tabù per gli scritti
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- Ultima modifica il Venerdì, 24 Settembre 2021 18:36
- Pubblicato Sabato, 27 Settembre 2008 17:55
- Scritto da quomodo
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Premessa
Posto che – come ormai tutti sanno – per me
1) l’errore oggettivo non esiste (tranne in ortografia e forse ai livelli più banali della sintassi);
2) l’errore è semplicemente “ciò che il destinatario percepisce come errore del mittente”;
3) la lingua è un organismo vivente che si evolve, purché nella chiarezza e accettabilità,
ne consegue che nello scritto puoi fare assolutamente tutto quello che vuoi, a condizione che quel che scrivi sia
• corretto = non mi faccia pensare che tu non sai neanche fare la firma con la croce;
• chiaro = non mi crei problemi di comprensione immediata o non mi faccia sentire deficiente o ignorante;
• piacevole = non mi faccia orripilare per la bruttezza, o sganasciare dalle risate per l’idiozia.
firmato: Il Destinatario
Punteggiatura & ortografia |
NO!
• mai separare soggetto o oggetto dal verbo con la virgola o due punti
• non usare virgolette (o una parola è giusta, e lo è anche senza; o è sbagliata, e non diventa giusta perché ce le hai messe); “virgolette” soltanto alle citazioni e ai titoli secondari; sottolineature alle parole strane o straniere e ai titoli principali
• non usare punti esclamativi e interrogativi (retorica da strapazzo)
• non usare parentesi e frasi parentetiche: meno ce n’è, meglio è (il ragionamento deve essere il più possibile esplicito e collegato)
• non usare de / ne + un titolo (“de Il Giornale; ne I promessi sposi”: le preposizioni “disarticolate” non esistono!)
• non usare parole TUTTO MAIUSCOLO (sembra che stai GRIDANDO! e vale anche per le e-mail)
• non usare ed, od, ad con la -d eufonica, se segue una vocale diversa da quella che precede
SÌ!
• puntini sulle i (ebbene sì, io voglio i puntini su tutte le i – tranne le maiuscole!)
• -è (acc. grave, pronuncia aperta) = verbo essere e parole italiane di derivazione straniera (caffè. Mosè);
-é (acc. acuto, pronuncia chiusa) = tutte le altre (è utile saperlo, almeno per quando non c’è il correttore automatico)
• per tutte le altre vocali va bene l’accento grave (basta guardare qualunque tastiera)
• attenzione: dà/da; dì/di; là/la; lì/li; né/ne; sé/se (monosillabi confondibili)
• sì (avverbio affermativo) si (pronome personale atono) scrive con l’accento (anche se sui media non si usa più)
• attenzione: do; so, sa; sto, sta; su; fa (non sono confondibili con niente, quindi niente accento)
• attenzione: da’=da(i)!; fa’=fa(i)!; sta’=sta(i)!; di’=di(ci)!; e anche po’=po(co).
• virgola sempre prima di un’avversativa (ma, però...)
• virgola all’inizio e alla fine di una dipendente, soprattutto esplicita (finale, causale, temporale, concessiva, ...)
• virgola prima di una relativa estensiva (“gli studenti, che sanno il latino, ...” = lo sanno tutti),
ma non prima di una relativa intensiva (“gli studenti che sanno il latino, ...” = solo quelli che lo sanno, non gli altri)
• due punti prima di infatti (prima, mica dopo!) o di una frase che introduce una spiegazione, o una dimostrazione, o un esempio di quanto detto in precedenza
• il corsivo (sottolineato nel manoscritto) va limitato agli usi metalinguistici:
1) per i titoli di libri e opere in genere (distingue per es. Inferno poema da inferno luogo; Amleto tragedia da Amleto personaggio; Il Giornale testata da il giornale nome comune);
2) per le parole in lingue diverse da quella del testo, dialettali, gergali;
3) per le menzioni metalinguistiche (il tavolo ha 4 gambe; il tavolo ha 6 lettere);
4) per le citazioni di testi altrui
• le virgolette possono sostituire il corsivo nei casi precedenti; sono obbligatorie quando si tratta di più di 2-3 parole (servono a indicare con precisione dove comincia e dove finisce il testo identificato)
• andare a capo a ogni articolazione del ragionamento (es. quando si cambia l’oggetto, o la proprietà analizzata), non ad ogni frase!
Sintassi & connessioni |
NO!
• pronome anaforico (questo, quello, ciò, esso, essa, egli, ...) con referente più lontano delle ultime due righe
• stessa parola (specie un anaforico) con significati (o referenti) diversi nella stessa frase (fai una bella cosa: abituati a usare i pronomi il meno possibile: copiando in bella, elimina o sostituisci sistematicamente quelli che hai messo in brutta)
• due o più avversative nella stessa frase (ma..., però..., tuttavia...: non ci può essere più di un contrario per volta)
• cambiare improvvisamente soggetto senza esplicitare il soggetto nuovo
• implicita (infinito, gerundio, participio) con soggetto diverso dalla sua reggente
• gerundio non strettamente necessario (un gerundio non è mai strettamente necessario! - tranne nella perifrastica con stare)
• dipendenti a grappolo (= due o più proposizioni o complementi dello stesso tipo, subordinati uno all’altro)
• ellissi (= esporre un’idea o un ragionamento, saltando degli elementi o dei passaggi)
• referente mentale (= avere in testa un concetto, e pretendere che il lettore lo capisca senza esplicitarglielo)
• le proposizioni relative in italiano devono avere l’antecedente (guai al referente lontano o alle prolessi) e essere subordinate (guai ai nessi relativi)
ACHTUNG!
