Top menu

2011_settembre_w.jpg2008_controlucemn_w.jpg2008_oltreorizzonte_w.jpg2009_tramonto_w.jpg2012_tre-alberi_w.jpg2011_schiumadonda_w.jpg2009_sorgere_w.jpg2011_paes-invernale-1_w.jpg2011_cespuglio_w.jpg2008_acquitrino_w.jpg2010_steppa_w.jpg2009_mantovainrosso_w.jpg2012_nebbia-su-mantova_w.jpg2007_grandepino_w.jpg2011_forza-del-vento_w.jpg2009_stagno_w.jpg2010_temporale_w.jpg2009_toscanasera_w.jpg2011_marina_w.jpg2009_sottobosco_w.jpg2009_tramonto2_w.jpg2012_campo-papaveri_w.jpg2009_incendio_w.jpg2012_squarcio-di-luce_w.jpg2011_paes-invernale-2_w.jpg

Gloria ambrosiano

Gloria ad libitum IV, more Ambrosiano  (t. 4; sec. XII)
Dominicis diebus solemnitatibus et festis, ad missam

 

Il testo del Gloria in excelsis è definito “inno angelico” (Laus angelorum nel rito ambrosiano) per la derivazione evangelica delle sue prime parole (Lc 2, 14); talora è detto anche dossologia maggiore, per distinguerlo dalla dossologia minore che è il Gloria Patri (destinato di solito a concludere il canto dei salmi, tranne nella liturgia dei defunti). Il Gloria rappresenta uno dei primi esempi di innografia cristiana non biblica, redatti sulla trama delle strutture poetiche di salmi e cantici scritturali: la sua redazione originale greca, destinata alla preghiera del mattino, è attribuita al II-III sec. Pare che il suo ingresso nelle messe festive fuori dei tempi penitenziali (tutte le domeniche tranne in Avvento e Quaresima e tutte le solennità e feste) si collochi intorno alla fine del V sec., ma solo nei pontificali vescovili, almeno fino al sec. XI. La sua collocazione nel rito è fin dall’inizio quella stessa che conserva tuttora: tra il Kyrie eleison e l’orazione del celebrante (colletta), prima della liturgia della parola.

Nota metrica: prosa ritmica libera, senza ricorrenze quantitative o accentuative, ma ricca di parallelismi, anafore, iterazioni, ritornelli e assonanze (Non va dimenticato, comunque, che il testo latino è almeno in parte la traduzione di un testo originariamente in greco).

 

Gloria in excelsis Deo
Et in terra pax hominibus bonæ voluntatis.

Gloria a Dio nell’alto dei cieli

e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Laudamus te, benedicimus te,
      adoramus te, glorificamus te,
Gratias agimus tibi
      propter magnam gloriam tuam,
Domine Deus, Rex cœlestis,
      Deus Pater omnipotens.

Noi ti lodiamo, ti benediciamo,

      ti adoriamo, ti glorifichiamo,

ti rendiamo grazie

      per la tua gloria immensa,

Signore Dio, Re del cielo,

      Dio Padre onnipotente.

Domine Fili unigenite, Jesu Christe,
Domine Deus, Agnus Dei,
      Filius Patris:
Qui tollis peccata mundi,
      miserere nobis;
Qui tollis peccata mundi,
      suscipe deprecationem nostram.
Qui sedes ad dexteram Patris,
      miserere nobis.

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo,

Signore Dio, Agnello di Dio,

      Figlio del Padre,

tu che togli i peccati del mondo,

      abbi pietà di noi;

tu che togli i peccati del mondo,

      accogli la nostra supplica;

tu che siedi alla destra del Padre,

      abbi pietà di noi.

Quoniam tu solus Sanctus,
Tu solus Dominus,
Tu solus Altissimus,
Jesu Christe,
      Cum Sancto Spiritu:
      in gloria Dei Patris. Amen.

Perché tu solo il Santo,

tu solo il Signore,

tu solo l'Altissimo,

Gesù Cristo,

      con lo Spirito Santo:

      nella gloria di Dio Padre. Amen.

 

 

 Guida all’ascolto

 

Questa intonazione del Gloria in excelsis, che l’appellativo dice proveniente dalla tradizione della chiesa milanese, presenta un carattere di spiccata semplicità, abbastanza vicino alle forme più antiche della cantillazione liturgica. Ogni versetto è declamato su una sola nota (tenor: il la, tranne in un solo caso il sol), quasi sempre presa direttamente, qualche volta introdotta con una intonatio da sol; quasi tutti i versetti chiudono con una finalis su sol; vi sono poi solo rari casi di mediatio su si. Il dato che colpisce anche l’occhio è la presenza di ricchi melismi pressoché uguali, tre volte a conclusione di un emistichio, e due alla fine di un versetto; un melisma diverso e più lungo è sull’Amen in conclusione.

 

 

[LU 91-92]