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Peri, “Euridice” - 2

SCENA SECONDA

Orfeo

   Antri, ch’a’ miei lamenti
rimbombaste dolenti, amiche piaggie
e voi, piante selvaggie,
ch’alle dogliose rime
piegaste per pietà l’altere cime,
non fia più, no, che la mia nobil cetra
con flebil canto a lagrimar v’alletti:
ineffabil mercede, almi diletti,
Amor cortes’oggi al mio piant’impetra.
Ma deh, perché sì lente
del bel carr’immortal le rot’accese
per l’eterno cammin tardano il corso?
Sferza, padre cortese,
a’ volanti destrier le gropp’e ‘l dorso,
spegni nell’onde omai,
spegni o nascond’i fiammeggianti rai.
Bella madre d’Amor, dall’onde fuora
sorgi e la notte ombrosa
di vaga luce scintillando indora.
Venga, deh venga omai la bella sposa
tra ‘l notturno silentio e i liet’orrori
a temprar tante fiamm’e tant’ardori.

Arcetro

   Sia pur lodato il ciel, lodato Amore,
ché d’allegrezza colmo
pur nella front’un dì ti vidd’il core.

Orfeo

   O mio fedel, né pur picciola stilla
a gl’occhi tuoi traspare
dell’infinito mare
che di dolcezza Amor nel cor mi stilla.

Arcetro

   Hor non ti riede in mente
quando fra tante pene
io ti dicea sovente:
“Armat’il cor di generosa spene,
ché de’ fedeli amanti
non ponno al fin delle donzelle i cori
sentir senza pietà le voci ei pianti”?
Ecco ch’ai tuoi dolori
pur s’ammolliro al fine
del disdegnoso cor gl’aspri rigori.

Orfeo

  Ben conosc’hor che tra pungenti spine
tue dolcissime rose,
Amor, serbi nascose; or veggio e sento
che per fame gioir ne dai tormento.

Zinfonia.

Tirsi viene in scena sonando la presente zinfonia con un triflauto, e canta la seguente stanza: salutando Orfeo di poi s’accompagna con gli altri del coro, e con tale strumento fu sonata.

Tirsi

1.  Nel pur’ardor della più bella stella
aurea facella, - di bel foc’accendi
e qui discendi - su l’aurate piume,
giocondo nume, - e di celeste fiamma
    l’anime infiamma.

2.  Lieto imeneo d’alta dolcezza un nembo
trabocca in grembo - a’ fortunati amanti
e tra bei canti - di soavi amori,
sveglia nei cori - una dolce aura, un riso
    di paradiso.

Arcetro

   Deh come ogni bifolco, ogni pastore
a’ tuoi lieti imenei
scopr’il piacer ch’entro racchiud’il core.

Tirsi

   Del tuo beato amor gl’alti contenti
crescano ogn’or, come per pioggia suole
l’onda gonfiar de’ rapidi torrenti.

Orfeo

   E per te, Tirsi mio, rimeni il Sole
sempre la notte ei dì lieti e ridenti.

Dafne ritorna in scena sola.

Dafne

   Lassa! Che di spavento e di pietate
gelarmi il cor nel seno!
Miserabil beltate,
com’in un punto, ohimè, venisti meno.
Hai! Che lampo o baleno
in notturno seren ben ratto fugge,
mai più rapida l’ale
affretta humana vita al dì fatale.

Arcetro

   Oimè! Che fia giammai?
Pur or tutta gioiosa
al fonte degl’allor costei lasciai.

Dafne

   O giorno pien d’angoscia e pien di guai!

Orfeo

   Qual così ria novella
turba il tuo bel sembiante
in così lieto dì, gentil donzella?

Dafne

   O del gran Febo e delle sacre dive
pregio sovran’, di queste selve onore,
non chieder la cagion del mio dolore.

Orfeo

   Ninfa, deh sia contenta
ridir perché t’affanni,
ché taciuto martir troppo tormenta.

Dafne

   Com’esser può giamai
ch’io narri e ch’io riveli
sì miserabil caso? O fato o Cieli!
Deh, lasciami tacer, troppo il saprai.

Arcetro

   Di’ pur: sovente del timor l’affanno
è dell’istesso mal più grave assai.

Dafne

   Troppo più del timor fia grave il danno.

Orfeo

   Ah! Non sospender più l’alma turbata.