• infatti, effettivamente (e simili): introducono informazioni a conferma o integrazione dell’affermazione precedente (vanno preceduti da due punti)
• quindi, dunque: introducono la conclusione o conseguenza logica del ragionamento
• ((P → Q) Λ P) → Q = modus ponens; ((P → Q) Λ ¬Q) → ¬P = modus tollens; tutto il resto è fallacia (vedi sillogismo condizionale)
• ex falso quodlibet = da una premessa falsa (o scorretta), qualunque conclusione è vera (tutto e il contrario di tutto), quindi il ragionamento è perfettamente inutile
• rasoio di Occam = entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem (se puoi dire la stessa cosa con 3 o con 2 parole, è meglio che la dici con 2; se ci sono più parole per dire la stessa cosa, la parola più breve è meglio di quella più lunga)
• c’è sempre un ordine nelle cose (se sei aristotelico), o nel pensiero (se sei platonico), ma comunque per la comunicazione linguistica non fa differenza, visto che è una cosa che esprime un pensiero sulle cose o sui pensieri: questo ordine deve essere rispettato e deve emergere nella tua esposizione (per lo meno il destinatario se lo aspetta: spazio, tempo, causa, relazione, ...): attenzione a non invertire i nessi (effetto prima della causa; conseguente prima dell'antecedente; vedi hysteron-proteron)
Lessico & locuzioni |
NO!
• prima persona singolare (embè, e chi sarai mai! - da evitare possibilmente la funzione emotiva in un testo referenziale)
• seconda persona singolare (cosa c'entro io? - da evitare totalmente la funzione conativa in un testo referenziale)
• peggio ancora passare improvvisamente dalla prima alla seconda o alla terza persona: ricordarsi che la prima persona è emotiva, la seconda conativa, la terza referenziale (vedi le funzioni nella teoria della comunicazione)
• mi piace / non mi piace; sono d’accordo / non sono d’accordo (detto tra noi: e chi se ne importa!? specie se hai la faccia tosta di dire “sono d’accordo con Dante... non sono d’accordo con Platone...”)
• concludendo (alla fine si conclude: ovvio - son mica scemo; e allora perché non iniziando o continuando?); evitare anche premesso quando sei già a metà del testo
• io, tu, lui personalmente (perché, si può anche impersonalmente o per conto terzi?)
• espressioni in burocratese (“detto, suddetto, giuddetto, succitato, sunnotato, summenzionato, soprascritto, ...”)
• quest’ultimo: specie se non è in un elenco di almeno tre (che fresconata è l’ultimo di due! o peggio di uno solo!?)
• grazie a...: prego! (specie se la causa non è positiva)
• riguardo il...: NO! si dice “riguardo al...”
• oggigiorno, spesse volte, solo ed esclusivamente, spesso e volentieri, entro e non oltre (espressioni orrorose); brutto foneticamente approcciarsi
• insopportabile (grrrr!) la perifrastica, degna di imbonitori di piazza e video cuochi, andare a + infinito, quando per fare quel che dice l'infinito non devi spostarti da dove ti trovi
• in fondo, in quanto, al di là: si scrivono separati (tranne che all’inferno)
• un qualcosa: hai mai visto due o tre qualcosa!? (si dice qualcosa, e basta: ed è maschile, non femminile)
• rimandi bibliografici alla traccia dentro nel tema (son mica scemo: la traccia l’ho data io!)
• tautologie (es.: “la vita è la vita”) e pleonasmi (es.: “commedie teatrali”, “possibilità di poter”) non strettamente richiesti dallo stile del testo
• proverbi, luoghi comuni, modi di dire senza significato (chi parla banale si presenta come una persona banale)
• definizioni da vocabolario (zeppe: si capisce subito che servono solo a riempire il vuoto di idee)
• citazioni più lunghe di 2-3 righe (che vanno comunque virgolettate)
• in verità, la vera verità è...: sarai mica il maestro della verità?!
• espressioni apodittiche e spocchiose (“sempre, mai, tutto, niente, certamente, ovviamente, assolutamente, definitivamente, senza ombra di dubbio, ...”): ti immagini che figura ci fai, se ti stai sbagliando!? e ricorda che affatto è affermativo, quindi per negare ci vuole la negazione “nient'affatto”
• mimare il parlato in testi dove non è richiesto dallo stile (“boh, bah, beh, bih, buh, ...”)
• puntini di sospensione, eccetera, formule per dire che c’è altro da dire (ovvio che c’è sempre altro da dire, oltre a quel che hai detto!)
• formule per dire che qualcosa l’hai già detto prima (“come dicevo sopra...”; chi legge pensa: “e allora che me lo ridici a fare? son mica scemo!”)
• citare non equivale a dire: significa riportare parole di altri (se scrivi parole tue, non stai citando!)