Temi corretti 5

Categoria: a.s. 2009-10
Ultima modifica il Giovedì, 26 Settembre 2013 11:02
Pubblicato Lunedì, 10 Maggio 2010 01:00
Scritto da quomodo
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• una frase che contiene una serie di superficialità e imprecisioni:
«Nel corso degli anni si è passati da un mondo in cui era la natura a dominare sull’uomo a una realtà in cui la società distrugge ciò che Dio ha creato per realizzare i propri scopi».
Scommetto che una imprecisione (anfibologia) l’avete notata da soli: la finale “per realizzare...” è in posizione ambigua, perché sembra determinare “ciò che Dio ha creato”, mentre determina “la società distrugge” (in realtà, bastava metterla prima di “distrugge”).
L’altra superficialità è la doppia preposizione “a” con funzione sintattica differente (“a dominare... a una realtà...”): evitare accuratamente di usare nella stessa frase la stessa struttura sintattica con due funzioni diverse.
Un’ultima banalità è esordire con “gli anni”, quando evidentemente si tratta di epoche ben più lunghe: secoli e millenni, se non di più.

• attenti agli anacronismi (= errori di confusione di tempi ed epoche storiche): non si può affermare impunemente che van Gogh rappresenta un’epoca remotissima della civiltà umana, la quale è stata superata dal pensiero di Rousseau, per la semplicissima e indiscutibile ragione che van Gogh è vissuto oltre un secolo dopo Rousseau. Chi fa di queste confusioni, dà un’idea molto precisa della sua totale (e colpevole) ignoranza della successione temporale della storia!

• adesso forse voi non ci crederete, ma per puro gusto statistico voglio riportarvi qui di seguito gli incipit di alcuni vostri temi di tipologia B1, in ordine sparso (ovviamente senza segnalare il nome di nessuno):
«Nel corso degli anni si è passati da un mondo in cui...» (vedi sopra)
«Il rapporto tra la natura e l’uomo, con il passare degli anni, si è deteriorato fino a diventare...»
«Fin dai suoi primordi l’uomo ha dovuto... interagire con la natura»
«Da sempre l’uomo ha vissuto rapporti altalenanti con la natura»
«Nel corso della storia l’uomo ha spesso cambiato la propria visione della natura...»
«L’uomo, dalla preistoria ai giorni nostri, ha cambiato completamente il proprio rapporto con la natura»
Ogni commento è superfluo (ma l’originalità non era il vostro mito, da realizzare anche a costo di uccidere chiunque ardisse intromettersi per impedirvelo?!)

• ennesimo esempio della dislogica del giardino: «Il colore è stato applicato sulla tela con rabbia, in modo abbondante e tridimensionale. La natura si configura quindi come specchio dei sentimenti dell’artista...»: scommetto che non vi è chi non capisca che il passaggio dal primo al secondo concetto è tutt’altro che immediato, ma occorrerebbe almeno un terzo passaggio concettuale per accompagnare il lettore a vedere chiaramente la connessione tra il primo e il secondo.

• posso chiedervi di smetterla una buona volta e per sempre di usare la parola opera? non c’è una volta una che la usiate a proposito: quindi abolitela dal vostro vocabolario, per favore, vi scongiuro (per voi, mica per me!)

• esemplare di titolo manifestamente ingannevole: «La natura tra preistoria e giorni nostri» fa credere che il tema sia di carattere naturalistico, etologico o darviniano, o qualcos’altro del genere, piuttosto che sulla concezione del rapporto uomo-natura nella poesia e nell’arte, come invece è.

• un’altra cosettina da evitare scrupolosamente sono le frasi nominali, ossia prive del verbo principale: non è che non si possano fare in assoluto, ovviamente; ma come tutte le cose delicate e pericolose, occorre saperle maneggiare bene per non farsi troppo male (ricordate la metafora del coltello in mano ai bambini!)

• esempio esemplare di inutile anacoluto: «... la preistoria, nella quale, quando avvenivano calamità naturali, ... intimorivano l’uomo»: il soggetto della temporale (“calamità naturali”) va ripreso nella relativa (qui in realtà bastava togliere il “quando”).
Aggiungo una noticina a margine per la bruttina allitterazione “quale quando”.

• un’idea curiosa, che stranamente ritorna più volte nei vostri elaborati (stavo per dire “nelle vostre opere”!), è che «gli uomini primitivi consideravano gli eventi naturali come punizioni divine delle loro colpe». A parte il fatto che la religione in cui si immaginano gli dèi [faccio notare l’accento, per distinguerlo dalla preposizione articolata omografa] è una acquisizione piuttosto tardiva della civiltà, mi domando perché mai vi ostiniate a considerare eventi naturali solo terremoti, tornado e tzunami, e non invece anche il crescere delle piante e dei fiorellini, lo sciogliersi delle nevi a primavera, lo splendere del sole... Questi, secondo voi, l’uomo primitivo li considerava frutto di cosa? non erano anche questi per lui dei doni superiori? e gran parte dei riti non erano forse celebrati per ottenere dei favori riconoscenti dalla natura?

• «le influenze principali del nuovo modo di dipingere erano stati gli inglesi ...» le influenze per me non sono “le” persone, ma se mai sono “delle” persone (genitivo soggettivo).