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Se fa da sé, fa per tre

Siamo in 4ª (o magari anche in 5ª), e purtroppo ci sono ancora svariate persone che fanno a botte con l’ortografia dell’italiano, benché la nostra sia una delle lingue moderne che dovrebbero creare meno problemi, scrivendosi praticamente come si legge, tranne pochissime e facili eccezioni (ortografia trasparente, a differenza di quelle profonde del francese o dell’inglese, che sono in gran parte etimologiche).

In realtà l’ortografia (e entro certi limiti anche la sintassi) funziona sostanzialmente come un riflesso condizionato: per dominarla davvero non ci devi pensare, mentre se ci devi pensare, e solo se ci pensi scrivi correttamente, allora significa che non la domini.

Come tutti i riflessi condizionati, si acquisisce ripetendo infinite volte le medesime operazioni meccaniche, finché il cervello ha assimilato e automatizzato le procedure. Ecco perché non so trovare altra soluzione al difetto di ortografia, se non una sola:
• riscrivere almeno 40/50 volte in forma corretta le frasi in cui hai commesso errori ortografici.

Per certi tipi di errori ricorrenti, in cui si confondono monosillabi accentati e non accentati, può servire anche ricopiare almeno 100 volte semplici frasette in cui siano contenuti entrambi i monosillabi incriminati: ad esempio (ma altri esempi li puoi inventare tu stesso)
• «sì si scrive con l’accento»
• «se fa da , fa per tre»
• «da te non si il »
• «non ne voglio di uno dell’altro»
• «non ce n’è né di qua di là»
• «non c’è né lui lei»

A scanso di equivoci, ogni tanto dare un’occhiata ai famosi e imprescindibili “tabù” per gli scritti di italiano.