Top menu

2012_tre-alberi_w.jpg2009_mantovainrosso_w.jpg2010_temporale_w.jpg2009_sorgere_w.jpg2012_nebbia-su-mantova_w.jpg2009_stagno_w.jpg2008_acquitrino_w.jpg2009_tramonto_w.jpg2011_forza-del-vento_w.jpg2011_marina_w.jpg2012_campo-papaveri_w.jpg2011_schiumadonda_w.jpg2011_cespuglio_w.jpg2009_incendio_w.jpg2011_paes-invernale-1_w.jpg2012_squarcio-di-luce_w.jpg2011_paes-invernale-2_w.jpg2007_grandepino_w.jpg2010_steppa_w.jpg2008_controlucemn_w.jpg2009_toscanasera_w.jpg2008_oltreorizzonte_w.jpg2011_settembre_w.jpg2009_tramonto2_w.jpg2009_sottobosco_w.jpg

Schiller, Poesia reale e ideale

Schiller: poesia del reale e dell’ideale

*

 

Johann Christoph Friederich von Schiller (1759-1805)
da Sulla poesia ingenua e sentimentale (1795)

 

Al poeta ingenuo la natura ha concesso il favore di operare sempre come un’unità indivisa, di essere in ogni istante una totalità autonoma compiuta e di rappresentare nella realtà l’umanità nel suo pieno valore. Al poeta sentimentale ha conferito la forza o, per meglio dire, ha impresso in lui il vivo impulso di ristabilire quell’unità che fu in lui distrutta dall’astrazione, rendendo in tal modo perfetta l’umanità e innalzandosi da uno stato limitato a uno infinito. Ma è compito comune ad entrambi i poeti conferire alla natura umana la sua piena espressione, senza la qual cosa non potrebbero affatto chiamarsi poeti. L’ingenuo sarà tuttavia sempre superiore al sentimentale nel possesso della realtà sensibile, poiché rappresenta come realtà ciò che l’altro aspira soltanto a raggiungere. Ed è questo ciò che ogni uomo prova in se stesso se si contempla nel momento in cui prova diletto per la poesia ingenua. Allora egli sente attive tutte le forze della sua umanità, non ha bisogno di nulla, è una totalità in se stesso; senza operare alcuna distinzione nel suo sentimento, gode per la sua attività spirituale come per la sua vita sensibile. Totalmente diverso è lo stato d’animo in cui lo pone il poeta sentimentale. Qui prova soltanto un vivo impulso a creare in sé quell’armonia che là sentiva realmente, a trasformare se stesso in totalità, a innalzare in se stesso l’umanità verso un’espressione compiuta. Per questo motivo l’animo è qui in movimento, è teso, oscilla tra sentimenti contrastanti, mentre invece là è sereno, pacificato, calmo e concorde.

Ma se il poeta ingenuo supera il sentimentale per quanto riguarda la realtà, portando ad esistenza reale ciò per cui l’altro può risvegliare soltanto un vivo desiderio, il sentimentale è di gran lunga superiore all’ingenuo nella sua capacità di donare al desiderio un oggetto piú grande di quello che il poeta ingenuo ha dato e poteva dare. Ogni realtà, lo sappiamo, è inferiore all’ideale; ogni cosa che esiste ha dei limiti, mentre il pensiero è privo di limiti. Di questa limitazione cui è sottoposta ogni cosa sensibile soffre anche il poeta ingenuo, mentre, al contrario, al sentimentale è concessa l’assoluta libertà della facoltà di concepire idee. Il primo assolve dunque a suo compito, ma il compito stesso è qualcosa di limitato; il secondo non lo assolve mai totalmente, è vero, ma il suo è un compito infinito. Anche in questo ognuno può essere ammaestrato dalla propria esperienza. Dal poeta ingenuo si è sospinti con facilità e piacere verso la viva realtà del presente; il poeta sentimentale susciterà sempre in noi, per alcuni istanti, un contrasto con la vita reale. L’infinito dell’idea dilata infatti il nostro animo oltre i suoi naturali confini, e nulla di ciò che esiste lo può compiutamente appagare.

 

[trad. di E. Franzini e W. Scotti, SE, Milano 1986]