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Chateaubriand, Cristianesimo e poesia

Chateaubriand: il cristianesimo e la poesia

Lo spirito tra religione e poesia

 

François René de CHATEAUBRIAND (1768-1848)

da Il Genio del Cristianesimo (1805)

 

Questo è il meraviglioso che si può trarre dai nostri santi senza parlare delle diverse storie della loro vita. Si scoprono poi nella gerarchia degli angeli, dottrina antica come il mondo, mille quadri per il poeta. Ma soltanto i messaggeri dell’Altissimo portano i suoi decreti da un capo all’altro dell’universo; non solo essi sono gli invisibili custodi degli uomini o prendono le forme piú gradevoli per manifestarsi ad essi, ma ancora la religione ci permette di porre degli angeli a protettori della bella natura e dei sentimenti virtuosi. Quale truppa innumerevole di divinità viene immediatamente a popolare i mondi!

Presso i greci, il cielo terminava in cima all’Olimpo, e i loro dei non andavano piú in alto dei vapori della terra. Il meraviglioso cristiano, d’accordo con la ragione, le scienze e l’espansione della nostra anima, affonda di mondo in mondo, di universo in universo, in spazi in cui l’immaginazione smarrita rabbrividisce e indietreggia. Invano i telescopi ispezionano tutti gli angoli del cielo, invano inseguono la cometa al di là del nostro sistema; là dove sfugge ad essi, non sfugge all’Arcangelo che la avvolge al suo polo ignoto e, nel secolo stabilito, la ricondurrà per strade misteriose sino al focolare del nostro sole. Il prete cristiano è il solo iniziato ai segreti di queste meraviglie. Da globi a globi, da soli a soli, con i serafini, i troni, gli ardori che governano i mondi, l’immaginazione stanca finalmente ridiscende a terra come un fiume che in magnifica cascata spande le sue acque d’oro dinanzi ad un radioso tramonto. Dalla grandezza si passa allora alla dolcezza delle immagini: sotto l’ombra delle foreste si attraversa l’impero dell’Angelo della solitudine; al chiarore lunare si trova il Genio dei sogni del cuore e i suoi sospiri si sentono nei fremiti dei boschi e nei lamenti di Filomela. Le rose dell’aurora sono la capigliatura dell’Angelo del mattino. L’Angelo della notte dorme in mezzo ai cieli, e assomiglia alla luna addormentata su una nuvola: i suoi occhi sono ricoperti da una fascia di stelle, i suoi talloni e la sua fronte sono un po’ arrossati dalla porpora dell’aurora e del crepuscolo; lo precede l’Angelo del silenzio e lo segue quello del mistero. Non diciamo ingiurie ai poeti che vedono l’Angelo dei mari, l’Angelo delle tempeste, l’Angelo del tempo, l’Angelo della morte, come geni sgraditi alle muse. È l’Angelo dei santi amori che dona alle vergini uno sguardo celeste, ed è l’Angelo delle armonie che dona loro le grazie. L’uomo onesto deve il suo cuore all’Angelo della virtú, e le sue labbra a quello della persuasione. Nulla vieta di accordare a questi spiriti benefici dei segni distintivi dei loro poteri e dei loro compiti: l’Angelo dell’amicizia, per esempio, potrebbe portare una sciarpa meravigliosa in cui si vedrebbero fuse in un divino ricamo le consolazioni dell’anima, le devozioni sublimi, le segrete parole del cuore, le gioie innocenti, i casti baci, la religione, l’incanto delle tombe e la speranza immortale.