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Catullo, 43 "Salve nec minimo puella naso"

Catullo: o saeclum infacetum

Una litote in carne e ossa

 

C. Valerius CATULLUS, Carmina, XLIII

Non c’è bisogno di sottolineare che questo carme, dall’aspetto di epigramma, è tutto artificiosamente costruito sulle litoti (negazioni del contrario).

Nel carme 86 Lesbia eccelle sulla bellissima Quinzia in base al concetto platonico della perfezione formale; qui invece il paragone con Lesbia è improponibile, se non per contrasto. Ma il senso del testo si rivela epigrammaticamente nella battuta dell’ultimo verso: la descrizione della brutta puella, pur così unanimemente ammirata dalla gente di provincia, è funzionale alla stroncatura del bel mondo e della sua epoca, che non capisce niente di bellezza perché manca di sapienza/sapore (anfibologia che sarà anche di Orazio) e di humour.

Da questo testo emerge un Catullo più atteggiato a dandy di paese, che impegnato nella sua consueta spietata autoanalisi emotiva e affettiva.

Nota metrica: endecasillabi faleci.

 

Salue nec minimo puella naso
nec bello pede nec nigris ocellis
nec longis digitis nec ore sicco
nec sane nimis elegante lingua,
decoctoris amica Formiani.
ten prouincia narrat esse bellam?
tecum Lesbia nostra comparatur?
o saeclum insapiens et infacetum!

Salve, ragazza,col naso non piccolissimo,
il piede non bello, gli occhetti non neri,
le dita non lunghe, la bocca non asciutta,
la lingua non proprio troppo elegante,
amante del decotto di Formia.
Te la provincia racconta esser graziosa?
Con te la nostra Lesbia è comparata?
O epoca non sapiente e non faceta!

 

 

 Traduzioni contrastive

 

1. Enzo Mandruzzato (1982)

   Salve, ragazza dal naso non piccolo,
dal piede non grazioso, occhi non neri,
dita non lunghe, bocca non ben netta,
conversazione non troppo elegante,
amante di un fallito in quel di Formia.
In provincia ti dicono graziosa?
Vieni paragonata alla mia Lesbia?
Tempi stupidi. Tempi senza spirito.

2. Mario Ramous (1988)

   Buon dio, ragazza, con quel nasone,
quei piedacci, con gli occhi spenti,
quelle dita tozze e la bocca molle,
con quel tuo linguaggio volgare,
proprio te, puttanella di quel fallito
di Formia, dicono bella i provinciali?
e ti paragonano alla mia Lesbia?
O società imbecille e senza gusto.

3. Guido Paduano (1998)

   Salve, ragazza dal naso non piccolo,
dai piedi non belli, dagli occhi non neri,
le dita non affusolate, la bocca
non asciutta, la parlata non elegante,
amica del bancarottiere di Formia!
E i provinciali dicono che sei bella?
Ti confrontano con la mia Lesbia?
Che mondo volgare e stupido!

4. qm (2008)

   Ciao, bambola: nasino mica piccino
gambe mica dritte, occhietti mica accesi,
dita mica snelle, labbra mica strette,
e, poi, boccaccia mica proprio raffinata,
amichetta di quel stracotto del Formiano.
I burinacci ti descrivon te carina?
ti mettono a confronto la mia Lesbia?
Che mondo senza sugo e senza gusto!