo, ecco le ninfe
per far la danza tra queste linfe.
Hor tutti allegri con suoni e canti
su su balliamo, venite amanti.

 

 

XVI. Danza di ninfe e pastori

Venite amanti - con suoni e canti,
lodando Amore - con tutt’il core,
che fa gioire - chi ‘l vuoi seguire.

Amor diletto - sia benedetto,
la corda e l’ali, - l’arco e gli strali
con le ferite - tante gradite.

Dolcezze estreme, - amanti insieme
il bal cessiamo. - Ed hor lodiamo,
per conclusione, - il Zabaione.

 

 

XVII. Licenza. L’Humore Spensierato

Son tornato, o compagnia,
tutto allegro come pria.

Pastorelle - vezzoselle,
leggiadrette vagh’e belle,

Voi pastori - pien d’ardori,
trionfate ne gl’amori.

Spensierato - son mandato
per pregarvi in questo prato,

Che voi gridiate - tutti in ton,
che proclamiate - tutti in ton:
“Viva il dolce Zabaion.”

 

 

 Per approfondire

• Marco CROCI, “Il Zabaione musicale 'Inventione boscareccia' di Adriano Banchieri”, La Cartellina. Rivista di Musica Corale,
     - a. xxxv n. 196, luglio-agosto 2011, pp. 15-28
     - a. xxxv n. 199, novembre-dicembre 2011, pp. 17-28
     - a. xxxvi n. 201, aprile-giugno 2012, pp. 17-27
     - a. xxxvi n. 202, luglio-settembre, pp. 15-28.