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Catullo, 86 "Quintia formosa est"

Catullo: omnibus una surripuit veneres

Non è la somma che fa il totale

 

C. Valerius CATULLUS, Carmina, LXXXVI

In questo carme, che contrappone la bellezza presunta di Quinzia a quella autentica di Lesbia, il tema centrale è la concezione filosofica della perfezione ideale: la forma platonica, espressa nell’etimo dell’aggettivo formosa, che ricorre tre volte, all’inizio di ogni distico, e particolarmente, in perfetto parallelismo, quale predicato poi negato di Quinzia (v. 1), e affermato di Lesbia (v. 5), non come somma di singole proprietà eccellenti, ma come valore complessivo, totalizzante, fisico e spirituale, della persona e della sua personalità.

L’annominazione tra la venustas (v. 3), e le veneres (v. 6), in fine di verso, istituisce un rapporto diretto tra ciò che Quinzia non ha e ciò che Lesbia possiede in altissima misura, poiché l’ha sottratto lei stessa a tutte le altre donne. Ulteriore conferma è nella contrapposizione fra tota (v. 5), di valore complessivo (già negato espressamente a Quinzia: totum illud, v. 3), ribadito da una (v. 6), entrambi predicativi di Lesbia, e il poliptoto omnibus/omnis (omnes) (v. 6), chiaramente distributivo con referente concettuale in tutte le altre donne.

Non è escluso che l’allusione implicata nel quanto meno curioso plurale veneres in fortissima posizione conclusiva rimandi indirettamente alle due Afroditi urania (celeste) e pandemia (popolana) del Simposio di Platone.

Nota metrica: distici elegiaci.

 

Quintia formosa est multis mihi candida longa
    recta est: haec ego sic singula confiteor.

totum illud formosa nego: nam nulla uenustas,
    nulla in tam magno est corpore mica salis.

Lesbia formosa est, quae cum pulcerrima tota est,
    tum omnibus una omnis surripuit ueneres.

Quinzia è perfetta per molti. Per me è candida, lunga,
    diritta: queste cose io così singole [le] riconosco.

Il tutto, ‘perfetta’, [lo] nego: infatti nessuna venustà,
    nessuna briciola di sale c’è in un corpo così grande.

Lesbia è perfetta, [lei] che non solo è bellissima tutta,
    ma a tutte [lei] sola ha sottratto tutte le Veneri.

 

 

 Traduzioni contrastive

 

1. Enzo Mandruzzato (1982)

Per molti Quinzia è «bella». Per me è «splendida». Alta.
    Diritta. Accordo sui particolari.

Sulla sintesi «bella», no. Il fascino manca.
    È un corpo vasto totalmente insipido.

Bella è Lesbia. Perché è bellissima tutta,
    ogni grazia ha rubato a tutte quante.

2. Mario Ramous (1988)

   Per molti Quinzia è bella, per me bianca, dritta,
slanciata. Questi pregi li riconosco,
ma non dirò certo che è bella: non ha grazia,
né un pizzico di sale in quel corpo superbo.
Bella è Lesbia, bellissima tutta fra tutte
a ognuna ha rapito ogni possibile grazia.

3. Guido Paduano (1998)

   Per molti Quinzia è bella, per me è vistosa,
alta, snella: uno per uno glieli riconosco
questi pregi, ma nego il tutto, la bellezza, perché non ha fascino,
in tutto il suo corpo non c’è una scintilla di grazia.
Lesbia è bella – lei che è affascinantissima tutta,
e a tutte quante le donne ha rubato la grazia.

4. qm (2008)

Quinzia è bellezza ideale per molti. Per me è brillante, solenne,
    sottile: virtù che a lei confermo una ad una.

Ma che sia nel tutto un ideale, quello no: non c’è luce divina,
    non un briciolo di humour, in un fisico magnifico.

Lesbia sì che è un ideale: è bellissima nel tutto,
    e in più a ogni donna lei sola ha scippato ogni divino.