Dafne

   Per quel vago boschetto,
ove rigando i fiori
lento trascorre il fonte degl’allori,
prendea dolce diletto
con le compagne sue la bella sposa.
Chi violetta o rosa
per far ghirland’al crine
togliea dal prato o dall’acute spine
e qual posand’il fianco
su la fiorita sponda
dolce cantava al mormorar dell’onda.
Ma la bella Euridice
movea danzando il piè sul verde prato,
quand’ahi, ria sorte acerba!
Angue crudo e spietato,
che celato giacea tra’ fiori e l’erba,
punsele il piè con sì maligno dente
ch’impallidì repente
come raggio di sol che nube adombri
e dal profondo core,
con un sospir mortale,
sì spaventoso ohimè sospinse fuore
che, quasi havesse l’ale,
giunse ogni Ninfa al doloroso suono
et ella in abbandono
tutta lasciossi all’or nell’altrui braccia.
Spargea il bel volto e le dorate chiome
un sudor viè più fredd’assai che ghiaccio,
indi s’udio ‘l suo nome
tra le labbra sonar fredd’e tremanti
e, volti gl’occhi al cielo,
scolorito il bel volto e bei sembianti,
restò tanta bellezza immobil gielo.

Arcetro

   Che narri, ohimè! Che sento?
Misera ninfa e più misero amante,
spettacol di miseria e di tormento!

Orfeo

   Non piango e non sospiro,
o mia cara Euridice,
che sospirar, che lacrimar non posso.
Cadavero infelice,
o mio core, o mia speme, o pace, o vita!
Ohimè! chi mi t’ha tolto,
Chi mi t’ha tolto, ohimè! Dove sei gita?
Tosto vedrai ch’invano
non chiamasti morendo il tuo consorte.
Non son, non son lontano:
io vengo, o cara vita, o cara morte!

Arcetro

   Ahi! Mort’invid’e ria,
così recidi il fior dell’altrui speme?
Così turbi d’amor gl’almi diletti?
Lasso! Ma indamo ai venti,
ove morte n’assal, volan le strida.
Fia più senno il seguirlo, acciò non vinto
da soverchio dolor se stesso uccida.

Dafne

   Va’ pur ch’ogni dolor si fa men grave,
ove d’amico fido
reca conforto il ragionar soave.

Qui tornano le compagne di Euridice con Aminta.

Ninfa del coro (Ninfa I)

   Dunque è pur ver che scompagnate e sole,
tornate, o donne mie,
senza la scorta di quel vivo Sole?

Aminta

   Sconsolati desir, gioie fugaci,
o speranze fallaci!
E chi creduto havrebbe
in sì breve momento
veder il Sol d’ogni bellezza spento?

Ninfa I

   Bel dì, ch’in sul mattin sì lieto apristi,
deh, com’avanti sera
nube di duol t’adombr’oscura e nera!
O gioie, o risi, o canti
fatti querele e pianti!

Ninfa (Tirsi)

   O voi cotanto alteri
per fior di giovinezza
e voi, che di bellezza
sì chiari pregi havete,
mirate, donne mie, quel che voi sete.

Coro *

(Ninfa I)

1.  Cruda morte, ahi, pur potesti
oscurar sì dolci lampi:
sospirate, aure celesti,
lacrimate, o selve, o campi.

Risposta del coro a 5.

Coro

Risp. Sospirate, aure celesti,
lacrimate, o selve, o campi.

Ninfa del coro (Ninfa I)

2.  Quel bel volt’almo fiorito,
dove amor suo seggio pose,
pur lasciaste scolorito,
senza gigli e senza rose.

Coro

Risp. Sospirate, &c.

Ninfa del coro (Ninfa III)

3.  Fiammeggiar di negre ciglia
ch’ogni stella oscura in prova,
chioma d’or, guancia vermiglia,
contr’a mort’ohimè che giova?

Coro

Risp. Sospirate, &c.

Ninfa del coro (Ninfa I)

4.  S’Appennin nevoso il tergo
spira giel che l’onde affrena,
lieto foco in chiuso albergo
dolce april per noi rimena,

Coro

Risp. Sospirate, &c.

Ninfa del coro (Ninfa III)

5.  Quando a’ rai del Sol cocenti
par ch’il ciel s’infiammi e ‘l mondo,
fresco rio d’onde lucenti
torna il dì lieto e giocondo.

Coro

Risp. Sospirate, &c.

Ninfa del coro (Ninfa I)

6.  Spoglia sì di fiamma e tosco
forte carme empio serpente,
ben si placa in selva o in bosco
fier leon nell’ira ardente.

Coro

Risp. Sospirate, &c.

Due Ninfe e un Pastore del coro (Ninfa I, Ninfa III, Tirsi)

7.  Ben nocchier costante e forte
sa schernir marino sdegno.
Ahi! Fuggir colpo di morte
già non val mortal ingegno.

Coro

Risp. Sospirate, &c.