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Ungaretti, “I fiumi”

Ungaretti: la vita... una corolla di tenebre

 

Giuseppe UNGARETTI (1888-1970)

da L’allegria (1914-1919)

 

Ungaretti scrive nel 1963: «Questa è [...] la poesia dove so finalmente in un modo preciso che sono un lucchese, e che sono anche un uomo sorto ai limiti del deserto e lungo il Nilo. E so che se non ci fosse stata Parigi, non avrei avuto parola; e so anche che se non ci fosse stato l'Isonzo non avrei avuto parola originale» (cfr. Diacono, 1974, p. 815).

Anche questo componimento, fortemente autobiografico, risale al periodo in cui sta combattendo al fronte e, mentre guarda l'Isonzo che scorre in prossimità dell'accampamento, rivede in esso i fiumi che hanno segnato le varie stagioni della sua vita: il Serchio, il Nilo di Alessandria d'Egitto, la Senna di Parigi. Ognuno dei quattro fiumi rappresenta un momento della vita del poeta: l'Isonzo è il fiume del presente e della guerra; il Serchio, presso la terra natale dei suoi genitori, è il fiume del passato più remoto; il Nilo è il fiume della sua infanzia; la Senna è infine il passato recente della sua adolescenza e della sua formazione culturale. Il poeta così fa una breve ricapitolazione della sua storia di nomade (cfr. De Agostini, 2011, p. 112).

La poesia si apre e si chiude con immagini vegetali, l'albero mutilato (v. 1) e il fiore con una corolla di tenebre (vv. 68-69), che rappresentano il mondo violento e contro natura della guerra. Nel v. 1 compare immediatamente l'immagine di un albero mutilato, il termine richiama implicitamente anche le mutilazioni subite dai soldati. Abbandonati i panni sudici di guerra (vv. 22-23), l'Isonzo diventa un'urna d'acqua, dove, immergendosi, il poeta giunge fino al riconoscimento di se stesso, in un contatto con la natura (cfr. Grana, 1988, p. 90). Ci sono tre prevalenti scenari all'interno della poesia: il notturno lunare della prima strofa, il paesaggio mattutino della seconda e una notte più misteriosa e nostalgica nel finale.

Anche se l'immagine del fiume è di per sé un tópos dello scorrere del tempo, qui essa funziona anche come luogo vissuto. Lo sprofondare nel ricordo viene descritta proprio in termini di una metamorfosi corporea tramite una serie di similitudini: passa dal sentirsi una reliquia, poi un acrobata, un beduino e infine una fibra. Nel v. 11 compare la prima similitudine, in cui Ungaretti definisce la propria persona che si immerge nell'acqua come reliquia, ovvero un frammento prezioso che sopravvive alla sua perduta identità, e sottolinea la dimensione quasi mistica del ritrovato rapporto di intimità con la natura. Invece nel v. 19 il poeta, mentre cammina sul letto sassoso del fiume, paragona i suoi movimenti precari a un acrobata e questa immagine si ricollega al circo nominato nel verso 4 della prima strofa. Infine la similitudine del beduino viene spiegata da Ungaretti nelle note scritte per l'Allegria: i credenti della religione islamica accompagnano la preghiera con molti inchini come per accogliere un ospite, allo stesso modo il poeta si inchina per ricevere il sole (cfr. Anselmi e Fenocchio, 2004, p. 379).

Schema metrico: versi liberi in quindici strofe di lunghezza diseguale.

 

  I FIUMI
  Cotici il 16 agosto 1916




5

Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna


10

Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato



15

L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso





20

Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua





25

Mi sono accoccolato
vicino al miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole




30

Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo




35

Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia





40

Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità

 

Ho ripassato
le epoche
della mia vita

45

Questi sono
i miei fiumi




50

Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre




55

Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure




60

Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto

 

Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo



65

Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre

 

 Per approfondire

• Ungaretti, "I fiumi": testo e parafrasi = da Oilproject (scheda)
"I fiumi" di Ungaretti: commento e analisi del testo = da Oilproject (videolezione)
Analisi del testo: "I fiumi" di Giuseppe Ungaretti = da FfareLetteratura (scheda)