anfibologia
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- Categoria: Retorica
- Ultima modifica il Mercoledì, 20 Febbraio 2013 17:19
- Pubblicato Sabato, 20 Settembre 2008 17:17
- Scritto da quomodo
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L’anfibologìa (doppio senso) è un enunciato ambiguo, interpretabile in due o più modi diversi. Si può avere anfibologia morfologica, sintattica (che di solito è un errore grave), o più frequentemente semantica.
In poesia l’anfibologia ha un ruolo importante per valorizzare la polisemìa (pluralità di significati) del testo; ma in prosa, specie nei testi referenziali, è bene aver cura di evitarla sempre, per non mettere in confusione il destinatario.
Esempi
• anfibologia morfologica: dum loquimur fugerit inuida aetas (Orazio): futuro anteriore o perfetto congiuntivo?
• anfibologia sintattica: il cane del vicino che corre: anfibologia del referente: chi corre, il cane o il vicino?
• lo passo | che non lasciò già mai personaviva (Dante): anfibologica qui è anzitutto la funzione sintattica di viva, che può essere attributivo o predicativo di persona; di conseguenza risulta anfibologica anche la funzione di che, accusativo nel primo caso (= “nessuna persona viva lasciò mai il quale”), nominativo nel secondo (= “il quale non lasciò mai viva persona”)
• ibis redibis non morieris in bello: anfibologia della negazione.
• anfibologia semantica: saluto/salute, che in Dante significa saluto, ma anche benessere psicofisico, ma anche salvezza spirituale
• mezzo minuto di raccoglimento, nel senso di ‘cucchiaino’ (dove le anfibologie sono ben tre)
• i, Vitelli, dei Romani sono belli: anfibologia interlinguistica, tra latino e italiano
• age primum et septimum de quatuor (Eco): anfibologia tra livello referenziale e livello metalinguistico (= non quattro cose, ma la parola ‘quatuor’).