Saba, "La capra"
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- Categoria: Programma di 5ª
- Ultima modifica il Giovedì, 22 Maggio 2014 18:11
- Pubblicato Martedì, 20 Maggio 2014 13:09
- Scritto da Di Bartolomeo-Staurenghi
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Saba:
Umberto SABA (1883-1957)
da Canzoniere, “Casa e campagna” (1909-10)
La poesia presenta diverse figure retoriche come gli enjambement, l’inversione del complemento oggetto (v. 9) con il verbo che sottolinea il dolore dei viventi, le anadiplosi belava/ quell’uguale belato; capra solitaria/ In una capra, la personificazione dell’uomo nella capra viso semita, le anafore ogni…ogni e era…era (cfr. ANSELMI-FENOCCHIO, 2007, pp. 334).
La prima strofa inizia con l’immagine del poeta che parla con una capra, azione inusuale, ma che grazie all'immediatezza e alla semplicità con cui è presentata appare ovvia. Tale apertura illude il lettore ad un proseguimento favolistico o poesia burlesca. Nella prima parte la condizione della capra, che bela ed appare triste e sola, è sottolineata dai participi passati legata, bagnata (vv.2-3; cfr. ANSELMI-FENOCCHIO, 2007, pp. 332-333).
Al belato, che nella seconda strofa aumenta ed diventa sempre più imponente, il poeta risponde inizialmente per celia, cioè per scherzo, mentre poi si rende conto di come sia lui che la capra siano condannati al male di vivere. La capra attraverso il belato esprime il suo dolore, la sua sofferenza che Saba riconosce simile a quella da lui provata (cfr. RAIMONDI, 1978, p. 118). L’uguaglianza che il poeta percepisce con l’animale fa seguire un dialogo immaginario tra essi, entrambi fratelli immersi in un’uguale realtà (belato fraterno, v. 5).
Il cambiamento del rapporto tra la capra e poeta che s’evolve diventando sempre più stretto lo si percepisce dall’uso di due diversi pronomi quell’ (v.5) e questa (v.9) riferiti al belato (cfr. PAZZAGLIA, 1979, p. 1371).
Nella terza strofa la figura dell'animale diventa allegoria che si fonda sul carattere estetico e visivo della tradizione ebraica (la barbetta tipica degli ebrei). Nella capra può identificarsi il poeta stesso trasformando il dialogo in monologo dell’io poeta. Nella parte finale della terza strofa Saba gioca su un parallelismo tra la vita e il male rimarcato dall’anafora ogni male/ogni altra vita. Nella poesia compaiono collegamenti con Leopardi: tra vita e male nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia ed il gioco dato dai pronomi quell’ e questa (cfr. RAIMONDI, 1978, p. 118) nella poesia L’infinito.
Nota metrica: tre strofe di settenari ed endecasillabi legati fra loro da assonanze e rime disposte liberamente; il v. 13 è un quinario.
LA CAPRA | |
Ho parlato a una capra. |
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5 10 |
Quell’uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. |
In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. |
Per approfondire |
• "La capra" di Umberto Saba: analisi e commento = da Oilproject (scheda)
• Saba, "La capra": parafrasi del testo = da Oilproject (scheda)
• “La capra” di Umberto Saba = da LetteraTu.it (scheda)
• “La capra” di Umberto Saba = da Parafrasando (scheda)