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Tommaso, “Pange lingua”

TOMMASO d’Aquino (1225-1274)

Hymnus “Pange lingua gloriosi corporis mysterium” (t. 3) (1263)

Festo Sanctissimi Corporis Christi, ad vesperas

 

Scritto da Tommaso d’Aquino nell’ambito della liturgia da lui composta per la solennità del Corpus Domini, è considerato uno dei suoi testi più belli, e annoverato fra i sette grandi inni maggiori della chiesa latina. Nella tradizione liturgica ha poi trovato posto anche nella celebrazione del Giovedì santo, al momento della reposizione delle specie eucaristiche nel cosiddetto sepolcro. Le ultime due stanze, a partire dall’incipitTantum ergo”, sono spesso destinate alle adorazioni e benedizioni eucaristiche.

Nota metrica: sestine di dimetri trocaici alternati in pieni e catalettici (in realtà terzine di tetrametri trocaici catalettici, probabilmente derivate dall’inno di Venanzio Fortunato con lo stesso incipit Pange lingua”). Il ritmo fortemente cadenzato a modo di marcia, è rafforzato dalla coincidenza quasi perfetta tra le sillabe lunghe e gli accenti tonici e dalla presenza regolare di rime nei versi piani, e omoteleuti nei versi sdruccioli (a parte il versus che fa da ritornello, forse preesistente): siamo ormai in piena corrispondenza con la coeva poesia romanza.

 

1.  Pange língua gloriósi
   córporis mystérium,
sanguinísque pretiósi,
   quem in mundi prétium
fructus ventris generósi
   Rex effúdit géntium.

Canta, o mia lingua,

il mistero del corpo glorioso

e del sangue prezioso

che il Re delle nazioni,

frutto benedetto di un grembo generoso,

sparse per il riscatto del mondo.

2.  Nobis datus, nobis natus
   ex intácta Vírgine,
et in mundo conversátus,
   sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
   miro cláusit órdine.

Si è dato a noi, nascendo per noi

da una Vergine purissima,

visse nel mondo spargendo

il seme della sua parola

e chiuse in modo mirabile

il tempo della sua dimora quaggiù.

3.  In suprémae nocte cenae
   recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
   cibis in legálibus,
cibum turbae duodénae
   se dat suis mánibus.

Nella notte dell'ultima Cena,

sedendo a mensa con i suoi fratelli,

dopo aver osservato pienamente

le prescrizioni della legge,

si diede in cibo agli apostoli

con le proprie mani.

4.  Verbum caro panem verum
   verbo carnem éfficit:
fitque sanguis Christi merum.
   Et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
   sola fides súfficit.

Il Verbo fatto carne cambia il pane vero

con la sua parola nella sua carne

e il vino nel suo sangue,

e se i sensi vengono meno,

la fede basta per rassicurare

un cuore sincero.

5.  Tantum ergo Sacraméntum
   venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
   novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
   sénsuum deféctui.

Adoriamo, dunque, prostrati

un sì gran sacramento;

l'antica legge

ceda alla nuova,

e la fede supplisca

al difetto dei nostri sensi.

6.  Genitóri, Genitóque
   laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque
   sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
   cómpar sit laudátio. Amen.

Gloria e lode,

salute, onore,

potenza e benedizione

al Padre e al Figlio:

pari lode sia allo Spirito Santo,

che procede da entrambi. Amen.

 

 


Guida all’ascolto

 

[LU 957-59]