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sermocinatio

Nel caso del distacco di chi parla o scrive da se stesso (aversio dal locutore), si ha la sermocinàtio quando il parlante/scrivente introduce a parlare un’altra o più altre persone, riportandone le parole in forma di discorso diretto. Le forme codificate dalla retorica classica sono:

1) forme senza dialogo:
mimesis (imitatio): è il discorso diretto di una persona singola, senza interlocuzione con altri
etopea (etopoiía): è l’imitazione e riproduzione di caratteristiche, atteggiamenti, gusti, nell’oratoria anche tono di voce e tic, della persona di cui si riportano le parole.

2) forme di dialogo con sé o con altri:
dialogismo (pseudo-dialogo): riproduce il monologo o la riflessione interiore di un’altra persona o propri, con interrogazioni dubitative che il soggetto rivolge a se stesso (che dire? che fare?); oppure finge un dialogo tra due o più persone, con domanda e risposta
percontatio (exquisitio): il parlante/scrivente finge di dialogare coll’interlocutore o col pubblico: rivolge finte domande che contengono osservazioni e idee dell’avversario, e dà risposte (subiectio, responsio), che normalmente sono obiezioni e/o confutazioni di tali idee (tipica forma dello stile epistolare di Seneca). Una sua versione particolare nella poesia è il dialogo del poeta con la Musa.

 


Esempi

• mimesis: Mi fanno morire, giudici, queste parole di Milone...: «Stiano bene, dice, i miei concittadini, siano lontani dai pericoli, siano floridi, siano felici!» (Cicerone)

etopea: Come diceva sempre mio nonno milanese: «ofeleer fa’ ‘l tò mesteer»

dialogismo: Che cosa dovrei fare? parto o resto?

percontatio: Servi sunt? immo homines; servi sunt? immo conservi (Seneca)