Correzioncine di temini

Categoria: a.s. 2010-11
Ultima modifica il Domenica, 22 Settembre 2013 20:05
Pubblicato Mercoledì, 22 Settembre 2010 02:00
Scritto da quomodo
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Cominciamo con le correzioni dei temini.

• attenti ai referenti incongrui (ossia ai riferimenti imprecisi e ambigui a termini delle frasi precedenti).
Un esempio: «i sondaggi dicono che la gente afferma di essere felice. Forse per paura o per ignoranza»: quale delle due frasi precedenti è spiegata con la paura o l’ignoranza? i sondaggi che dicono? o la gente che afferma? ovviamente occorreva precisarlo meglio, e non lasciarlo alla decisione del lettore.

Per quanto riguarda la citazione delle fonti (uffa!)
• nel saggio breve basta il COGNOME (o nome e cognome) dell’autore, virgola, “traccia n. X” (o “tr. X”): questo perché tanto i dati dettagliati del riferimento di solito ci sono tutti nella fotocopia, e non li hai trovati tu con le tue sole forze (come sembreresti far credere se invece li scrivi tutti quanti!).

• e per favore, mi fate il piacere personale di mettere il numero della traccia vicino al nome dell’autore, invece che in qualunque parte del foglio purché quando leggi il nome non vedi il numero della traccia, e quando leggi il numero della traccia non vedi il nome dell’autore?!

• il fatto che la traccia venga da un giornale, non implica di per sé che sia scritta da un giornalista: in effetti, quando si è in presenza di una recensione (di un libro, una conferenza, un film, un sito, ...), o di una intervista, allora il giornalista (o pubblicista) è colui che stende la recensione o pone le domande, mentre gli argomenti sono di paternità dell’autore del libro (conferenza, film, sito, ...) o di colui che risponde alle domande.
Quindi non chiamateli tutti giornalisti, a meno che non siate sicuri che lo sono (anche i giornalisti ovviamente possono scrivere libri, fare conferenze o essere intervistati).

• spesso trovo nei vostri testi delle espressioni ridondanti (ossia con più parole del minimo necessario per capire cosa stai dicendo): in realtà, la comprensibilità di una frase non aumenta col numero di parole di cui è composta, ma dipende dal rapporto tra il numero delle cose che vuoi dire e il numero delle parole giuste con cui le dici.
Quindi rivedere sempre certe espressioni, cercando di ridurle il più possibile (senza violentare la sintassi, naturalmente): es. «l’unica cosa che conta è quella di ...» può benissimo stare senza “quella”.

• per le virgolette annidate (ossia dentro altre virgolette) si usa il seguente criterio: le caporali (« ») vanno all’esterno, le inglesi (“ ”) (o gli apici) all’interno; così: «assecondata dal “misconoscimento” della nostra vera essenza» (e ciò, qualunque sia il tipo di virgolette che trovate nella traccia, nella quale ovviamente non saranno annidate).

• a proposito: ho notato che qualcuno non ha capito cosa significa la frase di Epitteto, la quale riguarda non “da dove viene” oggettivamente l’infelicità, bensì “a chi o cosa noi attribuiamo” la nostra; ovviamente secondo il filosofo greco l’infelicità va attribuita molto al destino (come sa il sapiente), pochissimo a noi stessi (come pensa il mezzo sapiente), zero agli altri (come crede il non-sapiente). Capito adesso?